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Flavio Briatore mostra dei tartufi giganti ma i tartufai di Alba ‘non la prendono bene’: ecco perché

di Gianpiero Pisanello

L’Associazione Nazionale Tartufi Italiani ha presentato un esposto contro Flavio Briatore. Il motivo? Il tartufo, naturalmente. Riccardo Germani, presidente dell’Associazione, chiede un intervento del Nucleo Antisofisticazione e Sanità dei Carabinieri. Ma cosa è accaduto? Tutto ha avuto inizio con un video pubblicato dall’ex team manager della Formula 1 su Youtube.

“Quest’anno in Italia non si trovano, noi li troviamo. Sono tartufi d’Alba, certificati”, afferma mentre si trova in un ristorante monegasco. Ora, secondo l’Associazione Tartufi Italiani, le parole di Briatore possono configurare il reato contemplato all’articolo 517 del Codice Penale, ossia la vendita di prodotti industriali con segni mendaci. La questione è semplice: quelli del video sono “i tartufi effettivamente non solo provenienti da Alba, ma anche cavati da tartufai delle Langhe e Monferrato”, come afferma lo stesso Briatore? I tartufi con queste caratteristiche, fa sapere il presidente Germani, sono molto rari proprio a causa della siccità. Oltre all’esposto, l’associazione chiede anche al Ministero delle Politiche Agricole anche che venga rivista la legge del 1985 che regola la ricerca del tartufo, liberalizzando, e di “emanare una nota urgente per tutta la filiera e le autorità di controllo per l distinzione tra il tartufo italiano e quello importato”. Infatti, continua il presidente Germani “dietro la rete di filiera del tartufo e dei commercianti ci sono importanti aziende di commercializzazione, di trasformazione e vendita di tartufi provenienti dall’estero e venduti o trasformati come italiani”.

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