Le emissioni di gas serra nel 2030 saranno il doppio di quanto necessario per restare entro il limite di 1,5 gradi di riscaldamento medio. L’aumento delle temperature al 2100 sarà di 2,4 gradi. E succederà nonostante i nuovi impegni di decarbonizzazione presi dagli Stati alla Cop26 di Glasgow. Lo rileva Climate Action Tracker, analisi indipendente delle ong tedesche Climate Analytics e NewClimate Institute, sostenute anche dal governo tedesco e presentata proprio nel corso della conferenza del clima in corso in Scozia. Analizzando invece ciò che i Paesi stanno effettivamente facendo (e non solo le proposte) l’aumento previsto sarebbe ancora più elevato, pari a 2,7°C.

Un rapporto “devastante” secondo Greenpeace: “I governi riuniti a Glasgow dovrebbero mettere immediatamente da parte le divisioni e lavorare con vigore e intransigenza per un accordo che salvi il futuro di tutte le persone – dichiara Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International – Invece stiamo assistendo a sabotaggi ed egoismi da parte dei più potenti, mentre i Paesi più vulnerabili lottano per la propria sopravvivenza e giovani attiviste e attivisti protestano per ottenere giustizia”. Per Greenpeace c’è ancora tempo a Glasgow per ribaltare la situazione: “Nel testo dell’accordo finale occorre inserire l’eliminazione graduale dei combustibili fossili – continua Morgan – Allo stesso tempo, i Paesi più ricchi devono mantenere le loro promesse sui fondi da destinare ai Paesi più poveri per l’adattamento agli impatti della crisi climatica, lo sviluppo di sistemi di energia pulita e l’abbandono dei combustibili fossili. Questo studio ci dice cosa ci riserva il futuro. Tutti sanno cosa dobbiamo fare per cambiarlo. Non ci sono più scuse, il tempo è scaduto, i nostri leader devono agire, e subito”. Per il Climate Action Tracker, se venissero attuati gli impegni per zero emissioni nette presi da Usa e Cina al vertice organizzato da Joe Biden ad aprile (Usa al 2050 e Cina al 2060), il riscaldamento al 2100 si fermerebbe a 2,1 gradi. Attuando invece tutti gli impegni per zero emissioni nette presi a Glasgow (compreso quello dell’India al 2070), al 2100 si scenderebbe a +1,8 gradi.

Ha risposto Alok Sharma, il presidente della Cop26: “La scorsa settimana sono usciti diversi rapporti sul riscaldamento globale. È dimostrato che ci sono stati progressi, ma non sono sufficienti. Io posso dire che se guardiamo a dove eravamo diretti prima dell’Accordo di Parigi, erano 6 gradi. Dopo Parigi siamo scesi a 4 gradi. Ora i rapporti parlano di una cifra intorno ai 2 gradi. Questo non è buono abbastanza. Io dico che se vogliamo essere credibili a questa conferenza, dobbiamo puntare a 1,5 gradi. E per questo lavoreremo nei prossimi giorni”. La giornata del 9 novembre alla Cop26 si è concentrata sull’uguaglianza di genere: “Il cambiamento climatico ha un impatto maggiore sulle donne in modo sproporzionato”, ma “la lotta per il clima è molto più efficace quando le donne sono al centro dello sforzo”, ha proseguito Sharma. “Dobbiamo creare un mondo dove le donne e le ragazze sono al cuore dell’azione climatica”. Il presidente della Cop ha ricordato che nel 2019 alla Cop25 di Madrid è stato presentato un Gender Plan per favorire la partecipazione delle donne alle politiche per il clima, “e ora tutti gli stati devono attuarlo. Siamo impegnati a favorire in tutti i modi la partecipazione femminile e l’uguaglianza di genere”. Sharma ha rivelato poi i nuovi impegni del governo britannico in materia: “Centoventi milioni di sterline al Bangladesh per l’educazione femminile” e “45 milioni di sterline per sostenere le donne ad affrontare il cambiamento climatico”.

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