De Benedetti ha detto in tv che basterebbe “torcere un po’ la Costituzione” per tenere Draghi a Palazzo Chigi e Mattarella al Colle? No, la Costituzione la può torcere con un dibattito di revisione costituzionale. Non è che si può torcere con una intervista. In realtà, è Draghi a dover decidere se si vuole candidare o meno al Quirinale“. Così, ai microfoni de “Il caffè della domenica”, su Radio24, l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi boccia la proposta avanzata da Carlo De Benedetti durante la trasmissione “Otto e mezzo” (La7).

Prodi spiega che la decisione è solo nelle mani dell’attuale presidente del Consiglio e non nasconde le sue forti perplessità sulle candidature di Gianni Letta e di Giuliano Amato al Colle, per via della loro età: “Dovrà decidere Draghi se il suo contributo al Paese sia meglio nell’essere un anno in più nel potere diretto del presidente del Consiglio, o avere per 7 anni l’autorità che ha il presidente della Repubblica. Non è un’alternativa semplice, ma bella. Ma tocca così tanto la persona coinvolta, che non può che decidere Draghi. Poi naturalmente col voto segreto le sorprese sono tante, io sono il massimo esperto in materia – ironizza – I nomi di Giuliano Amato e di Gianni Letta per il Quirinale? Un presidente della Repubblica viene eletto per 7 anni. Poi se lui pensa di andar via dopo un anno oppure accetta con questo pensiero recondito, non è certo anticostituzionale, ma il voto elegge il presidente della Repubblica per 7 anni. Poi può durare anche un giorno se uno si dimette il giorno dopo, questo non ha nulla a che fare con la necessità del rispetto della Costituzione, che dice sette anni e amen“.
Circa una nuova legge elettorale, infine, Prodi è tranchant: “Sicuramente non si avrà con questo Parlamento. Poi nel futuro Dio vede e Dio provvede, ma non vedo la volontà di cambiare la legge elettorale nell’anno e mezzo che ci separa dalle elezioni politiche“.

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