I tedeschi sono orgogliosi del loro lavoro. Lavorano sottoterra e ne sono orgogliosi. Spalano carbone e ne sono orgogliosi. Io non sono mai stato orgoglioso del mio lavoro. Ero orgoglioso di poter mandare soldi ai miei genitori perché erano troppo vecchi per lavorare, ero orgoglioso di poter aiutare mio fratello dopo che ha perso il braccio, ma non sono mai stato orgoglioso del mio lavoro qui. (…) Un padre vorrebbe insegnare qualcosa ai propri figli. A volte mi immagino di essere diventato un medico, un avvocato o anche soltanto un traduttore. A volte mi immagino di essere diventato qualcosa di cui poter dire ai miei figli: è una bella cosa, potete diventare come me. Invece ho solo cercato di insegnarvi a non diventare come me.

Quanti dubbi, quanta amarezza, quanta lucidità in I sogni degli altri, il nuovo romanzo di Selim Özdogan uscito da pochissimo in edizione italiana per Emons.

I sogni degli altri può essere letto come un classico giallo: c’è il detective privato, c’è il crimine, c’è la storia di riscatto personale e sociale in un intreccio degno del miglior romanzo investigativo. Ma, probabilmente, il suo punto d’interesse più forte e pressante sta nell’ambientazione incredibilmente reale e contemporanea.

C’è tanto rap in questo libro e non solo per la playlist ufficiale su Spotify che ne rappresenta un po’ la colonna sonora. L’Hip-Hop fa da sfondo a tutto ciò che accade sia nel mondo reale che in quello virtuale, è il tratto d’unione tra la strada e il dark web, dove il crimine ha una forma nuova ma non è meno preoccupante e minaccioso rispetto a quello che si annida nei vicoli bui delle città.

E c’è la droga: business enorme, tragica livella sociale, occhio del ciclone intorno a cui orbita chi la traffica, chi la vende, chi la consuma e chi prova ad impedirlo.

Costruito per immagini e fortemente cinematografico – non a caso, visto che Özdogan è da molti anni amico e collaboratore di Fatih Akin, regista di La sposa turca e Soul Kitchen I sogni degli altri è allo stesso tempo indiscutibilmente reale nel parlare di migrazione e integrazione in questa Europa degli anni ’20. È facile dimenticarsi che sia ambientato in Germania e cercarne i volti e i suoni dalle nostre parti. Certe storie, nel bene e nel male, accadono ormai ovunque. E il rap è la colonna sonora che le accompagna, in Italia, in Germania, in ogni angolo del globo.

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