Leggere un quotidiano è un diritto per chi non chiude gli occhi. Scrivere un giornale che tutti possano capire è un dovere di chi fa il nostro mestiere. “Il Fatto dei bambini” nasce dalla volontà di donare ai ragazzi la possibilità di conoscere i fatti in maniera semplice e dal desiderio di offrire ai docenti e ai genitori uno strumento per parlare ai bambini di ciò che riguarda anche loro.
Forse qualcuno dei lettori di questo articolo abita proprio in via “4 novembre” ma non sa il perché. Sicuramente, stamattina, andando a scuola molti ragazzi saranno passati vicino a un monumento dei caduti, presente in ogni piazza d’Italia, ma non avranno notato l’anno di morte di molti dei nominativi scolpiti sula pietra: 1915 -1916 -1917-1918, gli anni della Prima Guerra Mondiale.
Questa data (4 novembre 1918) è stata fino a 45 anni fa una delle feste più importanti d’Italia tanto da stare a casa da scuola. Oggi, si va in aula, e si celebra con i maestri e i professori perché è l’anniversario della vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale e la giornata dedicata all’Unità nazionale e alle Forze Armate.
Perché si celebra oggi?
La data ricorda il giorno in cui nel 1918 entrò in vigore l’Armistizio di Villa Giusti, che però era stato firmato il giorno prima (quindi il 3 novembre 1918). Con questo armistizio ovvero un accordo, che prese il nome dalla villa a Padova dove avvenne la firma, l’Impero Austro-Ungarico riconosceva la sconfitta della Guerra e concedeva all’Italia, tra le altre cose, i territori di Trento e Trieste. Questo documento di fatto sancì la fine della Prima Guerra Mondiale per il nostro Paese.
La storia di questa giornata.
La festa è stata istituita nel 1919. Nel 1922, poco dopo la marcia su Roma dei fascisti, la festa cambiò nome in “Anniversario della Vittoria”, per celebrare la potenza militare dell’Italia. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1949, il significato della festa è tornato quello originale, ridiventando la celebrazione delle forze armate italiane e del completamento dell’Unità d’Italia. Dal 1976 essa non rappresenta più un giorno festivo (ecco perché si lavora e si va a scuola!).
Cosa è successo in Italia prima e dopo il 4 Novembre 1918?
L’Italia era entrata in guerra nel 1915. L’esercito italiano però non si schierò al fianco degli Imperi Centrali, ma diede manforte a Francia e Inghilterra, con cui il governo italiano aveva stretto un accordo segreto (il famoso Patto di Londra). Il 23 maggio 1915 quindi, il regno d’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-Ungarico e schierò le sue legioni sul Carso e al confine con l’Austria. La Prima Guerra Mondiale finì nel 1918 con la caduta di ben quattro imperi (Ottomano, Austro-Ungarico e Tedesco, più il caso particolare della Russia zarista) ma anche 17 milioni di morti (più milioni di feriti e mutilati).
Come si celebra questa festa in Italia.
Il 4 novembre – ma anche i giorni immediatamente precedenti – il Presidente della Repubblica e le massime cariche dello Stato rendono omaggio al Milite Ignoto, il soldato italiano reso irriconoscibile dalle ferite e la cui salma riposa presso l’Altare della Patria a Roma. Tale monumento è diventato il simbolo di tuti i caduti in guerra di cui non è stato possibile riconoscere l’identità. Nel giorno della festa, presso il Palazzo del Quirinale, viene effettuato in forma solenne il Cambio della Guardia con il Reggimento Corazzieri e la Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo in alta uniforme. In ogni città e paese d’Italia, la domenica successiva al 4 novembre ciascun sindaco celebra la festa davanti al monumento dei caduti portando una corona d’alloro e facendo un discorso alla popolazione.
Un libro da leggere: “La guerra è finita” di David Almond (Salani Editore)
La trama
È il 1918 e la guerra è ovunque. Il papà di John è lontano, a combattere in Francia insieme a milioni di altri papà. La sua mamma lavora nella fabbrica d’armi più grande del mondo, che non ne vuol sapere di rimanere chiusa nemmeno per un’ora, nemmeno di notte. E continua a crescere, crescere, crescere… A scuola, l’arcigno preside McTavish non fa che ripetere che tutti, adulti e bambini, sono coinvolti nella lotta per sconfiggere il malvagio nemico tedesco, e ogni volta John si pone la stessa domanda: ‘Quando finirà?’ Ma un giorno, nei boschi alla periferia della città, come in un sogno vede apparire Jan, un bambino tedesco che è proprio come lui: stessa età, stessa altezza e, sospetta John, stessa voglia di lasciarsi quella guerra alle spalle per incontrarsi, finalmente, e spargere insieme i semi della pace. Un racconto vivido e potente sul coraggio di sognare un mondo migliore, da uno dei più grandi scrittori per ragazzi di sempre.