Dovrà iniziare da capo e ricevere una valutazione di impatto ambientale (Via) il procedimento amministrativo per l’autorizzazione all’ampliamento della fabbrica di bombe Rwm di Domusnovas, in Sardegna: uno stabilimento da cui negli anni scorsi sono usciti migliaia di ordigni destinati ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, utilizzate anche nel conflitto in Yemen. La decisione arriva dal Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso di Italia Nostra, Usb Sardegna e associazioni dei consumatori. I giudici hanno annullato l’autorizzazione concessa del comune di Iglesias a realizzare due nuovi reparti produttivi e la delibera con cui la giunta regionale sarda sceglieva di non assoggettare a Via il progetto. In particolare, il Consiglio di Stato ritiene la valutazione ambientale necessaria in quanto “le conclusioni cui è pervenuto il Ctu (consulente tecnico, ndr), nominato in primo grado non consentono di escludere in maniera inequivocabile che lo stabilimento Rwm, anche solo avuto riguardo ai processi produttivi oggetto del presente contenzioso, costituisca un impianto chimico integrato per la produzione di esplosivi“, classificazione che di per sé rende obbligatoria la Via. Le toghe amministrative, inoltre, bacchettano la Regione “che, ai fini dell’istruttoria relativa all’autorizzazione del campo prove 140, non ha considerato che esso sarà funzionalmente connesso ai reparti nei quali ha luogo la produzione degli esplosivi”. “La connessione funzionale tra il campo prove e la realizzazione dei nuovi reparti R200 e R2010 comporta – sostiene il Consiglio di Stato – la necessità di includere anche tale intervento nel progetto di ampliamento da sottoporre a Via obbligatoria”.

“Un grande risultato“, commentano le associazioni ricorrenti. “Una vera delusione“, invece, per Fabio Sgarzi, amministratore delegato di Rwm Italia, controllata dalla tedesca Rheinmetall. “In meno di due anni – lamenta – Rwm ha completato una grande opera e ammodernato uno stabilimento riconosciuto strategico per il Paese, sulla base di autorizzazioni rilasciate per assenso di oltre 15 amministrazioni, riconosciute legittime dal Tar. E alla fine, il Consiglio di Stato sorprendentemente azzera ogni cosa, liquidando la questione in maniera superficiale. Di fronte all’ipotetico dubbio se la Rwm Italia sia o non sia un impianto chimico integrato da assoggettare a Via, anziché risolverlo con l’ausilio di una nuova perizia tecnica, se ne sono lavati le mani come Ponzio Pilato, rimandando il tutto alle amministrazioni della Sardegna, che già si erano pronunciate, imponendo un procedimento di valutazione di impatto ambientale. Una maniera discutibile di procedere”. I lavori per i due nuovi reparti, spiega la nota diffusa dell’azienda, “sono comunque già terminati e gli impianti sono pronti a entrare in funzione. Il campo prove R140, invece, è già in funzione dal marzo scorso. Non ci sono dubbi che difenderemo i nostri investimenti con tutti i mezzi di cui disponiamo”.

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