Stati Uniti e Cina lanciano una collaborazione per combattere la crisi climatica: è la notizia che arriva in serata dalla Cop26 di Glasgow, la conferenza degli Stati firmatari della Convenzione quadro Onu sul cambiamento climatico. Prima il delegato cinese, Xie Zhenhua, poi quello americano, l’ex segretario di Stato John Kerry, si presentano in conferenza stampa ad annunciare lo storico accordo, la svolta che serviva a ravvivare le speranze della conferenza. Fino a mercoledì pomeriggio l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura sotto un grado e mezzo rispetto ai livelli pre-industriali – considerato dalla presidenza britannica il discrimine fra successo e fallimento – sembrava assai difficile da raggiungere. Con l’intesa fra i due giganti, primi emettitori di gas serra al mondo, ora appare più vicino. L’accordo riduce la resistenza del principale Paese emergente a decarbonizzare, ma pesa ancora la contrarietà degli Stati produttori di idrocarburi, come Russia, Arabia Saudita e Australia.
Nel testo siglato ci si impegna a “potenziare l’azione sul clima negli anni 2020″, ha spiegato Xie. Il rappresentante cinese ha sottolineato come le due parti riconoscano “il divario che esiste tra gli sforzi attuali e gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi“. L’iniziativa, nelle sue parole, dovrebbe consentire di adottare “misure concrete” per raggiungere l’obiettivo (minimo) fissato dal patto del 2015 di mantenere l’innalzamento della temperatura sotto i due gradi in più e “fare sforzi” per limitarlo ulteriormente a 1,5 gradi sino alla fine del secolo. La Cina, in particolare, dice sì a un mercato globale delle emissioni di carbonio, uno degli obiettivi del vertice di Glasgow. John Kerry, inviato del presidente Biden per il clima, ha detto che Usa e Cina conservano le rispettive distanze, ma sulla lotta al cambiamento climatico “non hanno scelta” se non collaborare, perché “la scienza lo impone“. Kerry ha ricordato come i due Stati siano i due principali emettitori di gas serra al mondo, insistendo sul fatto che l’obiettivo resta quello di contenere il riscaldamento globale entro il tetto di 1,5 gradi. Biden e il presidente cinese Xi Jinping “vogliono lavorare insieme” su questo, ha detto.
Nello stesso giorno la Cop26 ha prodotto la sua prima bozza di documento finale, che prevede un taglio delle emissioni di anidride carbonica del 45% al 2030, l’attivazione nel 2023 del fondo da 100 miliardi di dollari per gli aiuti ai paesi meno sviluppati, un ulteriore aggiornamento entro la fine del 2022 degli impegni di decarbonizzazione degli Stati. Ora si apre il negoziato fra gli Stati, che si prospettava durissimo ma dopo l’accordo fra Usa e Cina sembra un po’ più facile. L’iniziativa delle due superpotenze è “un passo importante nella giusta direzione”, ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. A Glasgow era arrivato anche il premier britannico Boris Johnson, spendendo il proprio peso politico per convincere i Paesi a trovare un accordo decente: “Sono negoziati duri, con ancora un enorme lavoro da fare”, ha ammesso. Sotto il target di 1,5 gradi sarebbe “un fallimento colossale“, ha detto, “non ci sono scuse per non agire”.