di Ilaria Muggianu Scano
Nell’opera probabilmente più enigmatica di Hermann Hesse, Il giuoco delle perle di vetro, Castalia compare sin dalle prime righe. Castalia, alla lettera “Paese di castità”, è un luogo non luogo in cui spazio e legami si fondono senza soluzione di continuità in un’organizzazione utopica che si sostanzia nell’applicazione delle regole del gioco delle perle di vetro.
A Castalia vivono gli iniziati al gioco letterario, basato su rigide regole matematico musicali. Castalia è autentico luogo di relazione, essa esiste in virtù del confronto di idee, dalla combinazione di esse, le vere e proprie perle, dall’accostamento di gemme legate alla tradizione o alla formulazione di nuove teorie. Nell’orizzonte di significato coevo, Castalia è la contrapposizione ideale al sogno distopico della Germania nazista, e la componente antitetica incarnata dal doppio espediente ludico elemento rituale – elemento creativo è, in potenza, l’unica direttrice di un ordine cosmico proprio di un nuovo Umanesimo.
Le vicende di Castalia sono ambientate nel 2400 ma non si contano le analogie con le recenti dichiarazioni di Brunello Cucinelli, imprenditore italiano nel campo tessile, imperturbabilmente in cima alle classifiche di Forbes tra gli italiani più ricchi al mondo. Cucinelli, autentico filantropo e mecenate, non è nuovo ad interventi di etica dei rapporti umani. L’attenzione per il capitale umano si fa più significativa con l’impegno nella ricostruzione della città di Norcia, in seguito al sisma del 26 ottobre del 2016. A cinque anni esatti dalla maestosa operazione benefica – inframmezzata dalla donazione del sei per cento delle quotazioni in Borsa, pari a cento milioni in opere di beneficienza di varia matrice – Cucinelli annuncia la fondazione della Biblioteca Universale di Solomeo, in Umbria, sua terra natale.
Insomma, se la Castalia di Hermann Hesse era destinata a deflagrare su se stessa, a causa dell’attrito tra modernità e tradizione, Cucinelli è risoluto nel proposito di ampliare gli spazi meditativi della preesistente Accademia neoumanistica in quello che definisce il suo “progetto per l’umanità“. Il visionario signore del cachemire entro tre anni, nei pressi di Corciano, che ospita la concezione urbana cucinelliana della fondazione omonima – con una cittadella ideale in cui vivono i 1200 dipendenti dell’azienda, con un teatro, il castello, l’anfiteatro, il bosco, i giardini in cui Cucinelli, figlio di contadini e di formazione ingegneristica – esercita la concretizzazione della propria filosofia ispirata a valori umani e umanistici, migliore réclame dell’Italia nel mondo.
La Biblioteca Universale di Solomeo nasce su duemila metri quadrati che ospiteranno 500 mila volumi acquisiti dalla fondazione, che spaziano su tutti i campi dello scibile umano.
“Cosa possiamo donare al mondo, che possa rimanere per i prossimi mille anni?” si chiede Cucinelli. La risposta arriva dal passato: “Adriano Imperatore dice che i libri gli hanno indicato la via della vita e che fondare Biblioteche è come costruire granai pubblici. Ispirandomi a questo genio e ammirando l’idea del grande Tolomeo I di creare la Grande Biblioteca di Alessandria, ho immaginato di fondare una biblioteca pubblica, una sorta di tempio laico della cultura ove sia possibile dialogare con i più grandi spiriti della storia, a partire dai classici, amabili compagni della più profonda crescita morale e culturale dell’essere umano”.
Nessuno conosce l’entità dell’investimento sul mastodontico progetto culturale ma è certo che, ormai, l’unica risposta al bisogno culturale italiano non possa assolutamente prescindere dal mecenatismo. Siamo tornati a Giulio II senza passare dal via. Sforziamoci di pensare sia una buona notizia.