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Sarah Jessica Parker “invecchiata troppo e male” per Sex and The City? Lei risponde. E noi ci facciamo qualche domanda

"So come sono. Non ho scelta. Cosa ci posso fare? Smettere di invecchiare? Scomparire?”, il commento di Parker a Vogue. E ancora: "Ci sono così tante chiacchiere misogine intorno a noi, e pensare che su un uomo non sarebbero mai state fatte". Chiacchiere, anzi commenti di X, fatti quando le immagini di And Just Like That (la miniserie sequel di Sex and The City con dieci nuovi episodi) hanno iniziato a girare sui social e a mostrare Parker con i suoi capelli bianchi, le sue rughe

di Claudia Rossi

X apre il suo account social, vede la foto di Sarah Jessica Parker e commenta. Scrive che è “flaccida”, “invecchiata troppo e male” e “che dovrebbe fare altro”. X, spesso, non ha nome e cognome o meglio, li ha, ma li camuffa dietro un nickname. X ha deciso di fare un commento astioso e, oltre ogni misura, ridicolo. Perché scrivere offese all’attrice icona di Sex and The City significa prima di tutto vivere un preoccupante distacco dal mondo reale. Quel mondo reale dove, per esempio, si sentono gli odori: pazzesco come sui social questo non accada, eh? Ma restiamo sul tema. Sempre nel mondo reale, le donne di 56 anni sono nel pieno di un’età fatta di difficoltà (come tutte le decadi) e consapevolezze, un’età che rende più evidenti i segni del naturale invecchiamento, un’età nella quale sono impegnate a vivere e prestano magari poca attenzione a un segno in più apparso sotto gli occhi, una mattina. Chi commenta Parker definendola “invecchiata male”, che amici ha? Che vita fa? È consapevole che se un’attrice non cede alla schiavitù del botox (e dei lifting) fa un prezioso regalo alle donne, anzi, ne fa due? Le sottrae alla dittatura dei volti da paradiso artificiale che tanti scompensi crea sulle nuove generazioni, sempre più in difficoltà nell’accettarsi. E le sottrae alla misoginia di X, che a Parker scrive “dovrebbe ritirarsi”, commento che su un uomo non verrebbe mai fatto. X direbbe che “gli uomini invecchiano meglio”. Un calderone di sessismo, ignoranza, scarsa comprensione del mondo. Roba che uno non sa se adirarsi o provare un senso di pena. “So come sono. Non ho scelta. Cosa ci posso fare? Smettere di invecchiare? Scomparire?”, il commento di Parker a Vogue. E ancora: “Ci sono così tante chiacchiere misogine intorno a noi, e pensare che su un uomo non sarebbero mai state fatte”. Chiacchiere, anzi commenti di X, fatti quando le immagini di And Just Like That (la miniserie sequel di Sex and The City con dieci nuovi episodi) hanno iniziato a girare sui social e a mostrare Parker con i suoi capelli bianchi, le sue rughe. A mostrare lei. And Just Like That. È bellissima, Carrie. Ed è positivo il fatto che la serie si allontani dall’eccessiva attenzione estetica per mostrare che, semplicemente, si invecchia. Possibile che le attrici over 50 abbiano possibilità ridotte se non quasi nulle di essere protagoniste di un film? La vita sullo schermo si ferma a 30 anni? Dobbiamo mostrare alle nuove generazione una società che dà una data di scadenza alle donne? Dobbiamo essere complici delle insicurezze indotte dai social e dalle serie tv, insicurezze che degenerano in dismorfismo quando si è troppo fragili per lasciarsi scivolare addosso “le osservazioni sull’estetica”. Quando il corpo delle donne smetterà di essere oggetto di dibattito? Su FQMagazine viene spesso citato un romanzo di Irène Némirovsky, Jezabel. La storia, pubblicata per la prima volta nel 1936, è quella di Gladys. Vale la pena leggerla, così come vale la pena approfondire la vita dell’autrice. Ideale sarebbe che lo facesse X, che certamente non ne ha alcun interesse. È sua premura infatti dedicare il suo tempo libero a commentare i post di Sarah Jessica Parker. O di Julia Roberts. O di un’amica, usando un secondo profilo. “È quasi come se si divertissero a essere addolorati per quello che siamo oggi. E questo riguarda sia se scegliamo di invecchiare naturalmente e di non sembrare perfette, così come di ricorrere alla chirurgia”, ha detto Parker a Vogue. “Addolorati”, “divertissero”, un ossimoro. Probabilmente X è divertit*. Non proprio addolorat*. Certamente stronz*.

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