Altri quattro chilometri di marcia a Glasgow per gli attivisti, mentre è in corsa la Cop26. Centomila persone, secondo gli organizzatori, si sono raccolte stamattina al Kelvingrove Park per la Marcia della Giornata globale per la giustizia climatica e hanno sfilato per tutto il pomeriggio sotto la pioggia. Come nella manifestazione di ieri, anche oggi a marciare con i manifestanti fino al Green Park c’era Greta Thunberg. Marce per il clima si sono svolte anche a Londra e in altre città della Gran Bretagna e dell’Irlanda, per un totale di 200 eventi. Manifestazioni di protesta si sono svolte anche in altri Paesi. Gli attivisti nelle Filippine avevano già finito la loro protesta quando è iniziata quella a Glasgow, scrive il Guardian, riferendo di marce in Corea del Sud, Indonesia, Olanda, Francia e Belgio. A Londra centinaia di manifestanti si sono riuniti davanti alla banca d’Inghilterra, dando via ad una lunga marcia verso Trafalgar square al suono dei tamburi con striscioni del movimento Extinction rebellion. Centinaia di attivisti si sono riuniti anche al parco della Rimembranza a Dublino, mentre un’analoga manifestazione si è tenuta a Belfast, in Irlanda del Nord.

A sfilare per le strade di Glasgow non c’erano solo i Fridays for future. C’erano gli Scientist Rebellion, scienziati giovani e in pensione, che in tuta da laboratorio si sono incatenati a vicenda e hanno bloccato il King George V bridge, un punto nevralgico della città. L’unico altro momento di tensione è stato l’arresto di un manifestante del Partito comunista in Saint Vincent street, che si era opposto al cordone della polizia.

Ma le voci di giovani e anziani che dal corteo chiedono azioni pratiche ai governi del mondo sono state tante e diverse. Chris, 31 di Glasgow, affetto da Sla e una bandiera scozzese e una della Ue sulla carrozzina. È lui il simbolo della giornata, all’agenzia Ansa ha detto: “Il mondo brucia, la gente vuole un futuro”. La Cop26 cambia poco, dobbiamo far sentire la nostra voce”. L’hanno fatta sentire i tantissimi giovani, ma anche Fred, che di anni ne ha 66 ed è venuto dalla Pennsylvania. “Voglio sostenere il cambiamento – dice -. Serve un cambio di sistema”, ha detto mentre sul suo cartello chiede lavori sostenibili.

C’erano anche i Climate Healers, che denunciano quanto poco si parli dell’impatto degli allevamenti di carne– soprattutto rossa- sulle emissioni di Co2 nell’atmosfera. Giravano con una palloncino gigante a forma di mucca, come il maiale della copertina di “Animals” dei Pink Floyd, e il loro portavoce Carl LeBlanc ha detto al Guardian: “Questa mucca è stata ignorata alla Cop26″. La pensa così anche Fiona inglese di 62 ani in maglietta a maniche corte nonostante la pioggia e il vento: “L’agricoltura è la principale fonte di emissioni, dobbiamo smettere di mangiare carne. Dobbiamo cambiare noi i nostri comportamenti, non possiamo aspettare i governi”.

Molti anche dai sindacati britannici e molti esponenti delle minoranze etniche e dei Paesi meno sviluppati, che alla Cop26 non hanno voce. Un concerto di cornamusa scozzese e tamburo sikh, suonati da Chris e Gurjt, ha scandito il ritmo degli interventi. Tra questi anche Jasmin, scozzese di 8 anni. Il suo cartello recitava “i giovani dicono la verità”, e la sua verità è scritta poco più sotto: “Bisogna che gli alberi vivano”. I cartelli comparsi nel corteo, sono tantissimi, in molte lingue e diversi alfabeti, ma molti dicono “Climate refugees welcome“.

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