Prende il via ufficialmente il governo di Roberto Gualtieri alla guida della Capitale. Il neosindaco ha giurato in Assemblea capitolina, davanti ai nuovi 48 consiglieri eletti e ai 12 assessori della giunta che ha scelto per i prossimi cinque anni. In un’aula Giulio Cesare gremita, con quasi un centinaio di giornalisti e operatori accreditati per l’evento, in sottofondo più che gli scatti delle macchine fotografiche hanno fatto rumore le scintille tra Carlo Calenda, leader di Azione, e gli esponenti di Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia. Calenda, dopo l’elezione delle cariche destinate alle opposizioni, ha alluso a “un accordo sottobanco” tra M5s ed FdI, e quando le polemiche erano ormai montate aveva già lasciato l’Aula.

La lunga giornata del primo consiglio comunale dell’era Gualtieri inizia alle 13, quando alla spicciolata arrivano a Palazzo Senatorio i nuovi consiglieri e assessori. Abbracci, presentazioni e ritrovi alla buvette del Campidoglio, un caffè e poi in aula. Alla sinistra dello scranno del sindaco prende posto la maggioranza, con 28 consiglieri, alla destra le opposizioni. Per via delle norme anti Covid alcuni consiglieri di maggioranza si vanno a sistemare dal lato opposto. Poco prima dell’inizio della seduta fa capolino l’ex sindaca, Virginia Raggi: sta tra i colleghi del suo gruppo, accanto a Linda Meleo, già assessora alle Infrastrutture, ai consiglieri Paolo Ferrara e Daniele Diaco, e ad Antonio De Santis, già assessore al Personale. A lui Calenda rivolge un saluto, un po’ ironico e un po’ amaro: “Mi hanno detto che sei intelligente, perché stai con i 5 stelle?”.

Il leader di Azione non incassa la replica e cede al richiamo delle telecamere. Torna sul suo passo indietro: aveva annunciato che si sarebbe dimesso per far entrare in aula il sesto degli eletti della lista, Francesco Carpano, poi ha cambiato idea. “Valuterò se” la carica di consigliere capitolino “è compatibile con gli altri impegni” ma “non volevo dare l’impressione ai romani che non mi occupassi direttamente di Roma”, dice l’europarlamentare. A quelli che gli chiedono se il suo gruppo sia interessato alla presidenza di una delle commissioni speciali, in particolare quella sul Giubileo 2025, Calenda risponde: “Potremmo essere interessati ma giuro che nessuno ci ha contattati”. E i mancati contatti al riguardo, almeno finora, pesano: nonostante le parole rassicuranti che Gualtieri pronuncia durante il primo discorso all’Assemblea capitolina (“ci aspettano grandi sfide, Giubileo, Pnrr e la candidatura ad Expo 2030”, quindi “auspico che su tali temi in questa Aula si possa realizzare un coinvolgimento anche delle forze di minoranza con ruoli di responsabilità”) la polemica divampa velocemente.

Poco prima si è votato per la presidenza dell’Aula, carica in quota alla maggioranza (è stata eletta Svetlana Celli del Pd), e per i vicepresidenti e segretari d’Aula: sono quattro ruoli, da norma due vanno alla maggioranza e due alle opposizioni. Paolo Ferrara ha ottenuto la vicepresidenza dell’Assemblea capitolina, insieme all’esponente della Civica Gualtieri, Carmine Barbati, e Fabrizio Santori della Lega uno dei due posti da segretario d’Aula, insieme a Claudia Pappatà del Pd. Calenda non perde un attimo e a margine dei lavori, mentre Gualtieri sta giurando da sindaco, dichiara alla stampa: “Abbiamo assistito al solito accordo sottobanco M5s-FdI, con la scusa da parte della destra che noi abbiamo detto di votare Gualtieri. I 5 stelle come noto sono un punto di riferimento dei progressisti, però votano con FdI. La situazione è piuttosto kafkiana ma era scontato”. Forse non gli sembra abbastanza, quindi rincara la dose con un tweet. “Accordo all’Assemblea capitolina tra FdI e 5s per spartirsi le cariche consiliari. La logica è la seguente: siccome i 5s (alleati del Pd) non hanno appoggiato Gualtieri, Meloni gli regala vicepresidente e presidente della Commissione Expo. La politica della Meloni per Roma”.

Secondo indiscrezioni, la commissione speciale dedicata al dossier sulla candidatura di Roma ad ospitare Expo 2030 dovrebbe essere presieduta dall’ex sindaca del M5s, Virginia Raggi. L’altra, quella sul Giubileo, dovrebbe andare anch’essa alle opposizioni. Per i fondi del Pnrr, invece, Gualtieri ha annunciato la creazione di un ufficio ad hoc. È intenzione del neosindaco, stando alle dichiarazioni, creare una convergenza unanime dei gruppi consiliari sui tre dossier che porteranno risorse importanti nella Capitale. Le nomine però sono ancora da fare.

Così le parole del primo discorso di Gualtieri all’aula e alla cittadinanza scorrono in un trambusto di chat e dichiarazioni. Il sindaco prima di tutto rivolge un pensiero “alle vittime della pandemia e ai loro cari”, un ringraziamento “al governo e alla Regione Lazio per l’ottima conduzione della campagna vaccinale” ma “anche agli operatori sanitari”, e un appello a “vaccinarsi, è fondamentale per proteggere la propria vita e quella degli altri”. In sottofondo il silenzio, ma anche De Santis che legge le affermazioni di Calenda e non perde un attimo per replicare. “Calenda – dice l’ex assessore della giunta Raggi – raccoglie i frutti delle proprie ambiguità. Vorrebbe ricoprire i ruoli che spettano alle opposizioni e non accetta che la vicepresidenza dell’aula vada al Movimento 5 stelle. Tra le consuete capriole e giravolte avrebbe voluto continuare a dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Stavolta invece la botta l’ha presa lui e dovrebbe solo accettarlo con fair play”.

Gualtieri, ignaro, prosegue nel parlare all’Aula. Rivolge “un pensiero affettuoso e deferente al Santo Padre, il cui magistero” è “particolarmente prezioso per affrontare i grandi problemi del nostro tempo e contribuisce a rafforzare il legame privilegiato della Capitale con la chiesa universale”. Poi promette di lottare contro le disuguaglianze: il sindaco rilegge il passaggio centrale del discorso di insediamento di Luigi Petroselli nel 1979: “Solo se i mali di Roma saranno affrontati, solo se la parte più oppressa e più debole della società, dai poveri e dagli emarginati agli anziani, dalle borgate ai ghetti della periferia, avranno un peso nuovo su tutta la città, essa potrà essere risanata e rinnovata”. Le parole di Calenda però stanno monopolizzando parte dell’attenzione. E anche il capogruppo di FdI, Giovanni Quarzo, decide di rispondergli: “Calenda è in confusione. Ma di quale accordo sottobanco parla? Prima di tutto vorrei ricordare al neo consigliere comunale (ancora per poco), che Giorgia Meloni non si occupa certo di cariche consiliari essendo impegnata su altri fronti”.

Gualtieri termina. Saluta l’Aula, oggi alle 10.30 riunisce per la prima volta la giunta: “Saremo degni della fiducia che le romane e i romani ci hanno accordato”, dice. Risuona un applauso della maggioranza. Poi parte la chiama per l’ultima votazione: vanno scelti i membri della commissione elettorale. “Carlo Calenda: assente”, risuona in Aula. È andato via prima della fine, ma la presenza, seppur breve, non è passata inosservata nel primo giorno della nuova consiliatura capitolina.

L’Aula si svuota, consiglieri e assessori lasciano Palazzo Senatorio un po’ alla volta, come sono arrivati. Qualcuno resta a chiacchierare in piazza. Raggi, insieme ai colleghi del M5s, è l’ultima a uscire. “Com’è andata? Bene, abbiamo votato tutto quello che c’era da votare”, commenta laconica, ringrazia e se ne va.

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