Stoccaggio sbagliato dei vaccini, dati dei volontari erroneamente lasciati incustoditi, scarso monitoraggio delle persone sottoposte alle inoculazioni e anche falsificazione delle date d’intervento in caso di reazioni avverse. Sono queste le principali accuse mosse da un’ex direttrice regionale, Brook Jackson, nei confronti di Ventavia Research Group, il centro di ricerca per il quale lavorava e uno di quelli che supportava Pfizer nella fase di sperimentazione del suo vaccino anti-Covid. Accuse pesanti supportate da foto, registrazioni video e audio consegnate al British Medical Journal, oltre che alla Food and Drug Administration americana, che se confermate farebbero emergere la totale superficialità e mancanza di accortezza nello svolgimento delle fasi di trial del vaccino Comirnaty. Ma che, secondo gli elementi a disposizione, non coinvolgono direttamente l’azienda farmaceutica e, soprattutto, non inficiano la validità della sperimentazione: Ventavia, infatti, ha fornito il proprio report su 1.000 casi di volontari sui 44mila totali della sperimentazione. Risultati, tra l’altro, già superati dalla larga somministrazione del vaccino Pfizer a livello mondiale.
La pensa così anche Aureliano Stingi, ricercatore in Biologia molecolare e Oncologia genetica e fact checker contro le fake news dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): “Quello che è stato denunciato al Bmj non è lo scandalo del secolo. È la testimonianza di superficialità e poca accortezza in piccole procedure. Non creiamo panico e insicurezza – ha affermato ai microfoni di Adnkronos – Se ci sono errori in un trial clinico vanno denunciati e perseguiti, ma attenzione anche a non enfatizzare cose che non inficiano la sicurezza del vaccino anti-Covid Pfizer. Sicurezza ed efficacia sono testimoniate dall’Fda, da enormi studi e dalla vita reale, visto anche che il vaccino è stato somministrato a miliardi di persone“.
LA DENUNCIA – Jackson, che dopo la testimonianza inviata alla Fda è stata licenziata da Ventavia, parla sia di problemi legati al mancato rispetto dei protocolli di sicurezza, come aghi smaltiti in maniera sbagliata, volontari lasciati in corridoio dopo le somministrazioni senza un adeguato monitoraggio medico o vaccini tenuti a temperature non idonee, ma anche e soprattutto di gravi violazioni nelle procedure che avrebbero potuto invalidare la sperimentazione sui 1.000 pazienti in questione. Ad esempio, gli identificativi dei pazienti, sostiene Jackson, venivano lasciati incustoditi e a disposizione anche di membri del personale che non erano tenuti a conoscere l’identità e, soprattutto, il prodotto somministrato alle persone, così da rischiare di rivelare chi dei volontari era stato trattato con Comiranty o con il placebo. Un aspetto a cui il centro ha posto rimedio con mesi di ritardo.
Inoltre, il protocollo prevedeva che qualsiasi caso avverso dovesse essere trattato ed esaminato entro 24 ore dalla segnalazione, ma alcuni casi ciò è avvenuto anche con oltre tre giorni di ritardo, anche in caso di reazioni avverse gravi, così da compromettere la validità delle rilevazioni. Una questione che preoccupava non poco i vertici del centro di ricerca che, sostiene Jackson, hanno comunicato ad alcuni membri dello staff la necessità di falsificare le date senza che un eventuale controllo della Fda, particolarmente temuto, potesse rilevarlo.
In tutto ciò, a dicembre 2020 Pfizer ha presentato la sua relazione per richiedere alla Food and Drug Administration l’approvazione del vaccino, senza menzionare alcuna anomalia durante la fase di trial. Va detto che, dalla testimonianza di Jackson, non emerge alcuna evidenza che la casa farmaceutica fosse al corrente di ciò che stava succedendo in Ventavia. Il giorno dopo, comunque, è arrivato il via libera di Fda.
L’ESPERTO OMS – Stingi, dopo aver spiegato che ciò che è emerso non inficia la validità e l’efficacia del vaccino, spiega che è necessario contestualizzare la vicenda per renderla comprensibile anche a chi non opera nel settore: “Pfizer si avvale di aziende esterne per seguire la mole di studi che porta avanti, questa specie di ‘gola profonda’ – dice Stingi riferendosi a Jackson -ha rivelato alcune imprecisioni ed errori fatti durante lo svolgimento di alcuni trial, tre per l’esattezza, su centinaia (153) realizzati per Pfizer. I dati di Ventavia corrispondono a 1.000 partecipanti su 44mila. Se uno legge la notizia al volo rimane colpito ma se analizza anche le dichiarazioni vede che si parla di errori procedurali, ad esempio di siringhe buttate in sacchi di plastica e non nel contenitore idoneo, nomi dei pazienti visibili, ritardo di due giorni nella comunicazione di effetti indesiderati. Diciamo che sono errori che non inficiano l’affidabilità del vaccino”.