La cessione dei crediti per ottenere lo sconto immediato ha aperto la strada alle frodi. Il numero uno dell’Agenzia delle Entrate Ruffini ha spiegato che ci sono addirittura casi di crediti intestati a "persone inconsapevoli, che si sono ritrovate nel cassetto fiscale fatture relative a opere mai eseguite". E "non possiamo escludere" che parte dei soldi sia finita in mano alla criminalità organizzata. I controlli? "In emergenza il legislatore ha puntato maggiormente su quelli ex post, sebbene abbiano un'efficacia limitata"
“Numerose cessioni di crediti inesistenti soprattutto riferiti a interventi edilizi non effettuati“. Crediti che in alcuni casi sono stati intestati “addirittura in favore di persone inconsapevoli, che si sono ritrovate nel loro cassetto fiscale fatture relative a opere mai eseguite“. Il tutto con il sospetto che una parte dei soldi sia finita in mano alla criminalità organizzata (“Purtroppo non possiamo escluderlo”). E’ il quadro, preoccupante a dir poco, descritto dal numero uno dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini nel commentare con Il Sole 24 Ore i dati sul Superbonus 110% e sulle altre agevolazioni fiscali per l’edilizia. A un anno da quando è diventata operativa la piattaforma per la cessione dei crediti e lo sconto in fattura, sono state già individuate truffe per 800 milioni di euro su 19,3 miliardi di scambi (6,5 per il 110% e 12,7 per gli altri sconti) e 2,5 milioni di operazioni. Ed è una stima al ribasso, che comprende solo i crediti sulla cui inesistenza non ci sono dubbi. Si tratta di cifre ben più importanti rispetto a quelle relative agli illeciti legati al reddito di cittadinanza – 48 milioni scoperti dai carabinieri e 217 milioni dalla Finanza a fronte di circa 24 miliardi erogati in tre anni – che pure hanno suscitato tante polemiche la settimana scorsa.
“Quando lo Stato stanzia risorse ingenti, in forma diretta o meno, c’è sempre chi cerca di approfittarne”, chiosa Ruffini rispondendo a una domanda che parte proprio dal reddito per arrivare alle truffe sui bonus edilizi. “E purtroppo neppure queste misure ne sono state immuni”. Tutt’altro, viene da dire. La cessione del credito d’imposta a terzi, in particolare attraverso lo sconto in fattura, evidentemente fa acqua. L’obiettivo era consentire a tutti di approfittare delle agevolazioni, evitando di escludere le famiglie che non hanno la liquidità necessaria per pagare i lavori aspettando poi di godere del credito di imposta. Ma il risultato è che si è aperta la strada a operazioni fraudolente su larga scala. Compresa l’intestazione di crediti a persone che non hanno mai fatto lavori nelle loro case. “Questi crediti fittizi poi possono essere oggetto di “di movimentazioni” e alla fine ceduti a intermediari finanziari e quindi monetizzati”, ha spiegato Ruffini nell’intervista di sabato. “Si tratta di operazioni raffinate che richiedono un certo know how e attuate attraverso strutturate organizzazioni fraudolente“. Insomma: il coinvolgimento della criminalità è ben più di un sospetto.
Non basta: questi fenomeni si aggiungono “a quello già segnalato dalla Uif di Banca d’Italia, ovvero il rischio che i crediti in questione vengano acquistati tramite l’impiego di capitali di origine illecita per reinserirli nel circuito legale“. Nonostante tutti questi gravi problemi, la legge di Bilancio del governo Draghi conferma la cedibilità dei crediti: esclusa dalle bozze entrate in consiglio dei ministri, è stata poi riconfermata in extremis su richiesta di Confedilizia e di praticamente tutte le forze politiche, che rivendicano l’effetto traino sull’economia.
Eppure per Ruffini bisogna correre ai ripari: “Queste agevolazioni sono state introdotte in pieno periodo emergenziale, quando la priorità era accelerare il più possibile l‘immissione di liquidità nel sistema economico. In altri termini, il legislatore ha puntato maggiormente sui controlli ex post sebbene le frodi a cui stiamo assistendo dimostrino che hanno un’efficacia limitata“. E intervenire ex post, quando il danno è fatto, rischia di essere del tutto inutile. Soprattutto nei casi in cui il cittadino è stato vittima di una falsa impresa o di un falso intermediario: la legge infatti prevede che il recupero sia fatto nei confronti del primo cedente, cioè chi sulla carta ha commissionato i lavori. “Rincorrere il denaro in un secondo momento diventa difficile”, riconosce Ruffini, auspicando interventi normativi.