Il melanoma può insorgere più raramente anche in altre aree corporee, come l’occhio, le mucose e i genitali. Questo tipo di tumore purtroppo è in aumento “e da diversi anni. Per esempio, in Australia già da tempo si parla di epidemia di melanoma, ma il fenomeno sta crescendo in varie parti del mondo e in Europa”, ci risponde Stefano Calvieri, professore emerito di Clinica dermatologica, università La Sapienza di Roma
La notizia di Rossano Rubicondi, l’ex marito di Ivana Trump che a soli 49 anni è stato portato via, in silenzio, da un melanoma della pelle ha rimesso in evidenza, come succede in questi casi, una patologia insidiosa che può colpire anche persone relativamente giovani. Ma che cos’è un melanoma? Parliamo di un tumore che colpisce la pelle. E anche se, tra tutti i tipi di tumori cutanei, è quello meno diffuso, è anche il più pericoloso. La ragione? Può crescere velocemente e invadere i tessuti circostanti e dare metastasi. È un tumore visibile a occhio nudo e ha origine da un neo. I nei sono macchie scure, agglomerati di melanociti, le cellule che producono e accumulano melanina, il pigmento responsabile della colorazione naturale della pelle, degli occhi e dei capelli con il compito di proteggerci dagli effetti dannosi dei raggi solari. Il melanoma può insorgere più raramente anche in altre aree corporee, come l’occhio, le mucose e i genitali. Questo tipo di tumore purtroppo è in aumento “e da diversi anni. Per esempio, in Australia già da tempo si parla di epidemia di melanoma, ma il fenomeno sta crescendo in varie parti del mondo e in Europa”, ci risponde Stefano Calvieri, professore emerito di Clinica dermatologica, università La Sapienza di Roma.
Quali sono le possibili cause?
“Uno dei fattori di rischio è legato all’esposizione ai raggi ultravioletti (UV). Alcuni tipi di melanoma sono la conseguenza di esposizioni massive e concentrate al sole. Anche le ustioni solari, specie se si verificano nelle fasce di età 0-10 e 10-20, sono correlate all’insorgenza di un melanoma. Ma sono soprattutto cambiate le nostre abitudini di prendere il sole. Infatti un tempo le categorie di lavoratori cronicamente esposti al sole, come agricoltori, pescatori, muratori, ecc, erano quelle più soggette ai tumori cutanei in genere e al melanoma. Oggi, con i grandi mutamenti che si sono verificati negli stili di vita, in particolare con l’aumentare delle attività ricreative all’aperto – sport, week end – le esposizioni al sole sono sicuramente più frequenti e concentrate nel tempo. Tutte condizioni che ci rendono soggetti più a rischio per queste patologie. Detto questo, non tutti i melanomi sono provocati da un’errata esposizione al sole. Possono insorgere anche in aree di cute o in organi non esposti ai raggi solari”.
Come si previene?
“Per avere una concreta difesa dai raggi Uv, ci sono le creme solari che andrebbero utilizzate in quantità importanti e applicate ogni 3-4 ore. Solo che si pongono poi altri problemi, come l’inquinamento dei mari per un massiccio uso di questi prodotti. Ancora più utile però sarebbe ricordarci quello che facevano una volta le nostre mamme. Ci portavano al mare dalle 9 alle 11 e poi dopo le 16. Ci facevano prima indossare una maglietta e poi ci spogliavamo per esporci al sole con gradualità. Il problema infatti è che il sole fa male se si prende tutto insieme, ma è benefico, in particolare per la vitamina D, se sappiamo esporci correttamente. Chiariamo infatti questa diceria: non è il sole che è diventato ‘cattivo’, siamo noi che siamo cambiati nei suoi confronti con i nostri comportamenti”.
I lettini solari dei centri estetici sono considerati responsabili di una sovraesposizone a raggi UV ad alta intensità che può danneggiare con il tempo la pelle. Non sarebbe più semplice vietarli, visti i rischi che corriamo?
“Più che vietarli, perché i raggi ultravioletti possono essere utili alla nostra salute, si dovrebbe avere vicino a chi somministra questi trattamenti un personale preparato che possa dire a una persona di sconsigliarne l’uso, in base al suo fototipo. Si tratta di una classificazione che riconosce 6 tipi di fototipo, dal più basso al più alto (1 = cute, occhi e capelli chiari con scottature solari a ogni esposizione; 6 = il soggetto con cute nera che non si scotta mai al sole); noi mediterranei siamo tra il fototipo 3-4. Sarebbe pertanto opportuna la presenza, in questi centri, di personale che abbia alcune nozioni base di fisiologia cutanea (tecnici ortodermisti)”.
La diagnosi precoce di melanoma non è semplice, è bene quindi sottoporsi a controlli periodici dal dermatologo e attuare le corrette strategie di prevenzione.
“Già parlarne come stiamo facendo è utile per promuovere maggiore attenzione su questi fenomeni. In ogni caso, è opportuno fare controlli regolari”.
Ogni quando?
“Dipende, come detto prima, dal fototipo. Quindi, se il fototipo è basso ci si deve recare più spesso dal dermatologo (almeno una volta l’anno). I controlli devono essere fatti regolarmente anche in caso di familiarità. Teniamo poi conto che nella fascia di età da 0 -10-12 anni è rarissimo che insorga un melanoma. Va considerato anche il numero di nei: un caucasico ne ha in media 30-40, se si supera questo numero aumenta la percentuale di rischio melanoma. Inoltre i nei non devono essere presenti alla nascita, cominciano a comparire nel soggetto all’età di 4-5 anni e aumentano con lo sviluppo fino ai 30-35 anni. Dopo non dovrebbero più comparire. Se ne compaiono di nuovi, bisogna farsi visitare subito dal dermatologo. Quindi: fototipo, familiarità, numero di nei, improvvisa loro comparsa sono gli elementi da tenere conto per un possibile sospetto di melanoma, oltre poi all’aspetto vero e proprio che può assumere un neo pre-esistente. Da sottolineare infine che solo il 30% circa di melanomi si sviluppa sul neo, il resto compare improvvisamente”.
Quali sono i tipi di cambiamento che potremmo osservare nel neo?
“Le modificazioni dei nei melanocitari che devono destare sospetto possono essere individuate con un attento controllo basato su un metodo definito dalla sigla ABCDE: A è l’asimmetria della forma; B i bordi irregolari; C il colore variabile; D le dimensioni (diametro maggiore di 0,5 cm); E come evoluzione o rilevatezza (cambio di forma, di colore, nuova comparsa, ecc.). Possibili segnali di melanoma sono anche presenza di sanguinamento, prurito o comparsa di eritema intorno al neo”.
L’esame istologico interviene qualora si hanno sospetti verso un neo.
“Nel limite del possibile, i nei devono essere asportati totalmente per fare l’esame istologico. L’anatomo-patologo valuta lo spessore della lesione, dall’epidermide al derma (spessore di Breslow): questo elemento è fondamentale sia per la prognosi che per le procedure medico-chirurgiche successive). Tanto maggiore sarà lo spessore, tanto peggiore sarà la prognosi. Una volta confermata la diagnosi di melanoma si procede all’allargamento, cioè all’asportazione di un’area di cute sana circostante la cicatrice della pregressa asportazione. Contemporaneamente all’asportazione del melanoma si avviano altre analisi per verificare l’esistenza di eventuali mutazioni nelle cellule tumorali, la cui presenza permetterà di valutare terapie mirate”.
Se si sono verificate delle metastasi, come si procede?
“Se non è sufficiente l’asportazione chirurgica, esiste una classe di farmaci target che colpiscono le cellule mutate. Inoltre, pur essendo nota da tempo l’importanza dell’immunoterapia nel trattamento dei tumori in genere e del melanoma in particolare, oggi si dispone di farmaci immunoterapici molto più efficienti. Pertanto i farmaci target e l’immunoterapia singolarmente o in associazione hanno modificato sostanzialmente la prognosi di questi malati”.