Il pane è dieci volte più caro a causa delle quotazioni record raggiunte dal grano. Lo dice un’analisi di Coldiretti: il prezzo del grano tenero per la panificazione ha raggiunto i valori massimi del decennio. Più precisamente, un chilo di grano tenero in Italia è venduto a circa 32 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini ad un valore medio di 3,2 euro al chilo con un rincaro quindi di 12 volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con acqua per poi ottenere un chilo di prodotto finito. La stessa sorte, secondo il Financial Times, è toccata ad alcuni prodotti tipici della prima colazione: caffé, latte, zucchero, grano, succo di arancia. Il loro costo è salito ai massimi da dieci anni, stando all’apposito “breakfast index” elaborato dal quotidiano britannico.
Ad incidere sul prezzo finale- osserva inoltre Coldiretti- sono altri costi come dimostra anche l’estrema variabilità dei prezzi del pane lungo la penisola mentre quelli del grano sono influenzati direttamente dalle quotazioni internazionali. Nel dettaglio, se a Milano-secondo elaborazioni Coldiretti su dati dell’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico a settembre -una pagnotta da un chilo costa 4,25 euro, a Roma si viaggia sui 2,65 euro mentre a Palermo costa in media 3,07 euro al chilo. L’organizzazione aggiunge che peraltro i prezzi al consumo non sono mai calati negli ultimi anni nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano, che per lungo tempo sono state al di sotto dei costi di produzione.
“Peraltro i prezzi al consumo – continua la Coldiretti – non sono mai calati negli ultimi anni nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano, che per lungo tempo sono state al di sotto dei costi di produzione”. Con il grano sottopagato agli agricoltori negli ultimi 4 anni si è passati da 543.000 ettari di grano tenero coltivati in Italia agli attuali poco meno di 500.000 ettari per una produzione di circa 2,87 milioni di tonnellate con l’aumento della dipendenza dall’estero che ha raggiunto addirittura il 64% del fabbisogno, sul quale ora pesa il calo delle produzioni in Russia e Ucraina per effetto del clima. A preoccupare sono anche le prossime semine con i costi che sono raddoppiati per gli agricoltori che – spiega la Coldiretti – sono costretti ad affrontare rincari fino al 50% per il gasolio necessario per le attività di coltivazione ma ad aumentare sono pure i costi per l’acquisto dei fertilizzanti, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne.