È domenica 7 novembre, a San Siro si gioca il derby Milan-Inter. In tribuna, a pochi metri di distanza, ci sono il rapper Ghali e il leader della Lega Matteo Salvini, entrambi tifosi rossoneri. In un filmato si vede il rapper, in piedi ad alcuni metri di distanza da Salvini, gridare contro Salvini alcune parole incomprensibili, perché coperte dal rumore dei tifosi, mentre viene trattenuto da un’altra persona. Poi si vede anche il direttore tecnico del Milan, Paolo Maldini, invitare alcuni steward a riportare la calma. Secondo Dagospia, l’alterco sarebbe scoppiato al momento del pareggio milanista che, in un primo momento, sembrava fosse stato realizzato da Tomori (invece si è trattato di un autogol di De Vrij): il cantante avrebbe detto a Salvini che non era il caso di esultare perché aveva segnato una persona di colore, quelle che lui lascerebbe morire in mare. Il leader del Carroccio ha commentato: “Io non conoscevo il signor Ghali. Sarò vecchio ma preferisco De André, De Gregori, Battisti, fatto sta che ieri ero in un momento di tranquillità con mio figlio allo stadio e sono stato assalito da questo Ghali che quando il Milan ha segnato mi ha urlato assassino, fascista”. Ghali tace. E Massimo Gramellini dice la sua sul Corriere della Sera, anzi, si fa delle domande: “A parte il colore della pelle, cos’ha in comune un povero cristo che affoga nel Mediterraneo con due miliardari: un calciatore e un rapper del popolo che fa la pubblicità di McDonald’s?”, si chiede. E non è l’unica questione posta. L’ultima, la più secca: “Non sarà che, sotto sotto, i due tifosi diversi giocano nella stessa squadra?”.