C’è anche l’Italia tra i 21 paesi firmatari dell’accordo per impegnarsi a interrompere i finanziamenti a paesi che investono in combustibili fossili senza avere messo a punto strategie per la riduzione delle emissioni. La firma di Roma era tutt’altro che scontata, anzi nei giorni scorsi il governo aveva lasciato intendere che non avrebbe sottoscritto l’intesa. Il documento è stato predisposto dalla Gran Bretagna e ha raccolto l’adesione anche di Stati Uniti e Canada, Svizzera, Finlandia e Nuova Zelanda mentre Cina e Giappone no avrebbero firmato. La Germania, in bilico fino all’ultimo minuto, non risulterebbe tra i firmatari.

L’accordo non comporta un immediato e totale stop agli investimenti nei progetti esteri: non è vincolante e consente un sostegno limitato alle opere già in corso. Da fine 2022 il flusso di denaro dovrebbe però arrestarsi. “Si tratta di un passo significativo verso la fine dell’era dei combustibili fossili”, ha affermato Juan Pablo Osornio. Nonostante un lento spostamento verso le rinnovabili, la finanza pubblica internazionale rimane sbilanciata a favore dei progetti fossili. Nel 2020, secondo le stime di Bloomberg, le sole nazioni del G-20 hanno contribuito con quasi 600 miliardi di dollari a progetti di petrolio, gas e carbone.

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