Tre indagati in carcere, uno agli arresti domiciliari, un ingegnere dell’Anas è stato interdetto per sei mesi dall’esercizio delle attività professionali mentre un geometra è stato sospeso per nove mesi. È il risultato dell’operazione “Brooklyn” condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Dda di Catanzaro che, nel capoluogo di regione, ha chiesto e ottenuto dal gip anche il sequestro, con facoltà d’uso, del viadotto Bisantis (noto come ponte Morandi) e della galleria Sansinato, allo scopo di svolgere accertamenti di natura tecnica. Trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, corruzione in atti giudiziari, associazione a delinquere e frode nelle pubbliche forniture. Il tutto con l’aggravante di aver agevolato la ‘ndrangheta. Sono i reati contestati dai pm di Catanzaro, guidati dal procuratore Nicola Gratteri, nell’ambito dell’inchiesta sui lavori di manutenzione straordinaria del ponte Morandi e di un tratto della strada statale 280 “dei Due Mari”. La gip Paola Ciriaco ha anche disposto il sequestro preventivo di tre società di costruzione e di oltre 200mila euro quale profitto dei reati contestati.
Stando alle indagini della Guardia di Finanza, infatti, ci sono gravi indizi a carico di due imprenditori molto noti a Catanzaro e operanti nel settore delle costruzioni e dei lavori stradali. Si tratta di Eugenio e Sebastiano Sgromo che, consapevoli del rischio di incorrere in misure di prevenzione di natura patrimoniale, hanno costituito delle società intestandole fittiziamente a una loro collaboratrice, Rosa Cavaliere, pur mantenendone il controllo di fatto. Una di queste società, la Tank Srl, si è aggiudicata i lavori di manutenzione straordinaria per il ripristino del calcestruzzo del ponte Morandi e di rifacimento dei muri di contenimento di un tratto della strada statale “dei Due Mari”. Gli imprenditori Sgromo, titolari di fatto dell’impresa che si era aggiudicata l’appalto, a causa di problemi finanziari, con la presunta complicità del direttore dei lavori il geometra Gaetano Curcio e dell’ingegnere dell’Anas Silvio Baudi, impiegavano nelle lavorazioni un tipo di malta di qualità scadente, ma più economico di quello inizialmente utilizzato.
È emerso, infatti, l’utilizzo della malta Azichem “Repar-Tix”, definita “una porcheria” dallo stesso direttore tecnico della Tank srl Gaetano Curcio. “A me serve nu carico 488 urgente altrimenti devo vedere… devo mettere quella porcheria di Azichem quì sui muri eh. Che c’hanno stoccato per Catanzaro nu… nu bilico…però vorrei evitare ste simbrascugli (miscugli, ndr)”. È la frase del geometra Curcio in un’intercettazione con il suo abituale fornitore di materiali che lo mette in guardia: “Fai una figura di merda perché quel prodotto non funziona”. “Purtroppo perché è una questione finanziaria, gli ho spiegato io, e come sono? Fanno cagare…”. È sempre Curcio che parla spiegando anche il rischio che si creano delle fessurazioni: “Se non bagni bene il supporto si…si… fessurano”.
Inquietante anche l’intercettazione tra il geometra e il referente operativo per il cantiere dei muri della statale 280. Quest’ultimo lo avverte del pericolo: “Noi al Morandi con questo materiale l’abbiamo fatto e casca tutto… ma posso fare spicconare nu poco di più ma non… no, no così non va bene se mettete un altro tipo di materiale”. Secca la risposta del direttore tecnico della Tank Srl: “Non abbiamo altri tipi di materiale… spiccona un po’ di più…che diventano ruvido”. Del cambio materiale era stato informato anche l’ingegnere dell’Anas Silvio Baudi: “Non è che mi piaccia molto… – dice – meno di un centimetro la Repar Tix non mi piace. Io Azichem l’ho già testato su una superficie pressoché liscia, ha fatto guai. Poi non lo so se è stata messa male, però ha fatto guai, si è staccato, a fogli. E quindi… (sorride, ndr) … mi preoccupo non solo per un discorso di faccia che ci… ci metto”.
“Dal materiale investigativo – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – emerge indubbiamente come la costituzione della Tank ed il coinvolgimento di Cavaliere Rosa in qualità di amministratore, si sia rivelato un mero escamotage per sottrarre la società ad eventuali misure ablative patrimoniali, che poi hanno effettivamente attinto, nel 2017, alcune società degli Sgromo”. I due fratelli, inoltre, sono ritenuti vicini alla ‘ndrangheta. Il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice li ha inquadrati come “imprenditori di riferimento della famiglia Iannazzo”. Alle imprese della cosca, infatti, avrebbero subappaltato alcuni lavori come quelli “fatti nell’aereoporto di Lamezia Terme”. Gli Sgromo – sono le parole del pentito – “erano persone da noi considerate intranee alla cosca e non persone da sottoporre ai danneggiamenti”. Così i due indagati hanno avuto modo di espandersi, diventando una importante realtà imprenditoriale della zona.
“Se vedi che qualcuno fa dei lavori, devi andare prima da Sgromo”. Un altro pentito, Francesco Michienzi, li ha definiti “intermediari tra i piccoli imprenditori e la cosca Anello”. I due imprenditori coinvolti nell’inchiesta erano stati già indagati nell’operazione “Basso profilo” mentre fra gli arrestati in carcere c’è pure un ispettore della guardia di finanza, Michele Marinaro, già incappato nell’operazione “Rinascita-Scott”. Adesso è indagato per corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d’ufficio per fatti commessi quando era in servizio presso la Direzione investigativa antimafia di Catanzaro. Secondo gli inquirenti, nello svolgimento di indagini delegate sui due imprenditori Sgromo, in cambio di utilità di vario genere, il militare si adoperava per attenuare la loro posizione, informandoli costantemente dello sviluppo del procedimento nei loro confronti.
Ma non solo li informava: secondo la Dda, l’ispettore Marinaro avrebbe anche redatto un’informativa favorevole ai due amici imprenditori. Nell’ordinanza compare anche il nome di un politico. È l’ex deputato – non indagato – Ferdinando Aiello, eletto con Sel nel 2013 e poi passato al Partito democratico. “A fronte della redazione di una nota di pg favorevole ai fratelli Sgromo – scrive il gip – il Marinaro avrebbe ottenuto l’utilità consistente nel proprio trasferimento, per il tramite dell’onorevole Ferdinando Aiello, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri”. Secondo i magistrati, “non v’è dubbio, pertanto, che Michele Marinaro sia l’uomo all’interno della Procura che è in grado non solo di dare notizie riservate agli Sgromo, bensì anche di agire in modo attivo per la risoluzione della vicenda”.
Tra l’ottobre e il novembre 2016, ci sarebbero stati alcuni incontri, a Roma, tra Eugenio Sgromo e tale “Ferd”. Gli inquirenti non hanno dubbi: è Ferdinando Aiello. “Emergerà, poi, – scrivono i magistrati – come l’onorevole Aiello si sia evidentemente interessato per risolvere una questione che interessa il Marinaro, e cioè il suo trasferimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, da considerarsi quale principale utilità dallo stesso ottenuta in cambio degli atti compiuti in favore degli Sgromo (l’informativa favorevole). È infatti evidente come l’onorevole Aiello sia stato interessato da Eugenio Sgromo della questione, e che questa sia stata positivamente risolta in favore del Marinaro. Il primo, infatti, alle perplessità manifestate dall’amico circa i ritardi del suo trasferimento, gli propone di andare a Roma con Ferd per risolvere il problema, recandosi al ‘Comando Generale’”.
Alla fine il trasferimento ai servizi arriva grazie al deputato del Pd. “Ho visto Ferdinando ieri sera e mi ha detto che ti hanno chiamato”. È il messaggio che Eugenio Sgromo manda all’ispettore della Guardia di finanza arrestato che risponde: “Si, te l’avevo detto che era arrivato il cifrato. Adesso sono a Reggio. Spero di vedervi presto. Dobbiamo farci una mangiata”. Il militare arrestato sa che a chi deve ringraziare e chiama l’imprenditore Sgromo: “Vedi quando possiamo andare a cena io, tu e Ferd che vi devo come minimo offrire una cena”.