“Perché dovrei schiacciare gli scatoloni delle birre? Gli altri lo fanno? Allora venga lei e me li schiaccia lei!“. Così risponde un noto ristoratore del centro di Roma a chi gli chiede perché abbia gettato interi scatoloni da imballaggio delle bevande nel cassonetto della plastica, anziché piegarli e inserirli in quello della carta. Tra le principali cause dei cassonetti strapieni e delle piccole discariche sotto casa con cui i romani ormai convivono, infatti, c’è il diffuso malcostume di ristoratori e altri esercizi commerciali che smaltiscono in modo scorretto i rifiuti. Storture contro cui si è scagliato il neo-sindaco Roberto Gualtieri, che nel presentare il piano per la pulizia straordinaria della città ha chiesto “la massima severità rispetto alle violazioni delle regole che i vigili dovranno far rispettare”.
Seimila agenti? Solo 39 multe su 6.400 – Finora però le irregolarità nel conferimento dei rifiuti non sono state sanzionate dai circa seimila agenti di polizia municipale di Roma Capitale, bensì – per il 99,3% – dai 28 membri dello speciale corpo dei Nad (Nucleo Ambiente e Decoro) creato nel 2017. Un documento ottenuto dal fattoquotidiano.it a seguito di una richiesta di accesso agli atti (e di un appello contro un primo rifiuto opposto dal Comandante della polizia locale Ugo Angeloni) mostra che in tutto il 2020 i quindici gruppi del corpo di polizia municipale di Roma, ciascuno dotato di una sezione dedicata ai fenomeni di degrado urbano, hanno comminato un totale di 39 sanzioni per un ammontare complessivo di 1.950 euro. Il lavoro di controllo nei confronti delle utenze non domestiche nel comune di Roma risulta coperto quasi esclusivamente dai 28 poliziotti che costituiscono il Nad, istituito dalla ex sindaca Virginia Raggi, che nello stesso periodo hanno emesso 6361 sanzioni per violazione delle norme sul conferimento dei rifiuti, sulle 6400 complessive.
Le multe del personale Ama? Non si conoscono – “I Nad hanno raggiunto risultati eccezionali e tangibili ma hanno pagato lo scotto di essere decisamente sottodimensionati”, commenta Francesca Elisa Leonelli, presidente dell’associazione Retake Roma, che organizza raccolte di spazzatura realizzate da volontari e altre attività anti-degrado. “Chiediamo al nuovo sindaco di potenziarli e fare in modo che ci sia attenzione al problema da parte di tutto il corpo di Polizia locale, servono strumenti legislativi idonei per contrastare il fenomeno in modo risolutivo. Il solo impegno dei cittadini attivi e il lavoro degli agenti dei Nad, infatti, non è sufficiente“. Oltre alla polizia municipale e ai Nad, la stessa Ama – società del Comune di Roma addetta al ritiro dei rifiuti – dispone di agenti accertatori in grado di multare chi non fa o fa male la differenziata. Tuttavia l’azienda non ha risposto alle nostre richieste sul numero di sanzioni effettuate nel 2020 e dagli ultimi dati pubblicati queste multe risultano in diminuzione, mentre le poche decine di agenti accertatori sono utilizzati principalmente per operazioni di “informazione” degli esercizi commerciali sulle regole da seguire per il corretto conferimento.
Lo stop al ritiro porta a porta delle utenze commerciali – La situazione di degrado si è aggravata negli ultimi mesi, dopo che l’Ama – con l’obiettivo di risparmiare – ha interrotto in diverse zone gli appalti per il ritiro “porta a porta” dei rifiuti dalle “utenze non domestiche” da parte di società esterne. Il risultato è che non c’è più alcun controllo nei confronti di ristoratori e proprietari di altri esercizi commerciali. E cassonetti che dovrebbero servire a centinaia di persone vengono riempiti in pochi minuti da scatoloni da imballaggio di grosse dimensioni e perennemente ricoperti di cassette di frutta e verdura e contenitori in polistirolo per alimenti. “Il risparmio si è tramutato in costo maggiore, a danno della differenziata, della città e dell’ambiente”, commenta Maurizio, portavoce della pagina Facebook Lila, associazione di lavoratori dell’Ama che si propone di elaborare idee contro il degrado della città in collaborazione con i cittadini. “I rifiuti che vengono abbandonati per terra quando i cassonetti sono pieni non possono essere avviati al riciclo e vengono a ingrossare l’indifferenziata, che deve essere portata con camion negli inceneritori del Nord”.
“Nei camion c’è di tutto, pure l’amianto” – “Il cattivo conferimento è il problema dei problemi”, spiega Maurizio. “Se portiamo un camion di carta e si scopre che c’è un’alta percentuale di umido, ad esempio, dobbiamo utilizzare un altro camion per caricare l’umido e portarlo in un centro Tmb. Il camion impegnato in questo trasporto sarà tolto ad altri servizi, come un altro giro di raccolta. A noi è successo di tutto, anche di trovare amianto nei cassonetti, per questo c’è un controllo di radioattività nel camion. Ma sono spese immense che potrebbero essere evitate con una diversa organizzazione”. Per questo l’idea dell’associazione dei lavoratori è di accorpare i cassonetti in mini – isole ecologiche di quartiere, costantemente monitorate da personale Ama che non può lavorare sui camion (i cosiddetti “operatori usurati”, circa 1500 soggetti): “In questo modo potremmo differenziare in modo serio e addirittura vendere i rifiuti anziché pagare per smaltirli: ad esempio, se mischi il cartone del latte con quello da imballaggio hai la cosiddetta “cartaccia”, che non vale nulla, invece il cartone ha un valore e potrebbe essere subito venduto, senza lavorarlo”.