Dallo scontro allo stadio alla pace a “Le Iene”. Si chiude in diretta tv, un po’ alla tarallucci e vino, lo scontro tra Ghali e Matteo Salvini. Domenica 7 novembre i due tifosi rossoneri erano presenti in tribuna allo stadio San Siro per seguire il derby Milan-Inter. Al gol di Tomori (in realtà si è trattato di un autogol di De Vrij) il cantante si era rivolto verso il leader della Lega invendo parole incomprensibili, un filmato che in poche ore è apparso su diverse testate nazionali.
Secondo Dagospia il rapper avrebbe detto al politico che non era il caso di esultare perché aveva segnato una persona di colore, quelle che lui lascerebbe morire in mare. “Io non conoscevo il signor Ghali. Sarò vecchio ma preferisco De André, De Gregori, Battisti, fatto sta che ieri ero in un momento di tranquillità con mio figlio allo stadio e sono stato assalito da questo Ghali che quando il Milan ha segnato mi ha urlato assassino, fascista”, aveva commentato Salvini mentre Ghali aveva scelto la strada del silenzio.
Nella puntata di questa sera de “Le Iene“ sarà mostrata la pace a distanza, favorita dall’inviato Stefano Corti che ha chiesto ad entrambi di firmare una maglietta della nazionale tunisina e al politico di indossarla come gesto distensivo. “Chiunque con un minimo di cervello, al posto mio, trovandosi davanti a un personaggio del genere, l’avrebbe fatto. Stavo esultando anche io, poi mi sono girato e quando l’ho visto mi sono riapparse in mente tante immagini e mi è sembrata una grandissima presa per il c**o. Quello che gli ho detto lui lo sa benissimo, le persone che mi erano di fianco hanno sentito, però di fronte a un personaggio del genere non sono riuscito a starmene zitto, anche se non era il contesto giusto. Dopo aver vissuto certe cose sulla propria pelle, avendo perso delle persone che conosco, nel mare, è una questione molto delicata che non va trattata come la fa lui, in un questo modo veramente disumano. Ti ripeto, è stata una cosa impulsiva e basta”, ha spiegato Ghali ai microfoni di Italia 1.
Poco dopo però il cantante ha accettato di firmare una maglietta della Tunisia da portare a Salvini per spingerlo a ragionare sul concetto venuto fuori dalla discussione: “La mia firma basta e avanza, penso sia un messaggio abbastanza ok.” Così Corti ha raggiunto il leader del Carroccio: “Questo è il suo autografo? Ciumbia! Io continuo ad andare a San Siro con la maglietta del Milan, senza che Ghali si offenda”, parola di Salvini mentre indossa la t-shirt sopra la sua giacca. “Questa la do a mio figlio che ne sarà contento. È un momento così complicato per gli italiani che perder tempo a insultarsi allo stadio… Uno, basta, chiede scusa e amici come prima”. E la pace arriva in arabo: “Tamma assolh beinana, sono andato bene?”, dice Salvini insieme ad un “Peace and love!”
Lo scontro tra il rapper e il politico sovranista aveva suscitato molti dubbi: “A parte il colore della pelle, cos’ha in comune un povero cristo che affoga nel Mediterraneo con due miliardari: un calciatore e un rapper del popolo che fa la pubblicità di McDonald’s?”, si era chiesto Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: “Non sarà che, sotto sotto, i due tifosi diversi giocano nella stessa squadra?”, aveva aggiunto il giornalista. Uguali o diversi? Uno scontro opportuno o un siparietto evitabile? Quel che è certo è che la pace è scoppiata a pochi giorni di distanza e a favore di telecamera. Capitolo chiuso. Pare.