Prima ha visto Viktor Orban e Mateusz Morawiecki, poi ha convocato il Consiglio federale per comunicare- tra le altre cose – quale sarà la linea tenuta dal partito in Europa. Tutte tappe che magari erano già in agenda. Ma è difficile non interpretare le mosse di Matteo Salvini come una risposta a Giancarlo Giorgetti. Martedì, mentre il segretario incontrava Jair Bolsonaro, erano state diffuse le dichiarazioni del ministro leghista contenuto nell’ultimo libro di Bruno Vespa. Virgolettati che hanno provocato polemica soprattutto per il “semipresidenzialismo de facto” che si creerebbe in caso di elezione di Mario Draghi al Colle. Ma che in via Bellerio hanno fatto rumore soprattutto per le critiche al segretario: “La svolta europeista di Matteo è incompiuta. Decida da che parte stare – ha detto Giorgetti – Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori. Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo. Matteo è abituato a essere un campione d’incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. È difficile mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso”. .

La risposta di Salvini è arrivata con un meeting al quale sono stati invitati con il premier ungherese Orban ed il premier polacco Morawiecki, in vista del nuovo gruppo ‘identitari’ in Europa, di cui farà parte anche Marine Le Pen. Sull’accordo, Salvini riferirà a tutti domani al Consiglio Federale, spiegando che i sovranisti, avranno una casa nuova, lasciando fuori l’ultradestra tedesca di Afd (ma portandosi dentro appunto Marine Le Pen), assieme ai polacchi di Pis, che potrebbero lasciare Ecr, gruppo presieduto da Giorgia Meloni e il partito dell’amico di sempre in Europa, Viktor Orban. Sarà quasi l’annuncio della nuova formazione politica: parole che Salvini pronuncerà guardando nel monitor – il consiglio federale sarà via Zoom – la reazione di Giorgetti, che da tempo chiede invece un passaggio nel gruppo dei Popolari.

Ma nessuno scommette su uno scontro tra segretario e ministro. Almeno non domani. “Ci sarà lo stesso copione cui assistiamo da tempo: Salvini e Giorgetti uniti nel dire che sono gli altri a metterci l’uno contro l’altro, ma la Lega è solo una e non ci sono divisioni”, assicura un dirigente di Via Bellerio all’agenzia Adnkronos. Insomma il Consiglio di domani sarà una rivendicazione di Salvini: nella Lega la linea la decide lui. Ad ascoltarlo gli altri vicesegretari, Andrea Crippa e Lorenzo Fontana, entrambi vicinissimi a Salvini. E poi anche i governatori, a partire da Attilio Fontana (Lombardia), Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia-Giulia) e Luca Zaia (Veneto). Al tavolo ‘virtuale’ chiamati anche i 22 responsabili regionali – tutti di stretta osservanza salviniana – e i due capi in Ue della Lega, Marco Campomenosi, capodelegazione a Bruxelles e Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e democrazia. Nomi che non fanno parte del Consiglio, ma invitati per rafforzare la linea del segretario in Ue. Altro che svolta incompleta: quella di Salvini è una svolta totale. Ma opposta a quella che vorrebbe Giorgetti.

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