Il rapporto Ecosistema Urbano 2021 di Legambiente prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti. A fronte di un punteggio massimo teorico di 100, la media percentuale totalizzata dai centri urbani nel 2020 rimane ferma al 53,05%, identica a quella della scorsa edizione
Nell’anno della pandemia, le performance ambientali nei capoluoghi non decollano. Le principali città italiane non riescono a superare le criticità che le attanagliano: lo smog a Torino, il traffico a Roma, la costante emergenza rifiuti a Palermo, la dispersione d’acqua potabile a Bari. Milano, però, fa eccezione. Anche se è elevato il numero di giorni in cui si superano i limiti d’ozono (come a Torino), continua a contraddistinguersi per il dinamismo che accompagna un profondo cambiamento in chiave sostenibile. Lo racconta il rapporto Ecosistema Urbano 2021 di Legambiente, che prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) per stilare una classifica delle performance ambientali delle città: a fronte di un punteggio massimo teorico di 100, la media percentuale totalizzata dai centri urbani nel 2020 rimane ferma al 53,05%, identica a quella della scorsa edizione. Crolla un po’ ovunque il trasporto pubblico che, complici le misure anti-Covid, registra un -48% e aumentano sempre più le auto circolanti. Restano preoccupanti i livelli di smog e di perdite della rete idrica. In 19 città si disperde la metà o più dell’acqua immessa nelle condutture. Mentre le rinnovabili sono allo stallo, sono poche le note positive: crescono differenziata e infrastrutturazioni ciclabili. In testa alle città più virtuose c’è Trento, seguita da Reggio Emilia, Mantova, Cosenza e Pordenone. Milano è al trentesimo posto, ma Torino è ottantunesima e Roma è ottantaseiesima. Ultime Brindisi, Catania e Palermo.
COME MILANO SPICCA TRA LE GRANDI CITTÀ – “L’Italia delle città non somiglia ancora alla Milano lanciata verso il futuro” scrive Legambiente. È, invece, più simile a Roma, dove una recente ricerca (Datamobility) dimostra come, nel 2020, il 54 per cento dei romani abbia utilizzato la propria auto per percorrere non più di sei chilometri e il 58% di loro l’abbia impiegata per viaggi che non superano più dei 15 minuti di percorrenza. Cosa fa Milano che le altre grandi città non fanno? “È quella che più di tutte negli ultimi anni ha tentato di spostare sempre più su l’asticella della vivibilità urbana riuscendo a rendere stabili alcuni cambiamenti”. Nonostante il generale rallentamento che, anche a Milano, si è visto nell’anno della pandemia (soprattutto in alcuni indici), si conferma la scelta di promuovere sempre più un sistema di mobilità condivisa e integrata con il servizio di trasporto pubblico, limitando fortemente il traffico privato in centro. Cresce costantemente lo spazio dedicato ai ciclisti, aumentano i servizi in sharing (bici, auto, monopattini) e regge, al contrario di ciò che avviene quasi ovunque, il trasporto pubblico. Il capoluogo meneghino è il migliore in assoluto, superando anche Venezia con 467 viaggi per abitanti all’anno. Milano si conferma ancora unica grande città ad avere una rete idrica che perde molto meno del 25% dell’acqua immessa in rete: quarta assoluta con appena il 13,8% di perdite (era 13,7 lo scorso anno e 15,2% due edizioni fa). Ed è la città che ha invertito ormai in modo stabile la proporzione tra suolo impermeabilizzato o costruito e crescita di abitanti residenti: è ancora la prima in questo indice ed è l’unica a totalizzare 10/10, come già lo scorso anno e due anni fa.
LA CLASSIFICA DELLE PROVINCE – Nella classifica generale delle province, invece, soltanto Trento supera l’80 percento (84,71%), con un miglioramento delle performance nell’uso di suolo e nelle concentrazioni di NO2 (diossido di azoto) e PM10, un aumento della raccolta differenziata e delle infrastrutture ciclabili. Reggio Emilia (77,89%) aumenta lo spazio per pedoni e ciclabilità (prima in assoluto per piste ciclabili equivalenti) e numero di alberi piantumati. Il gradino più basso del podio è occupato da Mantova (75,14%) che migliora le performance sulla qualità dell’aria, diminuisce le perdite della rete idrica e aumenta la differenziata. Chiudono la top five Cosenza (quarta con il 74,21%) che diminuisce le perdite della rete idrica e i consumi domestici d’acqua, registra il maggior incremento d’infrastrutture ciclabili e migliora in produzione di rifiuti e uso del suolo e Pordenone (quinta con il 73,30%) che migliora nelle perdite della rete idrica (seconda città più virtuosa nel contenerle), diminuisce la produzione di rifiuti e cresce nella raccolta differenziata.
LE CITTÀ CHE VANNO PEGGIO – Fanalini di coda Brindisi (30,03%), Catania (29,38%) e Palermo (26,60%), rispettivamente al 103°, 104° e 105° posto della classifica. “Saltano agli occhi, in particolare, lo zero assoluto guadagnato da Brindisi nell’uso efficiente di suolo – sottolinea Legambiente – e l’ultimo posto nella raccolta differenziata occupato da Catania, che tuttavia è anche la città più virtuosa per consumi idrici”. Sempre elevati i numeri delle concentrazioni di biossido di azoto di Torino o Palermo o dei giorni di superamento dei limiti dell’ozono a Torino (ma, in questo caso, anche a Milano), il crescente numero di auto circolanti per Torino e Roma (Torino a 65 auto ogni 100 abitanti, Roma a 64). Il tasso di motorizzazione dei capoluoghi italiani, di fatto, continua inesorabilmente a salire: la media è di 65,7 auto ogni 100 abitanti, contro le 64,6 del 2019. “Colpiscono l’imbarazzante 19,2% della raccolta differenziata a Palermo (che aumenta anche il numero di auto circolanti) – scrive Legambiente – o il 36,2% fatto registrare da Napoli (il 35% era l’obiettivo normativo da raggiungere nel 2006)”. Anche perché, a livello nazionale, la raccolta differenziata cresce (il 59,3% sul totale dei rifiuti urbani, un punto percentuale in più rispetto al 2019) e cala la produzione di rifiuti, con una media che si ferma a 514 chilogrammi pro-capite (erano 530 nel 2019). E poi ci sono quei tre punti su dieci che Venezia raggiunge nell’indice dedicato al suolo consumato (era a 3,6 lo scorso anno e 3,9 due anni fa), così come compisce il fatto che a Bari quasi il 50% dell’acqua potabile immessa in rete vada sprecata. D’altronde solo cinque capoluoghi contengono le perdite entro il 15%: Macerata, Mantova, Milano, Pordenone, Trento.