Il gol è bello, una mezza rovesciata al volo che piega le mani al portiere. Ma arriva tra i fischi e sarà anche l’ultimo in nazionale. E il gol di per sé sarebbe un elemento già sufficiente a raccontare Ruggiero Rizzitelli, ma lo sono di più le parole del dopo partita, ancora una volta. Già, perché la partita è Italia-Norvegia del 13 novembre del 1991, 30 anni fa: partita inutile, l’Italia sa già di non potersi qualificare a Euro ’92 per non essere riuscita a battere l’Urss nella gara precedente. A Mosca era finita 0 a 0, con un palo pieno centrato proprio da Ruggiero Rizzitelli sul finire della gara: “Se quel palo sarebbe entrato in gol” dirà dopo l’attaccante, suscitando l’ilarità di pochi per la verità, coi molti più concentrati sull’inevitabile esonero di Azeglio Vicini da commissario tecnico. Le dichiarazioni di Rizzitelli saranno ancora una volta degne di nota però nella gara successiva, quella di Genova con la Norvegia appunto, dopo aver pareggiato il gol di “Mini” Jacobsen: “Il gol, lo dedico a Vicini, lo hanno già dimenticato”, dirà. Dichiarazioni belle, onorevoli. Forse non il massimo alla prima del nuovo allenatore Arrigo Sacchi però. Ma Rizzitelli è questo: uno vero, ruspante, che a star zitto e buono, in campo come fuori, proprio non ci riesce. Nato a Margherita di Savoia, in Puglia, viene notato dagli osservatori del Cesena e portato in Romagna, 14enne. Qui diventa “Rez”, coccolato da tutti, e le coccole fruttano bene: esordisce tra i professionisti in B a 17 anni, comincia a giocare e segnare contribuendo alla promozione in A del 1987, e in massima serie sboccia, segnando 6 gol nella bella squadra di Bigon, guadagnando la nazionale e l’Europeo, pur avendo solo 21 anni.
Attaccante atipico Rizzitelli, per quell’epoca: non è un’ala, ma corre come fosse tarantolato, non è un centravanti classico, perché filiforme e non troppo alto, ma segna e salta in testa a stopper di 1 e 90. Ovviamente per un ragazzo di 21anni, indubbiamente forte e nel giro della nazionale Cesena a quel punto inizia ad andar stretta: piace al Napoli, ma soprattutto alla Roma. E Rizzitelli è un cuore romanista, prima tifoso, come più volte ha detto e poi calciatore. Non basta neppure l’azione di disturbo della Juve (che per modi e tempi provoca anche un’indagine della Figc): Rizzitelli vuole la Roma, e il presidente Viola vuole Rizzitelli, tanto da mettere sul piatto 9 miliardi di lire tra soldi e i cartellini di Sergio Domini e del “Condor” Agostini. Tanto. Qui finisce “Rez” e inizia la storia di “Rizzi Rizzi Gol”, soprannome cui contribuisce il comico Stefano Masciarelli, che inventando nella trasmissione “Avanzi” il personaggio di Leonardo Pazzarella, giornalista sportivo innamorato del calciatore, lancia un tormentone. Rizzi gol a Roma diventa un idolo dei tifosi per come interpreta le gare: ruolo e posizione non sono mai un problema, e giocherebbe pure in porta per i giallorossi.
La prima stagione non va granché, ma poi a suon di gol e di grandi prestazioni diventa uno dei protagonisti: la semifinale col Brondby del ’91, dove apre le danze in una partita più difficile del previsto, la finale persa contro l’Inter, la vittoria della Coppa Italia lo fanno entrare nel cuore della tifoseria. Fino al 1994, quando iniziano i contrasti con Carletto Mazzone che lo spingono a cercar fortuna altrove: va al Torino, dove fa ben 19 gol nella sua miglior stagione in Italia, protagonista nei derby, vinti dai granata sulla Juve sia all’andata che al ritorno con le sue doppiette. Nella stagione successiva il Toro ha tante difficoltà e retrocede: Rizzi, che ama la sfide, decide di seguire il Trap al Bayern, diventando il primo italiano a giocare nel campionato tedesco. E a segnare, ovviamente: coi bavaresi vince una Bundesliga, una Coppa di Germania e una Coppa di Lega. Per poi tornare a Piacenza e poi chiudere la carriera a Cesena, in C nel 2001, con 14 presenze e 6 gol. Dopo quel gol alla Norvegia la maglia della nazionale non la mise più: convocato solo per un’amichevole con la Germania, senza giocare. “E se quel palo sarebbe entrato in gol”? L’Italia avrebbe giocato un Europeo in più, ma “Rizzi” sarebbe stato “Rizzi” lo stesso!