L'ex premier a Otto e mezzo, su La7, commenta lo scoop del Fatto Quotidiano riguardo ai bonifici sul conto corrente del senatore di Rignano. "Mi chiedo con che stato d’animo Italia Viva possa aver approcciato alla cosa", ha detto riferendosi alla battaglia del governo sulle concessioni autostradali
“Renzi? Mi colpisce molto che un senatore prenda soldi da enti pubblici di uno Stato estero, ma lo risolveremo con una legge sul conflitto di interesse“. Anche Giuseppe Conte interviene sulla vicenda dei bonifici da parte di Paesi stranieri e imprenditori sul conto da circa 2,6 milioni di euro di Matteo Renzi sollevata nei giorni scorsi dal Fatto Quotidiano. E commentando le ultime novità ospite di Otto e mezzo su La7, ha inoltre voluto sottolineare di essere rimasto “colpito” dal fatto che “un pagamento arrivi da parte di uno dei Benetton, proprio mentre noi ci battevamo contro la concessione di Autostrade. Mi chiedo con che stato d’animo Italia Viva possa aver approcciato alla cosa”.
Parole che sottintendono il timore da parte dell’ex premier di un conflitto d’interessi interno alla formazione renziana. Soprattutto alla luce delle rivelazioni del Fatto che hanno mostrato come, dopo l’intervento di Matteo Renzi a un meeting sulle “eccellenze Made in Italy”, nel dicembre 2019, organizzato a Firenze dalla 21 Investimenti Sgr di Alessandro Benetton, la stessa 21 Investimenti ha versato sul suo conto 19.032 euro come compenso. Un versamento arrivato a circa un anno di distanza dalle dichiarazioni del senatore di Rignano che aveva manifestato sostegno alla famiglia Benetton, proprio nei mesi seguiti alla tragedia del Ponte Morandi, quando la loro popolarità era ormai ai minimi storici. Poco dopo la morte di Gilberto Benetton, nell’ottobre 2018, il leader di Iv aveva dichiarato alla stampa di essere indignato dal fatto che “nessun membro del governo abbia partecipato ai suoi funerali”, esprimendo “stima” per un imprenditore che “con i suoi fratelli ha creato un’azienda straordinaria” e “ha dato lavoro a migliaia di italiani”. “Voglio essere chiaro – aveva poi aggiunto –, non ho mai ricevuto un centesimo da Autostrade o dai Benetton. Il mio partito non è stato finanziato. E mai la Leopolda ha ricevuto contributi economici da Gilberto o da Atlantia. Mai. Non è stato il mio governo a privatizzare Autostrade o Autogrill, non è stato il mio governo a firmare quella concessione”.
Conte ha poi voluto ricordare “una trasmissione nel 2018, Matrix, in cui Renzi si presenta con il suo estratto conto e dice ‘15mila euro, questo è il saldo del mio estratto conto, i politici devono mostrare il proprio conto corrente, se si supera questa cifra vuol dire che qualcosa non va bene, perché i politici non devono fare comitati d’affari’. Mi sembra che da allora abbia cambiato completamente idea, sia passato dalla parte opposta. Il conto è cresciuto, evidentemente è passato a fare affari e forse non è più un politico. A meno che non abbia cambiato idea, legittimo, lo spiegherà completamente”. E ha poi voluto anche rispondere alle polemiche, innescate proprio dal senatore, secondo cui le rivelazioni sul suo conto sarebbero illegali: “Non è stato pubblicato il conto corrente di Renzi, ma da quell’inchiesta – ha proseguito il leader M5S – che adesso non è più soggetta a secretazione, ci sono stati gli estratti dei pagamenti confluiti sul suo conto corrente, considerati di rilevanza dagli organi investigativi”.
Ma i nomi di coloro che hanno inviato bonifici sul conto del senatore fiorentino e finiti negli atti dell’indagine della Procura di Firenze, nell’ambito della quale il senatore è accusato di concorso in finanziamento illecito assieme agli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi, non sono finiti. Conte parla anche di “enti pubblici di uno Stato estero”, e il riferimento è agli oltre 43mila euro pagati dal ministero delle Finanze dell’Arabia Saudita, Paese dove Renzi si è più volte recato in quanto membro del board della Future Investment Initiative con a capo il principe ereditario, Mohammad bin Salman, accusato dai servizi d’intelligence americani di essere il mandante dietro all’uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.