Per le concessioni balneari e le bancarelle degli ambulanti nessun obbligo di gara. Via l’articolo che avrebbe consentito ai notai di operare in tutta Italia, superando gli attuali limiti legati al distretto di appartenenza. Archiviata l’idea di accelerare le autorizzazioni di nuovi inceneritori per lo smaltimento dei rifiuti. Più di un anno di tempo agli enti locali per bandire le gare di assegnazione delle concessioni idroelettriche. Il Ddl concorrenza, approvato dal consiglio dei ministri con quattro mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia del Recovery plan, ha perso pezzi importanti. Frenato dalle richieste dei ministeri e dalle divisioni tra i partiti di maggioranza, per trovare la quadra e non scontentare nessuno il governo Draghi ha deciso di non affrontare i temi più divisivi. Come aveva fatto nel decreto fiscale per la riforma del catasto e come ha fatto con la manovra, che rimanda al prossimo anno la discussione sull’eventuale riforma delle pensioni e per il resto si limita in gran parte a rifinanziare misure già previste a partire dal reddito di cittadinanza. Il premier ha tenuto il punto solo sull’affidamento dei servizi pubblici locali. Lo sforzo diplomatico non è bastato per sopire tutti i malumori: se sulle concessioni balneari il sottosegretario leghista Federico Freni ha rivendicato l'”ottimo risultato a tutela di lavoratori e imprese” raggiunto con la “difesa della proroga, per quanto riguarda i taxi il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti (Lega) ha chiesto “un esplicito riferimento a tutele per chi ha già la licenza” e modifiche sulle sanzioni, mentre il Pd sostiene che l’affidamento delle concessioni idroelettriche va ripensato perché espone l’Italia a “scalate straniere”.
Il premier rivendica il risultato spiegando di aver scelto scientemente una “terza via”: “I governi hanno preso due strade sul fronte della concorrenza”, ha detto durante il cdm. “Alcuni hanno provato a passare delle misure molto ambiziose senza però cercare il consenso politico. Il risultato è stato che in larga parte questi provvedimenti non sono stati attuati, anche per l’opposizione di tanti gruppi d’interesse. Altri governi hanno ignorato la questione. La legge che ci apprestiamo a varare dovrebbe avere natura annuale. Eppure, dal 2009 a oggi, è stata approvata una sola volta, nel 2017, a due anni dalla presentazione. Questo governo intraprende una terza strada, che crediamo più efficace. Avviamo un’operazione di trasparenza, e mappiamo tutte le concessioni in essere, come quelle relative alle spiagge, alle acque minerali e termali, alle frequenze”. Operazione che permetterà di “verificare quanto ciascun concessionario paghi per esercitare la sua attività. Ci aspettiamo che questo esercizio metta in evidenza la frammentazione delle competenze tra amministrazioni centrali e territoriali e la scarsa redditività per il governo della maggior parte delle concessioni”.
Concessioni balneari – Ambulanti e concessioni balneari, due dei capitoli più spinosi nel confronto con Bruxelles sull’applicazione della direttiva Bolkestein, sono rimasti fuori dal ddl. Il governo si limita all’operazione trasparenza, per capire chi le detiene e a quali canoni. Le concessioni sulle spiagge sono state prorogate fino al 2033 dalla legge di Bilancio per il 2019. Come raccontato la scorsa estate da ilfattoquotidiano.it, nel 70% dei casi i detentori versano allo Stato meno di 2.500 euro all’anno. Per fare un esempio, nel 2020 le 59 concessioni balneari del comune di Arzachena, in Costa Smeralda, hanno pagato allo Stato complessivamente un canone di 19mila euro l’anno: circa 322 euro ciascuna per un intero anno. Un prezzo inferiore ai 400 euro giornalieri richiesti per un ombrellone con 2 lettini all’Hotel Romazzino di Porto Cervo.
Servizi pubblici locali – Si introducono norme per ridefinire la disciplina dei servizi pubblici locali rafforzando “la qualità e l’efficienza e razionalizzare il ricorso da parte degli enti locali allo strumento delle società in house, anche attraverso la previsione dell’obbligo di dimostrare, da parte degli enti medesimi, le ragioni del mancato ricorso al mercato, dei benefici della forma dell’in house dal punto di vista finanziario e della qualità dei servizi e dei risultati conseguiti nelle pregresse gestioni attraverso tale sistema di auto-produzione”, si legge nel comunicato finale del Cdm. Nel pomeriggio l’Ansa aveva dato notizia dell’esclusione dal testo finale delle norme per incentivare il ricorso alle gare nel trasporto pubblico locale. Ma la previsione è stata evidentemente recuperata perché Chigi spiega che “si introducono norme per incentivare l’affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale mediante procedure di evidenza pubblica”. Stando alle bozze entro il 31 maggio di ogni anno le regioni dovranno attestare all’Osservatorio nazionale sul trasporto pubblico locale “l’avvenuta pubblicazione, entro il 31 dicembre dell’anno precedente, dei bandi di gara ovvero l’avvenuto affidamento con procedure ad evidenza pubblica di tutti i servizi di trasporto pubblico locale e regionale”. L’omessa o ritardata trasmissione dovrebbe determinare un taglio del 2% della quota assegnata alla Regione del Fondo per il concorso dello Stato agli oneri del tpl.
Salta la mobilità dei notai – Dal testo salta anche l’articolo 28 che avrebbe consentito ai notai una maggiore mobilità. Mercoledì, nella cabina di regia a Palazzo Chigi con Draghi, alcune forze politiche avevano sollevato preoccupazioni riguardo alla possibilità che i notai puntassero su zone più redditizie abbandonando quelle più modeste a cui erano assegnati.
Concessioni idroelettriche – Anche questo è un tema caro alla Lega, che durante il governo Conte 1 ha chiesto e ottenuto il passaggio dei grandi impianti alle Regioni, che entro il febbraio 2020 avrebbero dovuto assegnare le concessioni con gara pubblica a società a capitale misto pubblico/privato o a forme di partenariato. Sul punto è stato raggiunto un compromesso: le Regioni dovranno accelerare i tempi e se non procederanno entro il 31 dicembre 2022 il ministero delle Infrastrutture attiverà i poteri sostitutivi che consentono allo Stato di intervenire in caso di inerzia. La scelta non convince il Pd: Enrico Borghi, membro del Copasir e responsabile sicurezza dei dem, mette in guardia dal rischio di “scalate estere” e chiede “una rilettura dell’impianto normativo del regime concessorio delle rinnovabili e delle idroelettriche” in “coerenza con altri regimi concessori statuali con carattere di strategicità“. Secondo Borghi “è in atto un deciso attivismo da parte di operatori stranieri, finalizzato alla acquisizione del controllo delle filiere produttive energetiche, con particolare riferimento al comparto delle rinnovabili che – alla luce delle discussioni e delle decisioni conseguenti al G20 e alla COP 26 – sono destinate ad acquisire sempre più una centralità e una importanza all’interno di un sistema energetico come quello italiano che presenta elementi di vulnerabilità”.
Concessione dei servizi portuali – Il provvedimento prevede che le concessioni per la gestione dei porti siano affidate sulla base di procedure ad evidenza pubblica garantendo condizioni di concorrenza effettiva. Le concessioni devono essere affidate, previa determinazione dei relativi canoni e pubblicazione di un avviso pubblico, sulla base di procedure concorrenziali.
Concessione di distribuzione del gas naturale – L’articolo introduce regole ulteriori di trasparenza e ritorno degli investimenti nelle procedure di affidamento del servizio di distribuzione del gas per favorire lo svolgimento delle gare. In particolare, si introducono incentivi in favore dell’ente locale al fine di procedere in maniera tempestiva allo svolgimento delle gare, soprattutto con riguardo alla valutazione economica delle reti e degli impianti di distribuzione.
Taxi e Ncc – Restano le norme che dovrebbero assicurare maggiori garanzie di qualità e più concorrenza per i servizi di taxi ed Ncc, quali ad esempio Uber. Come sempre, i sindacati di categoria dei tassisti sono sul piede di guerra e “pronti alla mobilitazione” perché temono la dergulation. Il ddl delega il governo ad adottare entro sei mesi un decreto in materia di trasporto pubblico non di linea. I principi guida dovranno essere “promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati” e “garanzia di una migliore tutela del consumatore nella fruizione del servizio, al fine di favorire una consapevole scelta nell’offerta”. Le nuove norme punteranno anche ad armonizzare le competenze regionali e degli enti locali in materia, al fine di definire standard nazionali e a individuare “sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità della violazione” contro chi esercita il trasporto pubblico abusivamente demandando la competenza per l’irrogazione delle sanzioni amministrative agli enti locali.
Cambia la procedura di nomina delle authority – Per rafforzare l’indipendenza delle varie authority (da Antitrust a Consob, Agcom e Arera) il ddl rivede le procedure di selezione di presidenti e componenti. Nascerà un “Comitato tecnico per la selezione delle candidature”, composto da cinque membri indipendenti e di chiara fama che verificherà la sussistenza dei requisiti previsti e trasmetterà ai soggetti competenti alla nomina una lista di almeno quattro candidati per ogni posizione.