Infilare in un decreto omnibus norme per indebolire le indagini con i trojan, i captatori informatici inseriti a distanza nei cellulari, sottoponendone l’uso a limiti strettissimi e rischiando di renderli strumenti inutili. Un tentato blitz del deputato di Azione Enrico Costa (non nuovo a iniziative anti-magistrati) e degli eletti di Forza Italia in Commissione Affari costituzionali alla Camera, sventato soltanto all’ultimo da una lunga opera di mediazione. Riavvolgiamo il nastro. Nei giorni scorsi sono stati presentati gli emendamenti al ddl di conversione del decreto-legge 132 del 30 settembre, che ha dentro un po’ di tutto: dalla proroga dei termini per il deposito delle firme dei referendum alla nuova norma sui tabulati telefonici che impone ai pm di passare dal gip per l’acquisizione. Proprio all’articolo 1, quello sui tabulati, Costa e i nove colleghi azzurri propongono una serie di modifiche che però hanno tutt’altro oggetto: intervengono sugli articoli del codice di procedura penale che disciplinano le intercettazioni tramite trojan e il decreto del gip che le autorizza su richiesta del pm.
Un primo emendamento, bocciato con parere negativo del Governo, voleva che a dare l’ok al captatore d’ora in poi non fosse più un solo giudice, ma un collegio di tre magistrati. Quello più insidioso, però – a prima firma della deputata di FI Matilde Siracusano – andava oltre: per una serie di reati, chiedeva che il decreto di autorizzazione indicasse “l’elenco puntuale dei luoghi e delle circostanze nelle quali possa operare l’attività di registrazione e l’elenco puntuale dei luoghi in cui escludere l’attivazione della funzione di captazione per ragioni di tutela della vita privata, l’indicazione degli orari e delle circostanze in cui operare l’attivazione e la disattivazione del microfono con comando attivato da remoto”. In sostanza la norma avrebbe trasformato il trojan, strumento pensato per intercettare le comunicazioni in modo continuo e flessibile, in una sorta di cimice da attivare solo in tempi e luoghi indicati al millimetro, escludendo tutte le circostanze non puntualmente indicate nel decreto di autorizzazione e riducendone l’utilità investigativa.
Un’ipotesi contro cui si sono battuti i deputati M5s nelle Commissioni Giustizia e Affari costituzionali, che con i rispettivi capogruppo Eugenio Saitta e Vittoria Baldino hanno lavorato per scongiurare l’approvazione. Una prima mediazione proposta dal relatore della legge, il dem Stefano Ceccanti, è stata rifiutata dai pentastellati: pur eliminando i mille lacci e lacciuoli dell’emendamento di FI, il suo testo eliminava dal codice anche un inciso fondamentale, dove si legge che il decreto indica i luoghi e il tempo “anche indirettamente determinati” in cui è consentita l’attivazione del microfono. Una precisazione che consente di attivare il captatore in un elenco non tassativo di circostanze, indicate, appunto, “indirettamente” nel decreto di autorizzazione. Alla fine però, con il benestare della ministra Marta Cartabia, l’inciso è rimasto e il contentino a Forza Italia si è ridotto a un aggettivo: il provvedimento del gip, d’ora in poi, dovrà indicare “le specifiche ragioni” (e non più solo “le ragioni”) che rendono necessario l’uso del trojan per lo svolgimento delle indagini.
Tanto basta alla deputata Siracusano per cantare vittoria: “Si inizia un percorso per restringere l’utilizzo dei cosiddetti trojan. Il pubblico ministero dovrà rafforzare le motivazioni che rendono tale strumento necessario per lo svolgimento delle indagini. Un piccolo punto di partenza, ma sui trojan si deve fare ancora di più, per ridimensionare un dispositivo mostruosamente invasivo”, dice. Opposto il punto di vista di Saitta e Baldino: “Con gli emendamenti di Azione e Forza Italia si è cercato di ridurre l’utilizzo di uno strumento di fondamentale importanza nelle indagini sulle attività della criminalità organizzata e per combattere il malaffare”, scrivono. “La nostra ferma opposizione ha fatto naufragare questo tentativo, l’ennesimo, di svilire il captatore informatico che invece dovrebbe secondo noi essere migliorato e potenziato per fare fronte alla criminalità che, giorno dopo giorno, fa sempre più ricorso alla tecnologia per condurre in porto i propri affari”.