Cronaca

Minenna e il caso dello yacht da 18 metri: alle Dogane è costato 200mila euro tra lifting e motori. In un anno non ha fatto un miglio

La vicenda del mega-yacht che il direttore generale dell'Agenzia delle Dogane voleva a tutti i costi. Per la messa a punto e il lifting coi loghi ha speso 200mila euro. Ma il natante era solo sequestrato e viene restituito al proprietario. Confiscato nuovamente, finisce alla Gdf che diversamente dalle Dogane svolge compiti di polizia di mare. Minnena prende carta e penna e scrive al generale Zafarana in persona, chiedendo un suo "premuroso intervento"

Ed eccolo lo yacht di 18 metri citato nelle deposizioni che stanno inguaiando il direttore delle Dogane Marcello Minenna, economista grillino finito sulla graticola per una serie di spese e acquisti discutibili emersi quando ha messo alla porta chi come tali li bollava. Minenna è indagato per abuso d’ufficio dalla Procura di Roma in relazione al siluramento del suo vice Alessandro Canali che in un esposto ha documentato viaggi in business class e pernottamenti con camera suite insieme a una dipendente. Ma anche l’ex finanziere Roberto Fanelli ha denunciato una serie di presunti sprechi che potrebbero aprire altri filoni di indagine. Uno potrebbe approdare a Marina di Arechi, al largo della costa sud di Salerno, dove galleggia lo yacht “Sunseeker 61 Predator”, un 18metri che nel mercato nautico, usato, vale 400mila euro. Chi ci passa non può che notarlo: ha la livrea grigia e l’emblema dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) pittati di fresco, motori nuovi di zecca e collaudi fatti a dovere. Insomma, è pronto per solcare i mari. Ma a dispetto del nome e delle dotazioni non ha fatto un miglio. E’ lì fermo da un anno, emblema galleggiante della “grandeur” che non pochi guai sta causando al direttore delle Dogane che coltiva, tra le altre cose, l’ambizione di trasformarle in una quinta o sesta forza di polizia, con tanto di uniformi e gradi ai suoi dipendenti. Per riaverlo, del resto, ha mosso mari e monti. Ecco la storia.

Inizia un anno fa, da una maxi operazione contro il contrabbando di gasolio della guardia di Finanza di Bressanone, coordinata dalla Procura di Bolzano, che porta a 7 arresti e 19 indagati. Tra i beni confiscati “per equivalente” a Francesco D’Auria, considerato un “re” del contrabbando e già condannato a cinque anni di carcere per spaccio, c’è quell’imbarcazione battente bandiera tedesca registrata come “Santa Rita” che il Procuratore aggiunto, su richiesta dell’Agenzia, il 29 ottobre del 2020 assegna alla stessa Agenzia delle Dogane. Avuta la barca, l’ADM l’assegna a sua volta all’Ufficio Canale di Sicilia per il rintraccio dei relitti dei migranti e per gli accertamenti in materia di accise e monopoli. Non prima però di aver speso 200mila euro in affidamenti diretti per il “ricondizionamento”: 75mila solo per la riparazione dei motori, 32mila per il lifting (“ricondizionamento”) più svariate, sofisticate e costose apparecchiature”funzionali agli accertamenti”, come il collegamento telematico alle banche dati dell’Agenzia. E fin qui ci sta tutto, a parte il fatto che le Dogane come detto non sono una forza di polizia di mare e l’operazione fa serpeggiare il sospetto nei corridoi dell’Agenzia. Quel che succede dopo rende l’intreccio degno di una fiction.

Il bimotore ha infatti un “problemino”: è solo sequestrato, non confiscato in via definitiva. E tuttavia l’Agenzia delle Dogane, su indicazione di Minenna, decide comunque di spendere i soldi per rimetterlo in sesto e adattarlo a compiti doganali. Una scelta che si rivela precipitosa perché a giugno 2021 – primo colpo di scena – il Tribunale di Bolzano dissequestra l’imbarcazione e la restituisce a una cittadina tedesca che ne rivendicava la proprietà. Tempestive indagini – svolte non della procura o della Finanza, ma da personale della stessa agenzia delle dogane – riescono però a dimostrare un collegamento tra la signora e gli indagati, cosicché il gip di Bolzano il 17 settembre la sequestra di nuovo per ridarla all’agenzia. Ma ecco il secondo colpo di scena: a Salerno il comando della Guardia di Finanza sotto l’egida dell’autorità giudiziaria di Nocera Inferiore e con l’aiuto delle dogane, aveva disposto analogo sequestro dello yacht e il procuratore aggiunto Roberto Lenza il 14 settembre lo aveva assegnato per competenza alla Gdf, che svolge funzioni di polizia di mare. Così il “Santa Rita” resta ostaggio di una contesa tra le due amministrazioni dello Stato: la Guardia di Finanza che ha compiti di polizia di mare e personale navigante, l’Agenzia delle Dogane che non ce l’ha ma lo rivuole a tutti i costi.

Contro il dissequestro Minenna mobilita anche l’Avvocatura Generale dello Stato in vista di un ricorso in Cassazione. Poi, il 22 settembre, prende carta e penna e scrive direttamente al Comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana. In una lettera di quattro pagine sottopone al suo “premuroso vaglio” la vicenda della barca contesa confidando in un “premuroso Tuo intervento affinché il comando di Salerno, in ossequio al preminente interesse, non solo erariale, dello Stato e dell’amministrazione cui afferiscono Gdf e Adm rinunci all’assegnazione al fine di scongiurare l’oneroso smantellamento dell’attrezzatura installatavi dall’agenzia e rendere possibile la riassegnazione del natante ad ADM, come prefigurato dalla Procura di Bolzano, superando l’impasse determinatasi con la sovrapposizione delle disgiunte iniziative investigative”.

Bene, ma che ne è della barca coi loghi doganali di Minnena? Quante miglia ha percorso effettivamente da che è stata messa a nuovo? Neppure uno, fanno sapere dal Comando generale della Guardia di Finanza, III Reparto Operazioni. “In relazione alla richiesta del giornalista del “Fatto Quotidiano”, finalizzata a conoscere le miglia percorse dal natante Sunseeker 61 Predator, denominato “Santa Rita”, si segnala per ogni utile valutazione che la citata imbarcazione è attualmente sottoposta a sequestro nell’ambito di due distinti procedimenti penali instaurati dalle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Bolzano e Nocera Inferiore”. Forse toccherà ai magistrati, prima o poi, staccare la cima.