E’ stato un successo, secondo i sindacati, lo sciopero dei lavoratori dei servizi ambientali: l’adesione media si è attestata al 90% ma con punte del 100% in alcune aziende. I circa 100mila addetti del settore hanno partecipato ai 100 presidi territoriali per rivendicare il diritto al rinnovo di un contratto scaduto da oltre due anni. A proclamare lo sciopero sono stati Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel secondo cui i datori di lavoro – Utilitalia per la parte pubblica, Confindustria Cisambiente e Fise Assoambiente per quella privata e tre centrali cooperative, Agci, Confcooperative e Legacoop – sono “responsabili della rottura delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di settore: dopo aver perso tempo lasciando che ben 27 mesi trascorressero dalla scadenza del contratto, hanno poi posto condizioni inaccettabili di fatto mettendoci nelle condizioni di non poter proseguire”, secondo i sindacati.

Per il segretario generale della Fit-Cisl del Lazio, Marino Masucci, i datori di lavoro hanno chiesto estrema flessibilità rispetto agli orari e un aumento del part-time. I sindacati non ci stanno, e replicano: “Va ascoltata la voce di persone che in questi due anni hanno affrontato la pandemia, anche a rischio della vita, e che restano in attesa di un rinnovo contrattuale da oltre due anni. Chiediamo maggiori garanzie sugli orari, spesso insostenibili, più risorse per la parte salariale e interventi normativi migliorativi sulla sicurezza sul lavoro, che è e resta una questione cruciale”.

I seimila addetti della Toscana hanno aderito al 90%, con tre presìdi di lavoratori e lavoratrici: a due a Firenze davanti le sedi di Alia e Sei Toscana e il terzo in piazza Stazione a Pisa. A Roma i manifestanti si sono riuniti in piazza SS. Apostoli, e nella mattinata “hanno partecipato a una riunione in Prefettura, che si è conclusa con l’impegno a sensibilizzare le parti datoriali su un rinnovo contrattuale di cui c’è grande necessità”, riferiscono i sindacati. Un buon risultato si registra anche in Sicilia, dove i sindacati portano in piazza circa il 75% degli operatori in tutte le province con vari sit-in davanti le Prefetture. “La pandemia ha evidenziato ancor di più quanto siano indispensabili i lavoratori dei servizi ambientali – sottolineano le parti sociali -, rinnovare e migliorare il contratto è necessario anche in prospettiva degli investimenti europei legati al miglioramento, all’ammodernamento e alla realizzazione di nuovi impianti sui rifiuti, previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza in un settore strategico come quello dei rifiuti. Su quest’ultimo punto, proprio in Sicilia, siamo particolarmente preoccupati perché ai ritardi delle Srr si unisce la mancanza di una cabina di regia regionale”.

Anche in Lombardia è sciopero, e i sindacati con gli operatori dei servizi ambientali si sono ritrovati davanti la sede di Assolombarda a Milano dove in molti quartieri e strade sono rimaste sommerse di rifiuti. “Abbiamo provato a sviluppare i temi della piattaforma e i bisogni dei lavoratori per sottoscrivere un rinnovo contrattuale di prospettiva, più coerente con l’indispensabile sviluppo industriale delle aziende, ma soprattutto come strumento rinnovato nelle regole e nelle tutele per lavoratrici e lavoratori – hanno spiegato Davide Viscardi di Fp Cgil, Giovanni Faraci di Fit Cisl, Grazia Golosi di Uiltrasporti e Roberto Gennaro di Fiadel. I lavoratori dei servizi ambientali di Napoli hanno organizzato un sit-in davanti alla sede della Prefettura, in piazza Plebiscito. Mary Manocchio, della segreteria Fp Cgil Campania, ha evidenziato come ci sia una forte rottura con le associazioni datoriali, che “si rifiutano di venire incontro alle richieste delle organizzazioni sindacali e chiedono più flessibilità, minori garanzie per i lavoratori e anche minori relazioni sindacali”.

In tutta Italia le sigle chiedono un contratto nazionale unico e di filiera, con l’allargamento del campo a impianti di riciclo e “un sistema maggiormente partecipativo” per i lavoratori, che meritano anche una maggiore tutela in tema di salute e contratti più stabili. I sindacati comunicano che continueranno la mobilitazione finché non sarà raggiunto un “accordo economico che sviluppi maggiormente il welfare contrattuale e le varie indennità”.

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