Arriverà probabilmente il 26 novembre la decisione sul rinvio a giudizio di Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, i quattro 21enni genovesi accusati dalla Procura di Tempio Pausania di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una coetanea italo-norvegese che li ha denunciati. Dopo un’udienza tecnica durata poco più di mezz’ora, la gup Caterina Interlandi ha rinviato il procedimento per dare il tempo dal perito il tempo di trascrivere dai brogliacci 11 intercettazioni considerate decisive dalle parti, sulle quali si giocherà il confronto processuale. I difensori degli imputati hanno confermato che chiederanno di procedere con rito ordinario, rinunciando così agli sconti di pena previsti dai riti alternativi.
I fatti oggetto della causa risalgono alla notte tra il 16 e 17 luglio 2019 a Porto Cervo, in Costa Smeralda, nella residenza di Beppe Grillo, il fondatore del Movimento 5 stelle e padre di Ciro. Dopo una serata al Billionaire, Grillo jr e i suoi amici si sono spostati nell’appartamento con la ragazza che li accusa, Silvia, e una sua amica, Roberta. Silvia, studentessa assistita dall’avvocato Giulia Bongiorno, ha raccontato otto giorni dopo i fatti ai Carabinieri di Milano di essere stata costretta a bere da una bottiglia di vodka e poi a un rapporto sessuale di gruppo dai quattro giovani, che si difendono parlando di un rapporto consenziente. Anche Roberta per la Procura è stata oggetto di violenza, in quanto, mentre dormiva, Grillo, Lauria e Capitta hanno scattato alcune foto oscene a un palmo dal suo viso.
Nel corso delle indagini i quattro genovesi sono stati interrogati due volte. A giugno era arrivata la richiesta di rinvio a giudizio, con agli atti il racconto della ragazza nonché foto e immagini che rafforzerebbero l’accusa, insieme alle intercettazioni raccolte mettendo sotto controllo per oltre un anno diversi telefoni, compresi quelli di Ciro jr e dei suoi tre amici. “Ogni volta che la vicenda riemerge sui media, per la mia assistita è come spargere sale su una ferita ancora aperta, l’enfatizzazione mediatica è stata una prova pesante”, ha detto l’avvocato Bongiorno prima di entrare in aula.