La Regione aveva dichiarato che avrebbe pagato completamente da sé l'opera che dovrebbe costare 61 milioni di euro. Luca Zaia, quindi, d'accordo con il presidente del Coni Giovanni Malagò, tira dritto e non vuole rinunciare al bob, allo skeleton e allo slittino, altrimenti al Veneto rimarrebbero solo le gare di sci alpino femminile e il curling
Il Decreto infrastrutture porta al Veneto 24,5 milioni di euro per finanziare la pista da bob per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 contestata dagli ambientalisti. Un contributo statale per un’opera che la Regione aveva dichiarato che avrebbe pagato completamente da sé e che secondo le ultime stime dovrebbe costare 61 milioni di euro. Luca Zaia, quindi, d’accordo con il presidente del Coni Giovanni Malagò, tira diritto e non vuole rinunciare al bob, allo skeleton e allo slittino, altrimenti al Veneto rimarrebbero solo le gare di sci alpino femminile e il curling. Ma riuscirà nell’intento di preparare l’impianto per la fine del 2024? Si deve constatare che la procedura è già in ritardo di due anni. L’iter dovrà subire un’accelerazione pazzesca per non rischiare di essere ultimato a Olimpiadi già chiuse.
“UNA VALUTAZIONE INDIPENDENTE” – “Ho ritenuto doveroso ricorrere a una valutazione tecnica indipendente per analizzare le soluzioni nel dettaglio e scegliere consapevolmente”. Così ha dichiarato Luca Zaia annunciando la decisione di abbandonare il più faraonico progetto da 85 milioni di euro (che prevedeva un parco giochi) e di non considerare l’ipotesi ventilata dal Cio di trasferire le gare a Innsbruck (“Senza di queste la partecipazione veneta sarebbe stata irrilevante”, ha detto il governatore). In realtà la procedura è imposta dal Codice degli appalti. Si tratta del documento di “fattibilità delle alternative progettuali” previsto per valutare la soluzione migliore nel caso di opere onerose. “Ad occuparsene è stata l’ingegnere Elisabetta Pellegrini” ha detto Zaia. Si tratta della responsabile dell’area infrastrutture della Regione che il 26 giugno 2021 ha dato l’incarico a Dba Pro spa di Santo Stefano di Cadore, che fa parte dell’omonimo gruppo trevigiano che opera in numerosi Paesi e ha 700 collaboratori. Nessuna gara, ma un’assegnazione diretta costata 89mila euro. Si tratta di una società che per la Regione ha eseguito altri interventi, ad esempio nel 2019 la ristrutturazione del data center (in questo caso incassando 449mila euro).
COSTO SFORATO – Così Zaia ha potuto annunciare (prima dello stanziamento statale) la scelta di ristrutturare la pista “Monti”, dismessa da dieci anni, che sarà smantellata e rifatta. La giunta regionale ha deliberato il 5 ottobre 2021, indicando un costo di 61 milioni di euro che “corrisponde sostanzialmente all’importo indicato nel dossier di candidatura olimpica”. In realtà la spesa indicata era di 47,7 milioni di dollari, pari a 39,3 milioni di euro, quindi la differenza è di 21,7 milioni di euro, il 55% in più della previsione iniziale. La delibera non specifica se i 61 milioni siano comprensivi di Iva, ma contabilizza già “una perdita d’esercizio di circa 400mila euro all’anno” per la gestione post-Olimpiadi. Infatti, come richiesto dal Cio, la Regione ha accantonato 8 milioni di euro per far fronte al disavanzo dei prossimi 20 anni. Il costo dell’impianto, quindi, sarà di almeno 69 milioni di euro.
PROMESSE NON MANTENUTE – La Regione ha deliberato solo ora di “procedere alla redazione del progetto di fattibilità” e ciò dimostra come si sia solo nella fase iniziale di un percorso che va concluso entro dicembre 2024. È vero che l’impianto sarà messo a disposizione del Comitato organizzatore dei Giochi nel dicembre 2025, ma prima dovrà già essere stato provato e collaudato. Le verifiche non si possono fare con la stagione calda, visto che serve una materia prima irrinunciabile, il ghiaccio. Per questo nel dossier di Candidatura il fine-lavori è previsto per ottobre 2024, considerando che da dicembre di quell’anno a marzo 2025 si terranno prove e competizioni della Coppa del Mondo. Non a caso il 28 ottobre Zaia ha dichiarato: “Si dovrà accelerare per realizzare la pista in tempo utile, entro dicembre 2024, per poi procedere a tutte le operazioni di collaudo da parte delle Federazioni”. Riuscirà il Veneto a mantenere l’impegno, visto che è prevista una durata dei lavori di 40 mesi dall’apertura dei cantieri? A dicembre 2024 ne mancano solo 37.
UN RITARDO DI DUE ANNI E MEZZO – Nel 2019 il cronoprogramma prevedeva scadenze tassative. Conclusione del primo Progetto di fattibilità nel maggio 2019. Solo adesso, invece, la giunta regionale ha dato incarico al direttore dell’Area infrastrutture di farlo redigere. Da quella data erano previsti due anni per arrivare all’apertura dei cantieri, tutte fasi non ancora avviate: gara internazionale per individuare il progettista entro ottobre 2019, progetto definitivo e Valutazione di impatto ambientale entro marzo 2020, approvazione in Conferenza dei Servizi e rilascio delle licenze edilizie da parte del Comune di Cortina entro maggio 2020. Il progetto esecutivo dettagliato? Avrebbe dovuto essere pronto nell’ottobre 2020. L’avvio della gara d’appalto internazionale per scegliere l’impresa di costruzione? Entro novembre 2020. L’aggiudicazione dell’appalto? Nel maggio 2021. L’inizio dei lavori era indicato a giugno 2021, cinque mesi fa. È solo da quel momento che avrebbe dovuto scattare l’orologio dei 40 mesi per arrivare al fine-lavori dell’ottobre 2024. Il governatore Zaia ha annunciato una prossima conferenza stampa per illustrare lo stato dell’arte, a questo punto necessaria per capire come verrà rispettata la deadline indicata nel 2019 che ha convinto il Cio.