Mercoledì 10 novembre, davanti ai professori del liceo “Zucchi” di Monza non c’erano solo ragazze in gonna, ma anche tanti ragazzi che almeno per un giorno hanno abbandonato i jeans, “per manifestare il desiderio di vivere in un luogo in cui sentirsi liberi di essere ciò che si è e di non essere definiti dai vestiti che si indossano”.

L’iniziativa denominata “Zucchingonna”, organizzata dagli studenti del classico, ha trovato anche il via libera della dirigente Rosalia Natalizi Baldi. L’idea è nata ad alcuni studenti dell’ultimo anno, ma ha coinvolto tutti e tutte. La filosofia di fondo è una: “Siamo contro la sessualizzazione del corpo” e la “mascolinità tossica”. Una protesta che ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica visto che in Italia, il liceo “Zucchi” è l’unico ad aver proposto una simile iniziativa. Finora una manifestazione simile si era vista solo a Valladolid, nel nord ovest della Spagna, dove un professore di matematica ha deciso di postare una sua foto mentre fa lezione indossando una gonna, in solidarietà ad un alunno espulso da scuola e inviato dallo psicologo, per aver indossato un abito femminile.

A Monza, nessun docente si è messo in gonna, ma nessuno ha contestato la scelta dei ragazzi. “È il secondo anno – spiega la preside – che viene fatta questa iniziativa. Gli alunni hanno scelto di essere plateali perché vogliono essere visibili per affermare il valore della difesa della parità di genere e una visione pulita del corpo della donna non piegata dall’uomo. Ho consigliato loro di difendere il rispetto della parità di genere non solo con azioni eclatanti, ma anche nella quotidianità. Da parte mia però non c’è stata alcuna censura. Comprendo che a quell’età ci siano anche queste modalità di esposizione”.

Al suono della campanella sono arrivati a scuola in numerosi con la gonna e hanno fatto lezione di latino, greco, matematica e filosofia con quell’abbigliamento. “Le gonne – hanno spiegato gli studenti sui social – sono considerate un indumento tipicamente femminile, spesso al centro di scambi di idee riguardo al loro essere appropriate rispetto al contesto, in particolare quello scolastico. Se è un uomo a portare la gonna la cosa è spesso considerata riprovevole, poiché visto come capo “poco mascolino” e da “donna”.

Ad approvare l’idea degli studenti sono stati anche i genitori: nessuna mamma o papà ha bussato alla porta della dirigenza per protestare. La preside d’altro canto è convinta della bontà dell’iniziativa: “La mia unica preoccupazione è che non ci si limiti al palcoscenico, ma che certi valori siano incarnati nelle loro vite. Dar voce al pensiero con la parola è importante soprattutto per una scuola come la nostra. Non bastano chiaramente gli slogan, non può essere una moda ma serve confrontarsi e crescere insieme con punti di vista anche diversi”. Il classico “Zucchi”, liceo molto in vista a Monza, è destinato a fare scuola: in altri istituti potrebbe a breve andare in scena una manifestazione simile.

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