Così parlavano i tecnici che si stavano occupando della manutenzione del viadotto, alto 112 metri, ideato dall'ingegnere Riccardo Morandi, senza sapere di essere intercettati dalla Guardia di finanza, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che ha chiesto e ottenuto sei misure cautelari per quei lavori eseguiti con materiale ritenuto scadente
Mettevano quella “porcheria” per una “questione finanziaria”. Così parlava il direttore tecnico dei lavori sul Ponte Bisantis di Catanzaro, costruzione alta 112 metri ideata dall’ingegnere Riccardo Morandi, senza sapere di essere intercettato dagli uomini della Guardia di finanza, coordinati dalla Dda di Catanzaro, che ha chiesto e ottenuto sei misure cautelari per quei lavori eseguiti con materiale ritenuto scadente.
“Secondo lui dice non va bene. Perché noi al Morandi con questo materiale l’abbiamo fatto… e casca tutto”, diceva il capo cantiere in una delle conversazioni registrate dalle quali emerge – secondo gli investigatori – l’impiego nelle lavorazioni un tipo di malta di qualità scadente, ma più economico di quello inizialmente utilizzato. Spiegava il direttore tecnico: “A me serve nu carico 488 urgente, altrimenti devo vedere… devo mettere quella porcheria di… qui sui muri eh.., che c’hanno stoccato per Catanzaro nu… nu bilico… però vorrei evitare ste simbrascugli… (miscugli, ndr). Il rappresentante della ditta fornitrice rispondeva: “Eh… fai… fai… fai… fai una figura di merda… perché quel prodotto non funziona”. A quel punto l’intervento del direttore tecnico: “Che prodotti stai usando? Gli ho detto sto usando… Ma purtroppo perché è una questione finanziaria. Gli ho spiegato io è come su? Fanno cagare…”.
Sulla base di quanto ricostruito dagli inquirenti, la giudice per le indagini preliminari Paola Ciriaco ha disposto anche il sequestro, con facoltà d’uso, del viadotto e della galleria Sansinato, allo scopo di svolgere accertamenti di natura tecnica. Le accuse avanzate dalla procura antimafia guidata da Nicola Gratteri sono trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, corruzione in atti giudiziari, associazione a delinquere e frode nelle pubbliche forniture. Il tutto con l’aggravante di aver agevolato la ‘ndrangheta. Il gip ha anche disposto il sequestro preventivo di tre società di costruzione e di oltre 200mila euro quale profitto dei reati contestati.