“Denunciate”. È questo l’appello diffuso sui social da Noemi, 24 anni, dopo che il primo novembre 2021 ha raccontato di essere stata molestata al telefono da un uomo – probabilmente originario della provincia di Lecce – che si fingeva un ginecologo. La chiamata è arrivata da un numero sconosciuto: l’uomo le ha fatto domande private sull’intimità, dimostrando di avere accesso ai suoi dati e ad informazioni sensibili, quindi le ha proposto di fare una visita in videochiamata. La denuncia, su Instagram e Facebook con l’hashtag #nonseisola, ha fatto emergere numerose storie simili: i casi segnalati a Noemi in queste ore sarebbero quasi 100 in Puglia e più di 200 in tutta Italia. La Procura di Lecce ha aperto un’indagine e numerosi volontari hanno offerto alle vittime supporto legale e psicologico.
“Si è presentato con il nome di Francesco Licante o Lirante e mi ha contattato per un’infiammazione ginecologica, che non sapevo di avere – ha raccontato la giovane su Instagram – Diceva di essere del Counseling center dell’ospedale di Tricase” in provincia di Lecce”. Nonostante il tempismo curioso – il 1 novembre era infatti una giornata di Festa – il fantomatico dottore “sapeva il fatto suo in quel campo”. Inoltre era in possesso di numerosi dati privati, come la data di nascita, l’indirizzo e i particolari della situazione clinica della giovane. Così Noemi ha deciso di fidarsi, anche dopo che lui le ha proposto un consulto in videochiamata. “Mi ha chiesto se avessi Zoom, ma poi abbiamo usato Hangout – ha spiegato invece a Il Corriere della sera – Lui non ha mai acceso la telecamera”. Alla richiesta di spogliarsi in video, la giovane si è però insospettita: “Mi sono rifiutata, ma gli ho inviato una foto che solo pochi giorni prima avevo condiviso con il mio medico, al quale mi ero rivolta per un problema ginecologico”.
Una ricerca online e presso l’ospedale di Tricase ha svelato la falsa identità del truffatore. Anche l’email e i contatti forniti non erano istituzionali. Quando però la 24enne lo ha ricontattato, esigendo una spiegazione, l’uomo si è negato. È scomparso senza fornire alcuna spiegazione. “Sono stata così ingenua da dargli l’occasione di divertirsi con il mio corpo, ma questo tizio potrebbe ingannare qualcuno che è più ingenuo di me: una minorenne, vostra sorella, vostra madre, qualsiasi altra donna”. Dopo la denuncia ai carabinieri, sui social Noemi è stata contattata da numerose altre vittime, prima provenienti solo dalla Puglia, poi da tutta Italia. Ognuna le raccontava dinamiche simili e le stesse violenze psicologiche. Qualcuna di loro è riuscita persino a riprendere il molestatore, ma molte non si sono ancora rivolte alle forze dell’ordine: “Perché pensavano fosse uno scherzo, perché hanno paura, perché proprio chi hanno accanto le ha accusate di stupidità” ha scritto la 24enne in un post. A volte però la risposta dei carabinieri non è stata adeguata: “Chi ha denunciato invece, o ci ha provato, è stata trattata con aria di sufficienza. Me compresa – poi ancora – Ci hanno detto che se non riceviamo minacce di morte non possono fare niente”.
Attualmente è in corso un’inchiesta anche sulla diffusione dei dati personali delle vittime: l’uomo potrebbe aver hackerato i database di numerosi ospedali e laboratori di analisi. Dalle indagini della Polizia Postale e della Procura di Legge stanno emergendo dettagli inquietanti: l’uomo starebbe agendo almeno da agosto e avrebbe adescato anche delle minorenni.
“Sono stata adescata con una mail di lavoro – ha dichiarato una delle giovani all’emittente televisiva Antenna Sud – avevo scritto un annuncio sulle principali piattaforme e tre minuti dopo ho ricevuto una telefonata da un numero anonimo. Mi diceva di chiamarsi dottor Rinaldi e di chiamare dall’ospedale di Casarano” (Lecce) – il pericolo però è stato scampato – Alla fine della chiamata mi ha chiesto se volessi prenotare una visita ginecologica. Mi sono spaventata”. Una 40enne, a cui è stato diagnosticato un cancro, ha raccontato invece di essere stata contattata poco prima di mezzanotte: “Mi ha detto che l’isteroscopia, alla quale mi ero sottoposta in una clinica salentina di recente, meritava ulteriori approfondimenti. Mi è crollato il mondo addosso. Sapeva tutto di me, della mia famiglia, delle visite sanitarie di questi mesi – poi ha continuato – Gli ho detto che, alla luce della sua chiamata, volevo interfacciarmi prima di tutto con il medico che mi aveva operata. Ed è a quel punto che mi ha chiesto, dal nulla, come procedesse la mia vita sessuale. Ho riattaccato”. Ci sono poi donne chiamate sul numero di lavoro, mentre si trovavano da sole in ufficio. Alcune che hanno ricevuto false diagnosi su polipi o infiammazioni. Altre ancora che hanno subito richieste sessuali esplicite. Le storie sono tante. L’invito di Noemi per tutte le vittime è a fare un fronte comune, per supportare chi prova timore o vergogna e presentare gli articoli e le testimonianze, diffusi ormai sui media nazionali, per non lasciare che il problema passi inosservato dinnanzi alle autorità: Tutte abbiamo un “solo dovere, di libera scelta: denunciamo. Lo facciamo insieme”.