È sempre un’arma a doppio taglio quella della comparazione del Dna: se la prova scientifica dà conferma è un successo enorme, altrimenti ha il peso di una sentenza definitiva, come se le ricerche finissero lì. Ma di certo non si spaventano i familiari di Mauro De Mauro, il giornalista scomparso nel nulla il 16 settembre 1970 a Palermo: sua figlia – onore alla sua tenacia – ha sollecitato alla Procura etnea l’esame del Dna per sciogliere i dubbi sui resti di un corpo ritrovato nel settembre scorso in una grotta alle pendici dell’Etna.
Non è una storia del commissario Montalbano ma realtà. Franca De Mauro è stata incuriosita dal periodo della scomparsa dell’uomo, coincidente con quello della scomparsa del padre, e da segni di frattura sul naso e malformazioni alla bocca simili a quelli che De Mauro portava sul viso.
Un’incredibile vicenda umana – per la sua fine – e politica – per le sue implicazioni – di menzogne e crudeltà quella di De Mauro, sulla cui scomparsa già una volta si tentò la strada della perizia del Dna: il 23 settembre 2007 viene riesumato in provincia di Catanzaro un cadavere che gli inquirenti allora pensarono potesse essere di Mauro De Mauro perché Arcangelo Badolati, un bravo cronista della Gazzetta del Sud, aveva appena rivelato che Salvatore Belvedere, rinomato ‘ndranghetista, evaso nel ‘70 dal carcere di Lamezia Terme, non fosse affatto seppellito nel cimitero di Conflenti, come era noto, ma che il boss avesse preso il largo per la Corsica, ipotizzando che lì, sottoterra, ci fosse proprio il corpo di De Mauro.
Appena è stata resa nota la notizia della nuova perizia, qualche giorno fa, la prima idea è stata quella più promettente: qualcuno starà finalmente parlando? In realtà no, tutto nasce, appunto, da quella silenziosa e potente rabbia che si annida nelle persone che vedono svanire nel nulla una persona amata: vediamo cosa accadrà ma già alcuni elementi non fanno ben sperare. Accanto al corpo nella grotta è stata infatti trovata una pagina del quotidiano La Sicilia del 1978: otto anni dopo la scomparsa di De Mauro. Ma ciò non chiude nulla. Mentre risalirebbero al 1977 le monete trovate accanto ai resti: oggetti vari – brandelli di vestiti, un pettine nelle tasche dei pantaloni, De Mauro non era solito portare pettini – che comunque Franca De Mauro, almeno al momento, non ha riconosciuto come appartenenti al papà.
Resta l’attesa, dunque, e l’amaro vuoto di conoscenza attorno a quella scomparsa eccellente: aveva toccato vicende pubbliche delicate, addirittura snodi della storia italiana, dall’assassinio del presidente dell’Eni Enrico Mattei al golpe Borghese. Si tentò di recente di portare alla sbarra Totò Riina con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere: debacle totale dell’accusa, scagionato il capo dei capi di Cosa nostra. Il cronista, che lavorava al celebre film di Franco Rosi Il caso Mattei, certamente vide da vicino più di ogni altro qualcosa di importantissimo che legava poteri occulti ai quelli pubblici: quel solito crocevia dei misteri italiani. Chi tocca muore.
Buona fortuna a Franca De Mauro e a tutti noi.