Roma, 27 feb. (Adnkronos/Labitalia) - Non tutti i colloqui sono uguali: una persona su 2 dichiara di aver subito discriminazione sul posto di lavoro o durante la selezione. E' quanto emerge da un sondaggio recentemente pubblicato dal magazine britannico People management e condotto su 4.000 adulti, che ha inoltre rilevato come le donne abbiano quasi il doppio delle probabilità di denunciare discriminazioni rispetto agli uomini: una intervistata su 10 ritiene infatti di aver perso un ruolo a causa del proprio genere, rispetto al 5,2% dei colleghi.
Tra le varie forme di discriminazione individuate dal sondaggio la più comune è però risultata essere l’ageismo, ossia la discriminazione di persone in base all’età: il 15% ritiene infatti che la data di nascita impedisca loro di assicurarsi un lavoro. Una su 5 (19%) ha inoltre affermato di aver dovuto affrontare l’ageismo a un certo punto della propria carriera. Rilevante anche la discriminazione nei confronti di genitori o caregiver: tra coloro che hanno figli o figlie a carico o che si prendono cura di parenti anziani o di persone disabili, quasi un terzo (30%) ritiene di aver subito discriminazioni.
Scendendo maggiormente nel dettaglio, il sondaggio ha rilevato che quasi tre persone intervistate su 5 (il 57%) di età compresa tra 18 e 34 anni hanno dichiarato di aver subito discriminazioni sul lavoro, mentre ancora di più (il 59%) sono coloro che hanno subito discriminazioni nelle assunzioni. La percentuale scende nella fascia di età sopra i 35 anni: con il 31% degli intervistati e delle intervistate che dichiara di aver subito discriminazioni
“La discriminazione nei colloqui di selezione - commenta Cristina Danelatos, board member di Zeta service, azienda italiana specializzata nei servizi hr e payroll - è un problema radicato e che, dal nostro punto di vista, limita il potenziale delle aziende Non si tratta “solo” di una questione etica, che pure è rilevante, ma di pratiche che impediscono, in virtù di pregiudizi sovente di natura culturale, anche l'inclusione di talenti preziosi che possono contribuire alla diversità e all'innovazione. Ogni persona reca con sé esperienze uniche e risorse preziose, che possono facilitare la crescita aziendale, favorendo la creatività, migliorando la percezione interna ed esterna dell'impresa e promuovendo una cultura d’inclusione, rispetto e opportunità per tutti e tutte”.
I numeri in arrivo da oltremanica, se accostati ad altre recenti indagini sul medesimo argomento, danno un quadro piuttosto sconfortante. Anche in tema di disabilità: un sondaggio americano pubblicato da Hrbrew.com e condotto intervistando oltre 2.000 lavoratori e lavoratrici, infatti, ha rivelato come il 25% delle persone intervistate con disabilità abbia rivelato come questa rappresenti una sfida nell’ambito dei processi di selezione. Il 37%, inoltre, ha affermato di avere difficoltà a capire dalle job description se i ruoli per i quali si candidano potranno essere adatti alla loro condizione.
Circa il 33% ha inoltre affermato di non sentirsi a proprio agio nel rivelare la propria disabilità nel processo di ricerca di un impiego. Riattraversando l’Atlantico le cose non sembrano andare molto meglio. L’Università di Cardiff, l’Università di Liverpool e la Thames Water hanno infatti condotto di recente uno studio sociologico su larga scala in 5 città britanniche, presentando domande fasulle per oltre 4.000 posti di lavoro vacanti, identificandosi una parte come aspiranti lavoratori su sedia a rotelle e una parte come candidati privi di disabilità.
Le candidature riguardavano principalmente e volutamente due categorie professionali, quella della contabilità e dell’assistenza finanziaria, che non ponevano ostacoli di natura fisica. Il risultato? E' stata riscontrata una discriminazione significativa nei confronti dei candidati disabili, con un tasso di recall inferiore del 15% rispetto ai candidati senza disabilità. La discriminazione è stata più forte per il ruolo, meno qualificato, di assistente finanziario, dove il divario era addirittura del 21%. Curiosamente, anche per i posti di lavoro da remoto non sono stati registrati divari minori, sollevando interrogativi sulla capacità dello smart working di contrastare la discriminazione nei confronti delle persone disabili.
Per evitare di incorrere in queste situazioni una soluzione può essere quella di affidarsi a partner esterni specializzati nella selezione e la ricerca delle risorse umane, che abbiano tra i propri valori chiave la creazione di un ambiente lavorativo più inclusivo e diversificato.
“Se si vuole realmente puntare alla diversità in azienda - afferma Cristina Danelatos, board member di Zeta service - occorre utilizzare canali e strumenti nuovi di ricerca, altrimenti non si otterrà un risultato diverso da quello ottenuto fino ad oggi. Professionisti e professioniste con esperienza sono in grado di affiancare la funzione hr nella ricerca ed identificazione dei talenti, utilizzando canali ed approcci specifici. Per esempio un elemento critico di successo è la capacità di far sentire le persone valorizzate a prescindere da fattori che nulla hanno a che vedere con il loro talento e che in alcun modo potrebbero inficiarlo. L’esperienza con la nostra area specializzata in talent acquisition, per esempio, è quella di un metodo che mira a generare l’intreccio perfetto tra quelli che sono le competenze ed i desideri della persona e quelli dell’azienda. Ogni ricerca di nuove persone presuppone la volontà di crescere e migliorare, in ogni ambito. Questo vale sia per le persone che si candidano a un ruolo sia per le realtà aziendali che le ricercano".
Economia & Lobby
Balneari, la Commissione Ue invita il governo ad agire il prima possibile per ridefinire le concessioni sulle spiagge
Il sistema italiano delle concessioni balneari è sotto accusa dal 2009: nel 2016 l’Italia è stata condannata per il mancato rispetto delle norme Ue e due anni dopo il governo Conte 1 ha ulteriormente prorogato le autorizzazioni vigenti fino al 2033
L’Unione europea “sollecita le autorità italiana ad attuare il più presto possibile ” la decisione del Consiglio di Stato sulle concessioni ai balneari e “rimarca l’urgenza dell’intervento per una crescita e uno sviluppo sostenibile dell’intero settore turistico, in linea con la lettera di richiamo formale del dicembre 2020”. E’ quanto sottolinea all’agenzia Ansa un portavoce della commissione Ue in merito alla sentenza sulla durata della proroga delle concessioni che non potrà andare oltre il 2023. “L’ Ue accoglie la decisione, che conferma come l’estensione delle concessioni ai balneari al 2033 violerebbe il diritto europeo”, spiega il portavoce.
“Questa violazione crea incertezza legale per i servizi turistici balneari, scoraggia investimenti in un settore chiave per l’economia italiana e che è stato già duramente colpiti dalla crisi pandemica e crea potenziali perdite nelle entrate statali dell’Italia“, spiega la portavoce europea rimarcando la necessità “di una riforma basata sui principi della trasparenza e della non discriminazione”.
“E’ fin troppo chiaro e lampante che dietro c’è un disegno diretto da un abile regista per toglierci le concessioni balneari. Con tutti i drammi che ci sono in questo momento in Italia e in Europa, tra Covid e il resto, sembra che il problema principale siano i balneari… E’ evidente che qualcuno, con un potere economico non indifferente, si vuole impossessare di un bene strategico come le nostre coste italiane”, ha detto Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria.
Il governo ha spiegato di non aver inserito la questione delle spiagge nel Dl concorrenza proprio per attendere la decisione del Consiglio di Stato. Il sistema italiano delle concessioni balneari è sotto accusa dal 2009: nel 2016 l’Italia è stata condannata per il mancato rispetto delle norme Ue e due anni dopo il governo Conte 1 ha ulteriormente prorogato le autorizzazioni vigenti fino al 2033. La questione ha creato anche alcuni problemi nella presentazione del Recovery plan: le spiagge non sono mai nominate ed è dovuto intervenire Mario Draghi che ha garantito personalmente con la commissaria Ursula von der Leyern ci sarà un intervento del governo.
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Roma, 27 feb. (Adnkronos/Labitalia) - Non tutti i colloqui sono uguali: una persona su 2 dichiara di aver subito discriminazione sul posto di lavoro o durante la selezione. E' quanto emerge da un sondaggio recentemente pubblicato dal magazine britannico People management e condotto su 4.000 adulti, che ha inoltre rilevato come le donne abbiano quasi il doppio delle probabilità di denunciare discriminazioni rispetto agli uomini: una intervistata su 10 ritiene infatti di aver perso un ruolo a causa del proprio genere, rispetto al 5,2% dei colleghi.
Tra le varie forme di discriminazione individuate dal sondaggio la più comune è però risultata essere l’ageismo, ossia la discriminazione di persone in base all’età: il 15% ritiene infatti che la data di nascita impedisca loro di assicurarsi un lavoro. Una su 5 (19%) ha inoltre affermato di aver dovuto affrontare l’ageismo a un certo punto della propria carriera. Rilevante anche la discriminazione nei confronti di genitori o caregiver: tra coloro che hanno figli o figlie a carico o che si prendono cura di parenti anziani o di persone disabili, quasi un terzo (30%) ritiene di aver subito discriminazioni.
Scendendo maggiormente nel dettaglio, il sondaggio ha rilevato che quasi tre persone intervistate su 5 (il 57%) di età compresa tra 18 e 34 anni hanno dichiarato di aver subito discriminazioni sul lavoro, mentre ancora di più (il 59%) sono coloro che hanno subito discriminazioni nelle assunzioni. La percentuale scende nella fascia di età sopra i 35 anni: con il 31% degli intervistati e delle intervistate che dichiara di aver subito discriminazioni
“La discriminazione nei colloqui di selezione - commenta Cristina Danelatos, board member di Zeta service, azienda italiana specializzata nei servizi hr e payroll - è un problema radicato e che, dal nostro punto di vista, limita il potenziale delle aziende Non si tratta “solo” di una questione etica, che pure è rilevante, ma di pratiche che impediscono, in virtù di pregiudizi sovente di natura culturale, anche l'inclusione di talenti preziosi che possono contribuire alla diversità e all'innovazione. Ogni persona reca con sé esperienze uniche e risorse preziose, che possono facilitare la crescita aziendale, favorendo la creatività, migliorando la percezione interna ed esterna dell'impresa e promuovendo una cultura d’inclusione, rispetto e opportunità per tutti e tutte”.
I numeri in arrivo da oltremanica, se accostati ad altre recenti indagini sul medesimo argomento, danno un quadro piuttosto sconfortante. Anche in tema di disabilità: un sondaggio americano pubblicato da Hrbrew.com e condotto intervistando oltre 2.000 lavoratori e lavoratrici, infatti, ha rivelato come il 25% delle persone intervistate con disabilità abbia rivelato come questa rappresenti una sfida nell’ambito dei processi di selezione. Il 37%, inoltre, ha affermato di avere difficoltà a capire dalle job description se i ruoli per i quali si candidano potranno essere adatti alla loro condizione.
Circa il 33% ha inoltre affermato di non sentirsi a proprio agio nel rivelare la propria disabilità nel processo di ricerca di un impiego. Riattraversando l’Atlantico le cose non sembrano andare molto meglio. L’Università di Cardiff, l’Università di Liverpool e la Thames Water hanno infatti condotto di recente uno studio sociologico su larga scala in 5 città britanniche, presentando domande fasulle per oltre 4.000 posti di lavoro vacanti, identificandosi una parte come aspiranti lavoratori su sedia a rotelle e una parte come candidati privi di disabilità.
Le candidature riguardavano principalmente e volutamente due categorie professionali, quella della contabilità e dell’assistenza finanziaria, che non ponevano ostacoli di natura fisica. Il risultato? E' stata riscontrata una discriminazione significativa nei confronti dei candidati disabili, con un tasso di recall inferiore del 15% rispetto ai candidati senza disabilità. La discriminazione è stata più forte per il ruolo, meno qualificato, di assistente finanziario, dove il divario era addirittura del 21%. Curiosamente, anche per i posti di lavoro da remoto non sono stati registrati divari minori, sollevando interrogativi sulla capacità dello smart working di contrastare la discriminazione nei confronti delle persone disabili.
Per evitare di incorrere in queste situazioni una soluzione può essere quella di affidarsi a partner esterni specializzati nella selezione e la ricerca delle risorse umane, che abbiano tra i propri valori chiave la creazione di un ambiente lavorativo più inclusivo e diversificato.
“Se si vuole realmente puntare alla diversità in azienda - afferma Cristina Danelatos, board member di Zeta service - occorre utilizzare canali e strumenti nuovi di ricerca, altrimenti non si otterrà un risultato diverso da quello ottenuto fino ad oggi. Professionisti e professioniste con esperienza sono in grado di affiancare la funzione hr nella ricerca ed identificazione dei talenti, utilizzando canali ed approcci specifici. Per esempio un elemento critico di successo è la capacità di far sentire le persone valorizzate a prescindere da fattori che nulla hanno a che vedere con il loro talento e che in alcun modo potrebbero inficiarlo. L’esperienza con la nostra area specializzata in talent acquisition, per esempio, è quella di un metodo che mira a generare l’intreccio perfetto tra quelli che sono le competenze ed i desideri della persona e quelli dell’azienda. Ogni ricerca di nuove persone presuppone la volontà di crescere e migliorare, in ogni ambito. Questo vale sia per le persone che si candidano a un ruolo sia per le realtà aziendali che le ricercano".
Milano, 27 feb. (Adnkronos) - "La sottoposizione dei magistrati alla politica è la cosa peggiore, il pericolo è questo". Lo sostiene l'ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, tra i presenti all'assemblea - in corso al Palazzo di Giustizia di Milano - nel giorno dello sciopero dei magistrati contro la riforma costituzionale. "Si vuole passare a un pm svincolato dalla cultura giurisdizionale, un pm che diventa l'avvocato dell'accusa in un processo in cui l'importante è vincere, mentre la funzione del pm è quella della ricerca della verità" conclude.
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Trump dice, metto dazi al 25%. L''Italia deve stare con Europa e l'Europa deve rimenare. Ma ci vuole l'Europa, non sovranisti da quattro soldi e provinciali alle vongole". Lo ha detto Matteo Renzi a L'aria che tira, su La7.
Parigi, 27 feb. (Adnkronos/Afp) - L'Unione Europea "farebbe lo stesso" se gli Stati Uniti mettessero dazi del 25 percento, come annunciato dal presidente Donald Trump. Lo ha dichiarato il ministro delle Finanze francese Eric Lombard. "È chiaro che se gli americani aumenteranno i dazi, come annunciato dal presidente Trump, l'Ue farà lo stesso", ha affermato Lombard a margine della riunione dei ministri delle finanze del G20 a Città del Capo. "Anche se non è nell'interesse generale, anche noi dobbiamo proteggere i nostri interessi e quelli dei paesi dell'Unione", ha aggiunto.
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Oggi vediamo che Giorgia Meloni non tocca palla, gli interlocutori americani sono Merz, Macron e Starmer. Giorgia Meloni si sta rivelando una influencer abbastanza inconsistente e lo dico con dispiacere". Lo ha detto Matteo Renzi a L'aria che tira, su La7.
Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) - "Anche quest'anno siamo felici e onorati di aver partecipato alla campagna che Uniamo ha svolto in questo periodo, in termini di eventi, di momenti di incontro ben organizzati e ben ideati. Sono passati più di vent'anni e Uniamo ha fatto un egregio lavoro per sensibilizzare sempre di più non solo gli addetti ai lavori, ovviamente, ma l'intera società sui temi delle malattie rare. Ecco, le malattie rare hanno ancora tanti ambiti aperti, la diagnosi, che dovrebbe essere quanto più precoce possibile, la disponibilità dei trattamenti e, ovviamente, la ricerca. Chiesi sta portando avanti diversi progetti in termini di ricerca, sia a livello nazionale, con studi clinici locali, che a livello globale, per cercare di portare terapie o anche solo sviluppi di terapie che possono essere fondamentali per i pazienti, per migliorare e facilitare la vita delle persone con malattie rare e dei loro familiari/caregiver". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Enrico Piccinini, responsabile europeo delle Malattie rare Chiesi Global Rare Diseases, in occasione del convegno finale, oggi a Roma, della campagna #UNIAMOleforze promossa per la Giornata mondiale delle malattie rare che si celebra domani, 28 febbraio.
Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) - "Non finirò mai di ringraziare la Federazione Uniamo per tutto ciò che fa, perché chi soffre di una malattia rara, oltre allo sconforto, vive anche un senso di impotenza e di solitudine legato proprio alla condizione di rarità della malattia. L'impegno delle istituzioni è fondamentale, io ci tengo sempre a ricordare un aspetto, sottolineato recentemente anche dal presidente Mattarella, ovvero che 'bisogna arrivare a un'equità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale', quindi bisogna lavorare e combattere gli squilibri territoriali". Così all'Adnkronos Salute il presidente della Commissione Affari sociali e Salute della Camera, Ugo Cappellacci (Fi), in occasione del convegno finale, oggi a Roma, della campagna #UNIAMOleforze promossa per la Giornata mondiale delle malattie tare che si celebra domani, 28 febbraio.
"Su questo tema - sottolinea - c'è anche il grande lavoro del ministero della Salute e del sottosegretario Marcello Gemmato, che con grande impegno ha approvato e rifinanziato il nuovo Piano nazionale delle malattie rare che non veniva aggiornato dal 2016, strumento essenziale per garantire un'assistenza più equa ed efficace a chi ne è affetto. E' fondamentale proseguire su questa strada" e intervenire "con misure concrete, come l'abolizione dei prontuari terapeutici regionali che troppo spesso allungano i tempi di accesso ai trattamenti, e il potenziamento della disponibilità dei farmaci. Altrimenti, pazienti e caregiver continueranno a essere costretti al cosiddetto 'turismo sanitario', un altro male che dobbiamo eradicare", conclude Cappellacci.