La Nazionale di Mancini si salva dopo un inizio da incubo: un colpo di testa provvidenziale di Di Lorenzo replica al gol di Widmer. Ma non riesce a chiudere il discorso qualificazione: gli azzurri dovranno vincere lunedì a Belfast e difendere pure la differenza reti contro gli elvetici, che partano da -2 e giocheranno in casa contro la Bulgaria
Una palla beffarda che si insacca all’angolino, lo stadio gelato, gli azzurri in mezzo al campo increduli e incapaci di reagire. Per mezz’ora buona, l’Italia del pallone ha vissuto un terribile dejàvu. La partita decisiva per andare ai Mondiali da giocare in casa che va come peggio non potrebbe andare. Svezia, Svizzera, non faceva neanche troppa differenza. Poi un colpo di testa provvidenziale di Di Lorenzo scaccia i fantasmi del 2018, ma non del tutto, come dimostra il rigore sbagliato da Jorginho all’ultimo minuto. L’Italia si salva contro la Svizzera, ma non riesce a batterla e a chiudere il discorso qualificazione: all’Olimpico finisce solo 1-1 e per andare in Qatar gli azzurri dovranno vincere lunedì in Irlanda del Nord e difendere pure la differenza reti contro la Svizzera, che parte da -2 e giocherà però in casa contro la Bulgaria.
Partita della vita doveva essere – perché non può essere altrimenti quando ci si gioca un Mondiale – e partita della vita è stata, soprattutto per la Svizzera. L’Olimpico gremito (al 75%) canta “i campioni dell’Europa siamo noi”, ma è meglio dimenticarselo. Quello è il passato, la squadra è praticamente la stessa eppure completamente diversa, la magia non c’è più. Anche i campioni d’Europa la qualificazione ai Mondiali se la devono sudare sul campo, specie se con qualche assenza di troppo. Ma questa proprio non può essere una scusante, perché la modesta Svizzera era decimata e ci ha fatto tremare.
Con tutti questi infortunati, le scelte di formazione erano praticamente obbligate, da una parte e dall’altra. L’unica sorpresa è tra gli ospiti, in attacco, con il giovane Okafor preferito dell’esperto Gavranovic. Praticamente la quarta punta degli elvetici, ma il curriculum non deve ingannare: l’attaccante del Salisburgo è in un gran momento di forma e si vede, per un’ora almeno farà ammattire Bonucci e Acerbi.
La pressione del match sbilanciata sulle nostre spalle, noi tutto e loro nulla da perdere, già certi del secondo posto e col pensierino di farci lo sgambetto, da sola non può bastare per spiegare la serataccia degli azzurri. Bisognerà interrogarsi anche su diversi equivoci tattici, la formazione sbagliata da Mancini e solo parzialmente rimediata dai cambi, alcuni uomini chiave irriconoscibili, su tutti Jorginho, e non solo per l’errore dal dischetto.
La Svizzera non andava sottovalutata dopo un ottimo Europeo e uno straordinario girone di qualificazione. Ma in fondo è stato sufficiente un lancio lungo dalla difesa per mandare in tilt gli azzurri e far venire a galla tutte le loro paure. Okafor scappa ad Acerbi e appoggia dietro, a rimorchio arriva una vecchia conoscenza della Serie A, Widmer, che con un gran destro all’incrocio infila Donnarumma. Dopo una manciata di minuti siamo sotto e virtualmente agli spareggi. Per poco non arriva pure il bis, con due azioni in fotocopia dello stesso Okafor. La partita era complicata prima, con questa nazionale un po’ imballata nelle gambe e la pressione sulle spalle, figuriamoci ora. La manovra lenta non riesce a trovare uno spiraglio nel muro non proprio imperforabile degli svizzeri. Mentre il centrocampo non fa filtro, la difesa arranca e gli avversari sembrano pericolosi ad ogni contropiede.
Dopo venti minuti la nazionale finalmente reagisce ma quando alla prima azione buona Emerson sfonda a sinistra ma Barella, tutto solo nell’area piccola, spara a colpo sicuro addosso al portiere Sommer, sull’Olimpico cominciano a volare le streghe. Le scaccia un colpo di testa di Di Lorenzo, bravissimo a inserirsi su un calcio di punizione battuto in modo astuto da Insigne: sono tutti in fuorigioco tranne lui che arriva da dietro, il portiere sbaglia l’uscita, il Var convalida.
Il fischio dell’arbitro per la fine del primo tempo è anche un sospiro di sollievo. Ma non ci si può rilassare. La ripresa non è diversa, l’Italia continua a soffrire contro un avversario che corre il doppio, e soprattutto sembra avere le idee molto più chiare su cosa fare in campo. Belotti (inguardabile) e Locatelli lasciano il posto a Berardi e Tonali e finalmente la situazione migliora: l’impatto dei due subentrati è evidente e anche gli svizzeri hanno speso tanto e iniziano a calare alla distanza.
L’Italia in fondo ha rischiato solo una volta, all’inizio, su un braccio attaccato al corpo (ma neanche troppo) di Bonucci e chiude in crescendo, con un tiro deviato da Insigne e le serpentine di Berardi. Al 90’ arriva anche l’occasione per staccare il biglietto per il Qatar: il Var assegna un rigore per un fallo su Berardi, il migliore degli azzurri. Come all’andata e come nella finale di Wembley, l’infallibile Jorginho fallisce sul più bello. E onestamente la Svizzera non l’avrebbe nemmeno meritato: anzi, in pieno recupero su uno svarione di Donnarumma per poco non arriva addirittura la beffa che poteva costarci un mondiale.
L’incubo è passato ma la notte non è ancora finita: lunedì sera questa nazionale così affaticata dovrà vincere a Belfast contro l’Irlanda del Nord e tenere anche un orecchio alla radiolina, per mettersi al riparo da una possibile goleada della Svizzera contro la Bulgaria. Lo sparecchio degli spareggi mondiali continua ad aleggiare sulla nazionale.