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Napoli, il sindaco Manfredi a Draghi: “Servono subito fondi. Se il governo non risponde? Valuto il passo indietro, così non si va avanti”

In un'intervista a Repubblica il primo cittadino spiega ipotizza "un intervento tra i 100 e i 200 milioni l'anno per la spesa corrente, per 5 anni". E lancia un 'Pnrr delle città', una cabina di regia con una verifica costante con il governo, con il Mef. "Abbiamo bisogno di almeno mille unità tra personale tecnico per il Pnrr", spiega inoltre il sindaco partenopeo, che appena insediato riferisce di aver trovato "una situazione inimmaginabile", parlando di "un enorme problema di personale"

Napoli può risollevarsi sul serio: ora o mai più. Ma questo processo deve essere accompagnato dal governo con un forte intervento nella Finanziaria”. Altrimenti? Altrimenti Gaetano Manfredi è pronto a fare un passo indietro. E’ un appello che sa di ultimatum quello lanciato dal sindaco di Napoli dalle colonne di Repubblica: subito fondi e personale per la città campana, un intervento “non oltre la Finanziaria“, altrimenti non si potrà andare avanti e servirà una valutazione con cittadini e forze politiche. Una sorta di grido disperato quello dell’ex ministro del governo di Giuseppe Conte. Se il governo non risponde, “non credo che si potrebbe andare avanti in queste condizioni”. Dimissioni? “Farei una valutazione con i cittadini e le forze politiche“. Perché senza risposte “è come fare la Formula 1 senza benzina”.

Il sindaco ipotizza “un intervento tra i 100 e i 200 milioni l’anno per la spesa corrente, per 5 anni”. E lancia un ‘Pnrr delle città’, una cabina di regia con una verifica costante con il governo, con il Mef. “Abbiamo bisogno di almeno mille unità tra personale tecnico per il Pnrr”, spiega inoltre Manfredi, che appena insediato riferisce di aver trovato al comune “una situazione inimmaginabile“, parlando di “un enorme problema di personale” e una “totale disorganizzazione dei servizi”. In particolare, il primo cittadino lamenta la scarsità dei progetti presentati per accedere ai fondi del Recovery Plan. “Sul bando della ristrutturazione delle scuole”, rivela, “neanche una domanda. Nonostante la gravissima situazione in cui versano tante strutture”.

Il sindaco spiega che “negli ultimi anni soprattutto, per i cambi continui di amministratori in giunta, non c’è stata pressocché nessuna continuità o memoria, e tanti dirigenti sono andati in pensione senza lasciare consegne. Dieci anni fa il Comune aveva intorno ai 12mila dipendenti, oggi poco più di 4mila. Tanti servizi hanno un unico dirigente. Sapete cosa significa?”. Cosa significa? “Che la zavorra dei vincoli e del debito che derivano dal passato, uniti ad un Palazzo quasi desertificato, ci impedisce qualunque movimento. Non avere alcuna agibilità sul Bilancio significa impattare enormemente sulla qualità di vita dei cittadini. È impossibile governare la città se non possiamo mettere risorse per la manutenzione ordinaria delle scuole, occuparci del verde, incrementare progetti del Recovery Plan, consentire straordinari ai vigili urbani. Abbiamo la più bella metropolitana del mondo ma non ci sono treni a sufficienza, e i bus sono pochissimi. E il grande paradosso è che questa paralisi si manifesta proprio quando c’è una pioggia di miliardi destinata al Sud. Soldi che, però, rischiano di non arrivare mai sui territori, e di non essere mai spesi”. Il paradosso, secondo il sindaco di Napoli, è una “paralisi” proprio quando ci sono le risorse. C’è “una pioggia di miliardi destinata al Sud“, ma, avverte, “rischiano di non arrivare mai sui territori, e di non essere mai spesi”. E “il divario col Nord – ammette Manfredi – resta enorme”. Deluso sul fronte della transizione ecologica della sua città, il neosindaco cita “gli alberi rasi al suolo, a Posillipo. Troppi. Altro che futuro green”, e il porto con le banchine non elettrificate. “Dalla finestra del municipio vedo le navi da crociera ferme che inquinano”, conclude.