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In Brasile i tamponi ai non vaccinati li pagano le aziende: per me è una scelta che tutela il lavoro

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In Brasile è già in vigore l’ordinanza pubblicata dal governo federale che vieta il licenziamento dei dipendenti per non aver presentato il certificato di vaccinazione contro il Covid-19.

In un’intervista a Tv Band, il ministro del Lavoro e del Welfare, Onix Lorenzoni, afferma che il governo non accetterà discriminazioni nei confronti di chi ha scelto di non immunizzarsi col vaccino. Il provvedimento, invece, porta un obbligo ai lavoratori: fare regolari test per il Covid-19, che devono però essere offerti dalle aziende. Ovvero, i lavoratori non vaccinati devono presentare un test, ma pagato dall’azienda.

Già esperti giuristi si erano espressi in tal senso: “In questo ambiente con molte incertezze, una garanzia data dagli esperti è che il lavoratore non può essere costretto a pagare per un test. Può comunque pagare per i test effettuati in un ambiente collettivo, con un’organizzazione aziendale o un ente pubblico, se lo desideri (e non certo per un’imposizione del capo o un obbligo legale)”.

L’aspettativa è che l’ordinanza del ministero del Lavoro e del Welfare venga impugnata in Cassazione. Ma l’Stf (Supremo Tribunal Federal) si è già espresso in merito, comprendendo che vaccinazione obbligatoria non significa vaccinazione forzata. Per i magistrati la posta in gioco da considerare è il bene collettivo.

In una decisione presa nel dicembre 2020, il ministro Ricardo Lewandowski ha affermato che l’immunizzazione può essere attuata attraverso misure indirette. Vietare, ad esempio, la presenza di persone non immunizzate in determinati luoghi, purché ciò sia previsto dalla legge.

Sostanzialmente la legislatura federale brasiliana è molto più garante nei confronti dei lavoratori che delle aziende. Per il governo brasiliano i lavoratori devono essere protetti e non vessati dalla legge. E non essere certo costretti a pagare centinaia di Reali al mese per avere il diritto di lavorare.

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