Dopo che, giovedì, un gruppo di senatori M5s ha annunciato un’interrogazione al premier Mario Draghi denunciando l’“assenza di trasparenza” nei confronti di Parlamento e cittadini sull’avanzamento del Recovery plan, il governo batte un colpo. Palazzo Chigi fa sapere che lo stato di attuazione del Piano sarà oggetto di una Relazione alle Camere che è in via di predisposizione. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, durante la Conferenza dei capi di gabinetto sull’attuazione del programma ha anticipato che “sono 549 i provvedimenti attuati dall’insediamento del Governo Draghi e 29 i target del Piano ‘Italia Domani’ raggiunti sui 51 che devono essere conseguiti entro la fine dell’anno”. In meno di due mesi, per rispettare gli impegni presi con Bruxelles, andranno quindi approvati altri 22 provvedimenti.
Garofoli ha annunciato che saranno assegnati obiettivi settimanali, anziché solo mensili, “al fine di ridurre ancor più significativamente negli ultimi due mesi dell’anno lo stock complessivo. Un picco importante è stato registrato a settembre, quando sono stati attuati 112 provvedimenti“. Nell’ultimo mese, rivendica il governo, “c’è stata una forte accelerazione sul raggiungimento dei target, passati dai 13 di fine settembre ai 29 attuali”.
Nessuna risposta su un altro rilievo oggetto dell’interrogazione, cioè il fatto che secondo Openpolis gli ultimi file pubblicati nella sezione open data del portale Italia Domani “presentano alcune criticità e incongruenze”: “Non sono stati realizzati seguendo le più comuni buone pratiche in tema di open data” e contengono “incongruenze“: “in alcuni casi i riferimenti dei codici identificativi e quelli descritti nella colonna “misura correlata” (da noi rinominata “titolo_misura”) non coincidono” e nel secondo file “manca il codice univoco con il quale le misure sono indicate nell’altro. Ciò rende impossibile associare scadenze e misure”. Segue la richiesta di pubblicare “l’intera struttura dei dati legati al Pnrr in modo da non alimentare ulteriore confusione su un tema già molto complesso e delicato” e di farlo “utilizzando le buone pratiche legate agli open data che abbiamo visto e che sono già da tempo utilizzate comunemente in molti portali della pubblica amministrazione”.