Le parole del ministro trovano subito il plauso di Maurizio Lupi: "L’abolizione dell’abuso di ufficio può finalmente restituire serenità agli amministratori". Perantoni (M5s): "Pessimo segnale, offende la dignità di tanti amministratori onesti". In Parlamento ci sono tre proposte: la riformulazione della norma varata a giugno 2020 ha già ristretto di molto i confini del reato
“Deve finire l’abuso d’ufficio che pesa sulla testa di tutti noi, di tutti voi. Vediamo se ce la faccio ad abolire il reato“. È l’ultima uscita del ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che ha concluso così il proprio intervento all’assemblea dell’Associazione comuni italiani (Anci) a Parma. Parole che trovano subito il plauso di Maurizio Lupi. “Bene Brunetta: l’abolizione dell’abuso di ufficio può finalmente restituire serenità agli amministratori e cancellare il rischio di una gogna giudiziaria che troppo spesso, al momento della sentenza, si traduce in nulla di fatto”, dice il leader di Noi con L’Italia. Ma per Mario Perantoni, deputato M5s e presidente della Commissione giustizia della Camera, “il ministro Brunetta dà un pessimo segnale e offende la dignità di centinaia di sindaci italiani che amministrano con onestà e trasparenza. Se vuole davvero semplificare e modernizzare la Pubblica Amministrazione combatta per una burocrazia snella ed efficace e si spenda per trovare risorse agli enti locali”, attacca. In Parlamento, peraltro, sono già incardinati ben tre disegni di legge che si propongono di restringere (ancora) il perimetro dell’abuso d’ufficio, dopo una prima riformulazione dell’articolo 323 del codice penale varata a giugno 2020 dal governo Conte II. Proprio per effetto di quel testo – che limita il reato alla violazione di “specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge” – si sono “salvati” tra i tanti il sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli, accusato di aver cercato di ostruire l’apertura di un supermercato della Coop, e tre professori universitari di Pescara indagati per aver truccato un concorso.
Negli ultimi giorni il ministro ha già fatto parlare di sè per altri motivi, primo tra tutti l’annuncio di voler abolire i controlli a sorpresa alle imprese per passare più “cortesi” verifiche preannunciate via telefono. Martedì, poi, ha sottratto il telefonino al nostro cronista che gli chiedeva conto di quelle dichiarazioni. Oggi, di fronte all’assemblea dei sindaci, si è lanciato in un discorso agiografico: i Comuni, ha detto, “sono il front office delle istituzioni, la trincea, il luogo a cui si rivolgono i cittadini quando hanno bisogno, il luogo dove fornire i servizi. Spesso queste trincee non vengono messe nella condizione di farle lavorare bene e, quindi, di rispondere ai bisogni dei cittadini. Nell’ultimo decennio solo tetti, solo blocchi e solo vincoli: c’è stato un depauperamento del capitale umano, delle risorse finanziarie, è stato bloccato il turnover e il salario accessorio. Come non capire il grido di dolore dei sindaci“, ha detto. Annunciando due interventi nella legge di bilancio: “Intendo semplificare il modello assunzionale, attualmente una selva selvaggia fatta di mille condizioni, che impediscono agli enti locali le assunzioni del capitale umano di cui hanno bisogno”, promette. E poi “l’assistenza alla progettazione“: Cassa depositi e prestiti, Mediocredito Centrale e Invitalia – ha annunciato – forniranno insieme la piattaforma di supporto alle amministrazioni per quanto riguarda i progetti del Pnrr.