Immagini a scatti, rotelle che girano, errori improbabili e qualità non sempre eccellente. Che il tifoso non sia soddisfatto – per usare un eufemismo – dell’inizio di stagione di Dazn è cosa nota. Adesso però arrivano dei dati che dovrebbero spaventare i presidenti della Serie A: secondo una ricerca Doxa, circa l’80% degli spettatori rimpiange Sky. E la metà degli abbonati sarebbe pronta a disdire se la situazione non migliorerà nelle prossime settimane. Lo studio sulla “percezione della qualità ed esperienza di visione della Serie A nel 2021” è stato condotto a fine ottobre. Non che ci fossero molti dubbi sui risultati, considerato l’avvio disastroso di stagione, tra disservizi e polemiche. Le statistiche, però, forse sono persino peggiori del previsto, e da prendere sul serio anche perché molto recenti: non arrivano sull’onda del malcontento delle prime giornate ma a metà girone d’andata. E ancora oggi quasi 8 utenti Dazn su 10 affermano di aver riscontrato problemi, 1 su 4 di averli di frequente. Una percentuale molto alta, soprattutto se paragonata a quella di Sky (dove appena il 2% ha interruzioni gravi), ma anche di Amazon, che ha fatto il suo debutto nel mercato dei diritti tv del pallone col martedì di Champions e per la prima volta viene misurata, riscontrando un discreto indice di gradimento: il 65% si ritiene soddisfatto, contro appena il 23% di Dazn (e non va meglio per Timvision). A dimostrazione che il problema non è solo lo streaming, ma anche chi lo fa.
Sono numeri pessimi, che certificano la percezione degli spettatori (e interessano anche gli investitori, già allarmati per il problema degli ascolti). A guardarli, sembra che la scommessa tecnologica di trasmettere online il campionato non sia stata vinta. Almeno non per il momento, questo genere di rivoluzioni non è mai indolore, non si fa dall’oggi al domani e forse proprio questa è la responsabilità maggiore di Dazn e della Serie A. Non c’è alcun dubbio che il futuro del pallone sia in streaming, i dubbi evidentemente fondati erano che l’Italia fosse già pronta. E infatti fin qui la trasmissione online del campionato ha incontrato esattamente tutte le difficoltà che gli scettici avevano obiettato al momento dell’assegnazione. Gli ascolti sono quelli che sono, o meglio, nessuno sa quelli che sono visto il differente sistema di misurazione che non coincide con i dati ufficiali di Auditel: un gap abnorme, come rivelato da un’inchiesta del Fatto Quotidiano, che toglie credibilità al valore del prodotto. Nemmeno gli abbonati decollano, se è vero come riportato da indiscrezioni che Dazn sarebbe intorno a quota 2 milioni di sottoscrizioni, comunque meno della sopravvissuta Sky, mentre non è chiaro l’apporto di Tim, che pure contribuisce con circa 350 milioni l’anno all’offerta di Dazn.
L’unica buona notizia è che la situazione sembra essersi stabilizzata nelle ultime settimane. L’Antitrust per il momento ha deciso di non intervenire a gamba tesa su una questione molto delicata (forse troppo) come quella di una eventuale sublicenza. Anche le proteste sono diminuite, un po’ perché non ci sono stati nuovi casi di blackout clamorosi, un po’ perché forse gli spettatori si sono quasi rassegnati a un certo disservizio diffuso. Buon per la Serie A. E i patron devono augurarsi che continui così: perché il dato forse più eclatante della ricerca è quello per cui il 48% degli abbonati Dazn sarebbero pronti a disdire in caso di ulteriori problemi di visione. Il 42% cercherebbe “metodi alternativi” per seguire il campionato: tradotto, sono a rischio pirateria, quella che secondo gli slogan della Lega uccide il calcio. Il 6% smetterebbe proprio di seguire. Per la Serie A sarebbe un autentico disastro, il più clamoroso degli autogol.