Nel capoluogo lombardo gli identificati sono 115. Le accuse della Questura sono di manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico servizio, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria e vilipendio della Repubblica. Sangalli (Confcommercio): "Se le manifestazioni continuassero nel periodo natalizio il danno per le imprese sarebbe inaccettabile"
Dopo le verifiche investigative, la Questura di Trieste ha denunciato 18 partecipanti al corteo del Coordinamento no green pass di sabato, tra cui la promotrice. Notificati sei fogli di via obbligatori a soggetti non residenti in città. Le autorità stanno ancora visionando i filmati della Polizia scientifica per individuare i reati commessi dai denunciati e dagli altri partecipanti ai disordini, oltre che per emettere le multe per il mancato rispetto delle distanze e uso delle mascherine, com’era stato imposto da un’ordinanza del sindaco. Nel corso della manifestazione c’è stato più di un momento di tensione dovuto al tentativo di un gruppo di persone di entrare in piazza Unità d’Italia, blindata fin dal mattino.
“Nonostante le prescrizioni del Questore volte a garantire che il corteo si svolgesse lungo un percorso adeguato a tutela di obiettivi sensibili e limitasse i disagi alle attività commerciali, una parte dei manifestanti si è diretta nei pressi di piazza dell’Unità d’Italia, già presidiata dal dispositivo di ordine pubblico”, ricostruisce una nota della Questura. “Qui è iniziato un crescendo di tensioni e provocazioni da parte di taluni facinorosi che sono culminati nel lancio di bottiglie di vetro e oggetti contro le forze di polizia, che ripetutamente invitavano i partecipanti ad allontanarsi in quanto era in atto una manifestazione non autorizzata. Dopo una lunga interlocuzione senza esiti e per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente, sono stati impiegati i reparti di polizia per allontanare i manifestanti, alcuni dei quali si sono seduti per terra per ostacolare l’attività in atto; in tali frangenti alcuni manifestanti sono stati identificati sul posto, altri accompagnati in Questura”.
A Milano invece sono 115 le persone identificate, di cui 11 sono state accompagnate in Questura e denunciate, dopo che il corteo – seguendo un percorso non autorizzato – ha terminato la marcia in via Anfossi all’altezza di via Sciesa, a circa 600 metri dalla Camera del lavoro (considerata da mesi l’obiettivo più sensibile). Le accuse a vario titolo sono manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico servizio, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria e vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate. Emessi due fogli di via obbligatori dal territorio comunale della durata di un anno. Dopo le 21 – orario per cui la prescrizione della Questura prevedeva la fine del corteo – alcuni manifestanti si sono trovati la strada bloccata dalle forze dell’ordine ai quattro lati, con la possibilità di uscire da una delle vie mostrando i documenti. Molti però si sono rifiutati, dicendo di essere stati “sequestrati“, denunciando malori (rivelatisi inesistenti) e telefonando persino al 112 per sbloccare la situazione. La situazione è rimasta in stallo fin verso le 22, quando le ultime persone hanno iniziato lentamente a defluire mostrando i documenti.
“Manifestare per le proprie idee è sacrosanto ma va fatto nel perimetro della legalità e nel rispetto della libertà di tutti“, ha detto domenica il presidente della Camera di Commercio di Milano, Monza e Lodi, Carlo Sangalli. “I cortei non autorizzati che si ripetono da 16 sabati consecutivi non rientrano in questo perimetro. Se dovessero continuare anche nel periodo natalizio il danno per le imprese, per i cittadini e per l’attrattività di Milano sarebbe inaccettabile”.