“Credi che Dio ti abbia dato il dono della pittura perché tu viva in miseria?”, gli chiede un prete, al quale Vincent van Gogh risponde: “Non l’ho mai vista in questo modo: forse Dio mi fa dipingere per quelli che nasceranno”.

Nel dialogo in Sulla soglia dell’eternità, il film del 2018 di Julian Schnabal che racconta gli ultimi e tormentati anni del pittore olandese, c’è la migliore delle sintesi possibili sul suo destino. Malato e povero, incompreso fino al punto che gli abitanti di Arles, in Provenza, dove era andato a vivere, tentano di scacciarlo. Senza riuscirci, è vero, ma logorandolo, facendo crescere in lui il senso di frustrazione e il disagio mentale che lo porteranno alla morte.

“Ad Arles mi sento un estraneo, trovo tutto piccolo e povero, il posto e le persone”, confida all’amico Schuffenecker.

A distanza di oltre un secolo, Van Gogh, ormai tra gli artisti più conosciuti e ammirati in tutto il mondo, si riscatta, anche con Arles, dove nelle prime settimane del giugno 1888 ha dipinto l’acquerello Meules de blé, il coloratissimo disegno che raffigura covoni di grano, appena battuto all’asta di Christie’s a New York per la cifra strabiliante di 35.855.000 dollari, cioè 31.340.000 euro. Nuovo record mondiale per un’opera su carta dell’artista olandese.

Dopo 123 anni van Gogh si prende la sua rivincita, evidentemente postuma. Lo fa come vuole il mercato dell’arte: registrando la quotazione della sua opera, che trasmette gioia, una vitalità sorprendente. Paradossalmente, persino serenità, tra l’azzurro del cielo e l’oro del grano.

L’acquerello, offerto con una stima di partenza di 20 milioni di dollari, era uno dei top lot del catalogo The Cox Collection: The Story of Impressionism, che ha portato sul mercato una delle più grandi collezioni americane di arte impressionista e post-impressionista. Meules de blé era nella collezione privata del collezionista e filantropo statunitense Edwin L. Cox dal 1979. E’ tornato in pubblico dopo 116 anni: l’ultima volta era stato mostrato nella storica retrospettiva di Van Gogh del 1905 allo Stedelijk Museum di Amsterdam.

Christie’s ha ricostruito la storia di quest’opera, ma ha anche facilitato un accordo tra gli eredi di Cox e l’erede di Max Meirowsky, nonché gli eredi di Alexandrine de Rothschild, che ne furono i primi proprietari.

L’acquirente, presente nella sala del Rockefeller Center, ha richiesto di restare anonimo, ovviamente, probabilmente consapevole che ogni opera d’arte andrebbe contemplata, senza esibirla, osservata con meraviglia, ma facendo attenzione a non trasformarla in un feticcio.

“Appartiene alla stirpe dei pionieri di idee che nella routine del quotidiano si smarriscono e perdono la loro brillantezza. E poi ha un buon cuore e cerca costantemente di fare qualcosa per gli altri. Tanto peggio per tutti coloro che non vogliono conoscerlo o capirlo”. Così ha scritto il fratello Theo alla sorella, una volta che Vincent van Gogh si trasferisce da Parigi ad Arles.

Ora, “il pioniere di idee” si è preso davvero la sua rivincita.

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