Boris Johnson, al meeting di Glasgow, dice tutto quello che gli scienziati e gli attivisti affermano da decenni: non c’è più tempo, dobbiamo agire in fretta, è finito il tempo delle parole. Chi verrà dopo di noi ci giudicherà per la nostra follia e inazione. I sistemi economici devono essere riformati perché gli schemi di oggi non vanno bene, hanno creato i problemi che ora siamo chiamati a risolvere.

Parla da Glasgow, dove James Watt, 250 anni fa, inventò la macchina a vapore, che Boris chiama la macchina del giorno del giudizio. Se Greta Thunberg avesse pronunciato quelle parole non ci sarebbe stato nulla di strano: la solita Greta, che parla ai gretini. Dal canto suo, Mario Draghi parla di biodiversità e di barriere coralline e dice che i soldi non sono un problema, bisogna solo saperli utilizzare. Un discorso che cozza contro le affermazioni del Ministro per la Transizione Ecologica, che teme un bagno di sangue se attuassimo la transizione ecologica che lui dovrebbe realizzare.

Da una parte fa piacere sentirsi dare ragione da chi detiene le leve del potere. Ma temo che valga il vecchio adagio: la ragione si dà agli scemi (per farli tacere). Faranno davvero quello che dichiarano di voler fare? Trent’anni fa, nel 1992, la Convenzione di Rio de Janeiro sulla biodiversità disse più o meno le stesse cose ed erano quasi tutti d’accordo, come erano d’accordo a Johannesburg, a Kyoto, a Parigi. Certo, qualcuno non era d’accordo, tipo Donald Trump, o i cinesi e i russi, ma intanto chi era d’accordo avrebbe dovuto iniziare. Se pensi che una cosa sia giusta la fai, non trovi giustificazioni per non farla se qualcuno non la fa.

I cinesi sono la fabbrica del mondo. Con le delocalizzazioni i sistemi produttivi si sono trasferiti in Asia, dove si può produrre senza pressioni sindacali e senza leggi che difendano l’ambiente. La nostra classe operaia è in Cina. Poi i cinesi imparano e fanno per conto loro quel che facevano per conto nostro e ci fanno concorrenza. Vogliono raggiungere il nostro livello di benessere prima di preoccuparsi dell’ambiente, ma intanto ci stanno pensando, inventeranno le tecnologie innovative per la transizione ecologica, e poi ce le venderanno.

È un momento cruciale? Non credo. Ho visto rimandare così tante volte gli obiettivi, e ora sento parlare di 2030, 2050 o 2060. Manca il 2040. Gente di 60-70 anni che fa promesse per quando sarà morta da un pezzo. E si preoccupa del giudizio di chi verrà dopo: che punizione si vedrà infliggere in caso di giudizio di colpevolezza? L’onta della storia? Sai che paura. È facile promettere in questo modo.

Comunque ha ragione Draghi: i soldi ci sono, non sono un problema. Dubito che Draghi ne sappia granché di biodiversità e di barriere coralline, ma di soldi dovrebbe intendersene. Il problema è come utilizzarli, per fare cosa. Che ricadute avranno gli investimenti sulla biodiversità e le barriere coralline? Perché i soldi sono solo un mezzo, il fine è la salvaguardia della biodiversità e delle barriere coralline, intese come i sistemi ecologici che rendono la biosfera abitabile per noi. Che effetti avranno quegli investimenti su biodiversità ed ecosistemi?

In Italia i partiti verdi non hanno dimensioni significative, anche se l’ambiente è una delle stelle del Movimento 5 Stelle. Conte presenta la squadra dei quadri del Movimento: aziendalisti, industriali e altre figure di altissimo profilo. Non una che avesse competenze in campo ambientale. Ha parlato di ambiente Paola Taverna, un’aziendalista ma di sfuggita. Altri hanno detto che la transizione ecologica ha risvolti sociali ed economici, e l’ambiente è stato appena nominato. Il M5S è il più sensibile ai temi ambientali, figuriamoci gli altri.

Nei programmi di approfondimento politico non ci sono mai autorità scientifiche in campo ambientale, gli omologhi dei virologi se si parla di virus. A volte interviene qualche rappresentante dei movimenti ambientalisti che, pur essendo sensibili ai problemi ambientali, non rappresentano la comunità scientifica che si occupa di ambiente. Vanno benissimo, ma non bastano.

Temo che i fondi per la transizione ecologica che la Commissione Europea sta mettendo a disposizione dei vari stati non saranno spesi in modo coordinato: ogni stato farà come crede. Succede lo stesso con le Direttive, tipo la Strategia Marina. Si indicano obiettivi generali, come il raggiungimento del Buono Stato Ambientale in tutte le acque dell’Unione entro il 2020 (ah ah ah), ma ogni stato fa come crede e la Direttiva viene declinata in modi a volte contrastanti. Non possiamo chiedere al mondo intero di agire con coerenza, ma almeno in Europa potremmo elaborare una strategia e non tante tattiche scoordinate.

Tornando a Glasgow, tutti sono oramai d’accordo, tutti riconoscono l’urgenza, tutti si dichiarano responsabili. I negazionismi non trovano spazio, non ci sono più dubbi. Lo dicono i potenti di tutto il mondo, anche se a volte in modi differenti.

Verrebbe da dire: “a str***i, allora avevamo ragione noi! E ve ne accorgete ora?” Non bisogna attendere l’ardua sentenza dei posteri: chi ha retto le sorti del mondo (voi) è colpevole dello stato in cui lo ha ridotto. Noi, le Cassandre dell’ecologia, oggi gretini, abbiamo solo la magra soddisfazione di dire: ve lo avevamo detto. Il bello è che i soldi per la transizione ecologica continueranno a gestirli “loro”, quelli che hanno causato il problema.

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