Il testo, redatto dall'associazione Comma 22 in base alle indicazioni dei 422 operai italiani della multinazionale, punta a rafforzare i poteri dello Stato per bloccare le aziende sopra i 100 dipendenti che decidono di chiudere uno stabilimento nel nostro Paese. L'appello di Fratoianni e Ehm, primi firmatari: "È il momento che il Parlamento fermi questa piaga"
Promuovere una normativa che assicuri la continuità occupazionale e sanzioni i comportamenti illeciti delle imprese. È questo l’obiettivo della nuova proposta di legge anti-delocalizzazioni depositata alla Camera il 5 novembre con le prime firme di Yana Ehm del Gruppo Misto e Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. Un documento elaborato dai giuristi – che appartengono alle associazioni Giuristi Democratici, Comma Due, Telefono rosso – che si pone l’obiettivo di superare le lacune del decreto governativo (ormai uscito dai radar) a cui aveva lavorato la viceministra dello Sviluppo economico Alessandra Todde partendo dall’esperienza di chi ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze del fenomeno: i lavoratori Gkn. L’iniziativa, supportata anche da una petizione pubblicata su Change.org e ha raccolto circa 50mila firme nel giro di un mese, si è infatti basata proprio sulle indicazioni fornite dai 422 operai dello stabilimento di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, per i quali la multinazionale britannica ha avviato a luglio una procedura di licenziamento poi revocata dal tribunale a settembre.
Come riportato sulla pagina web che ospita la raccolta firme, la proposta, già firmata da 26 deputati, punta in sostanza a rendere più stringente l’iter di chiusura di uno stabilimento in Italia per le aziende con oltre 100 dipendenti. Tra i vari vincoli, il testo prevede che l’impresa abbia l’obbligo di comunicare preventivamente al governo il progetto di dismissione e di presentare al ministero per lo Sviluppo economico un piano per la salvaguardia dei lavoratori, che dovrà essere approvato con il consenso anche dei sindacati. Il veicolo pubblico Cassa Depositi e Prestiti avrebbe poi la possibilità di subentrare nella proprietà o sarebbe comunque tenuto a controllare l’affidabilità di un eventuale acquirente esterno. In ultimo, la legge permetterebbe anche ai lavoratori di riunirsi in una cooperativa, che avrebbe la precedenza insieme allo Stato nell’acquisto dell’azienda. Una procedura lunga e articolata, insomma, cui qualsiasi multinazionale dovrà attenersi meticolosamente, pena l’illegittimità dei tagli al personale e l’applicazione di sanzioni.
“Finalmente è stata depositata la proposta di legge anti delocalizzazioni, che a partire dal caso Gkn rappresenta una mossa concreta per combattere efficacemente il fenomeno e al contempo garantire la salvaguarda dei diritti dei lavoratori”, commentano Ehm e Fratoianni. “Il testo ha già un valore altissimo in quanto è stato scritto, assieme al supporto di giuristi esperti, con e per i lavoratori“. Per i due parlamentari “siamo di fronte a una piaga, da Gkn a Whirlpool le delocalizzazioni selvagge sono ormai all’ordine del giorno e non possiamo più restare a guardare. È il momento che il Parlamento agisca“. “In questo Paese non ci devono più essere drammi come quello dei lavoratori di Campi Bisenzio o della Giannetti Ruote in Brianza, e di tante altre realtà piccole e grandi”, ha poi aggiunto Fratoianni. Entusiasta anche Dario Salvetti, rappresentante dei lavoratori Gkn: “In un mondo diverso, il Parlamento e il governo sarebbero intervenuti da tempo. Quello che facciamo oggi è togliere alibi e scuse sulla legge anti-delocalizzazioni”.