“Roma. E tutti noi”: questo lo slogan con cui Roberto Gualtieri è diventato sindaco della Capitale dopo mesi di campagna elettorale in cui ha rivendicato la capacità di aver tenuto unita una coalizione variegata, composta da venti forze politiche e civiche molto diverse tra di loro e che si sono raccordate in sette liste. Nessuno dimentica il saluto da piazza Santi apostoli a Roma nella sera della vittoria: “Unire il centrosinistra è possibile, si vince a Roma e si può vincere anche quando ci sarà la sfida nazionale”.

L’idillio, però, è durato poco: meno di niente. I minisindaci eletti in tre municipi (il III, il X e il XIII) non hanno saputo fare altrettanto e la loro maggioranza già fa acqua. A far esplodere i dissidi nel Municipio III e X la rappresentanza in giunta della lista Sinistra civica ecologista che è stata tagliata fuori. Nel Municipio XIII invece la spaccatura riguarda l’esclusione della lista di Aurelio in Comune, che si è presentata con l’appoggio di Roma Futura ed Europa Verde. Nel Municipio III la maggioranza quindi si presenta alla prima prova di governo già con una defezione, nel XIII con due e nel X rischia di non comporsi proprio.

MUNICIPIO III – Il primo territorio finito nella bufera, oggi, è stato il Municipio III, dove ha vinto Paolo Marchionne del Pd con oltre il 61% delle preferenze. Nel pomeriggio il minisindaco ha presentato al consiglio municipale la sua giunta e, dei 6 componenti, 3 sono del Pd e 3 di Roma futura. “Una scelta nata senza confronto, una scelta incredibile: Marchionne ci ha messo fuori dalla maggioranza consiliare“, tuona il capogruppo capitolino di Sinistra civica ecologista, Sandro Luparelli, riferendosi all’approvazione dei nominativi di giunta che per legge deve essere ratificata dai parlamentini. In linea generale per Luparelli si rischia un atteggiamento “sguaiato” dei minisindaci e fa “appello al Pd che, dopo aver fatto asso piglia tutto con le presidenze dei Municipi, ora rischia di mortificare gli alleati. Gli eletti non sono i presidenti del Pd, ma rappresentato tutta la coalizione”. In questo municipio, Sinistra civica ecologista ha ottenuto il 2,5% delle preferenze e ha eletto un consigliere, Simone Filomena che “con la sua comunità, presidia un quadrante popolare nevralgico per il territorio”, sottolinea Luparelli, che parla anche di una “scelta irresponsabile” da parte di Marchionne.

MUNICIPIO X – Tesissima, invece, la situazione nel Municipio X, quello di Ostia dove la maggioranza rischia proprio di non comporsi. Il presidente Mario Falconi, figura civica scelta dalla coalizione ed eletto con oltre il 53% delle preferenze, nei giorni scorsi – in maniera irrituale – ha comunicato la composizione della giunta municipale all’emittente televisiva territoriale Canale 10. È così che la lista Sinistra civica ecologista e i Giovani democratici hanno appreso di esser stati tagliati fuori dalla squadra di governo del minisindaco. Il passo falso, non è piaciuto fino al punto che i due esponenti dem, i giovanissimi Gd e primi tra gli eletti, Margherita Welyam e Raffaele Biondo, si sono incatenati nel pomeriggio di oggi, in segno di protesta, davanti alla sede del parlamentino del litorale. I due in breve tempo hanno anche ottenuto il sostegno dei Verdi e di un altro consigliere del Pd: con loro ovviamente anche Marco Possanzini che con l’1,7% delle preferenze di Sce è l’eletto della lista sul territorio. A far esplodere le tensioni, come detto, la rappresentanza in giunta ma anche i nomi: quattro sono in quota dem, tre del Pd e uno indicato dal partito, un altro profilo proviene da Demos e un altro è un indipendente il cui nome comunque non è stato condiviso con la coalizione tutta che ora parla di “restaurazione della giunta Tassone”. Il riferimento è ad Andrea Tassone, minisindaco dell’era Marino finito al centro dell’inchiesta Mafia Capitale, motivo per cui l’ente municipale è stato commissariato per diversi anni. “Falconi fa la giunta Tassone bis – racconta Possanzini di Sce -, è inaccettabile: ci sono Caliendo, Sesa e riciclano Bellomo. Noi non abbiamo chiesto assessorati e non abbiamo avanzato nomi, ma ci aspettavamo una rappresentanza condivisa con i Giovani democrati con i quali abbiamo fatto insieme anche il percorso elettorale”. La giunta Falconi, per i Gd, “conferma e manifesta che non si è capita la necessità di discontinuità – incalza il responsabile romano dei Giovani democratici, Agostino Biondo -. È stata formata con logiche uguali a quelle della giunta Tassone. Una spartizione tra correnti autoreferenziale, senza aprirsi al territorio. Gli elettori hanno dato un segnale di rinnovamento, scegliendo due consiglieri giovanissimi che non hanno chiesto nulla per loro niente ma volevano un processo partecipato per individuare i profili migliori per la giunta”. E ora se Falconi, che ha convocato il consiglio municipale per presentare la giunta alle 8:45 di lunedì non farà un passo indietro “siamo pronti a tutto”, dice Biondo. I consiglieri pronti a uscire dalla maggioranza (che conta 15 persone) sono in quattro (Weylem, Biondo, Possanzini e Facchinelli dei Verdi). “E senza di loro la maggioranza neanche si costituisce”, conclude.

MUNICIPIO XIII – Si è consumata la rottura, proprio in questi minuti, anche nel Municipio XIII: quello che abbraccia quartieri centrali come Cavalleggeri e Gregorio VII ma anche le periferie di Boccea e Montespaccato. Qui è stata eletta presidente del Municipio, con il 55% delle preferenze, Sabrina Giuseppetti del Pd. Alla lista di Aurelio in Comune, rete civica territoriale che ha concorso alle elezioni appoggiando la sua candidatura insieme a Roma futura ed Europa Verde, Giuseppetti in un primo momento aveva accordato la rappresentanza in giunta con il riconoscimento della vicepresidenza a un assessore alla Cultura scelto dal gruppo. AiC ha ottenuto il 5% delle preferenze, eletto due consiglieri e avanzato un nome: la proposta era sul tavolo ma, a quanto si apprende da fonti interne alla rete territoriale, la minisindaca ha fatto un passo indietro qualche giorno fa. È così che gli umori nella coalizione si sono guastati, fino al punto che è intervenuto l’attuale capogruppo capitolino di Roma futura, già presidente del Municipio III, Giovanni Caudo, a tentare la mediazione. Un accordo sembrava raggiunto in mattinata, ma è poi naufragato. “Siederemo fuori dalla maggioranza”, affermano le stesse fonti di Aurelio in Comune. Dai vertici della lista Sinistra civica ecologista, il capogruppo capitolino Alessandro Luparelli, quindi chiosa: “La coalizione esiste prima, durante e dopo le elezioni e deve avere una sua espressione nella composizione delle figure di governo. Richiamiamo i presidenti di municipio al senso di responsabilità, perché così si parte già con i primi tasselli di un cedimento nella coalizione. Se la coalizione esiste non può essere rappresentata nelle giunte solo da Pd e liste civetta”, ha concluso Luparelli.

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