La terza somministrazione "va fatta soprattutto perché garantisce l'innesco di una memoria immunologica più duratura e quindi una copertura più completa. Unita a mascherina e rispetto del distanziamento mitiga molto i rischi pur non annullandoli"
La durata della protezione dal virus Sars Cov 2 indotta dai vaccini non è ancora perfettamente definita ma è ormai un dato certo che lo scudo anti Covid cominci a essere meno efficace dopo i sei mesi dalla seconda dose. Ma secondo l’immunologo Sergio Abrignani, componente del Comitato tecnico scientifico, la terza dose di vaccino potrebbe attivare quella memoria a lungo termine più volte auspicata e ipotizzata dagli scienziati da tempo.
Quindi la terza somministrazione anche agli under 60 “non è una decisione straordinaria, nel mondo della vaccinologia la terza dose distanziata dalle prime due, per persone che non hanno mai visto un certo microrganismo, è la normalità. Il nostro sistema immunitario come in questo caso, può aver bisogno di questa stimolazione per innescare una memoria di lungo termine che consenta di fare altri richiami non prima di 5-10 anni“.
Non si tratta quindi soltanto di mantenere attivo il green pass – oggetto di proteste e manifestazioni ormai ogni sabato dalla sua introduzione, ma di garantire e garantirsi una protezione più duratura ed efficace. La terza dose “va fatta soprattutto perché garantisce l’innesco di una memoria immunologica più duratura e quindi una copertura più completa. Unita a mascherina e rispetto del distanziamento mitiga molto i rischi pur non annullandoli” prosegue l’immunologo. E guardando la situazione di alcuni paesi europei – come la Germania dove la percentuale di vaccinati è molto più bassa che in Italia – il rafforzamento dello scudo potrebbe garantire una maggiore tranquillità in termini di contenimento del contagio e dei suoi effetti sugli ospedali.
“I dati ci inducono a essere molto attenti ma non preoccupati. Molti Paesi europei hanno indicato l’Italia come esempio da seguire proprio grazie all’introduzione del Green pass in modo estensivo e alla velocità delle vaccinazioni. Prenda l’Austria, sta cercando di recuperare con il lockdown, il confinamento dei non vaccinati. È una misura radicale e importante che premia o condanna, non necessaria in Italia. Noi abbiamo applicato un buon compromesso, chi non accetta il vaccino se vuole partecipare alla vita sociale fa il tampone”.