La vittima, un 45enne indagato nel 2019 per camorra, era stata raggiunta da una banda punitiva nella stanza dell'hotel dove alloggiava e lì picchiata selvaggiamente: fatali si sono rivelati i colpi subiti alla testa e al torace. In manette due italiani di 52 e 44 anni e un croato di 42. Un quarto aggressore è in fuga. Per chi indaga, il movente è un debito non pagato
Antonino Di Dato, il 45enne napoletano rimasto vittima di un brutale pestaggio lo scorso 3 novembre in un albergo di Marina Centro a Rimini, è morto dopo nove giorni di coma. Dopo aver trascorso nove giorni in coma a Policlinico Bufalini di Cesena, l’uomo è morto la sera del 12 novembre: fatali i ripetuti colpi subiti alla testa e al torace. Contro di lui era stato organizzato un vero e proprio raid punitivo da una banda formata da quattro persone, di cui tre sono state arrestate proprio in concomitanza con il suo decesso: si tratta di due italiani di 53 e 35 anni e di un cittadino croato di 42. Resta invece tuttora ricercato all’estero un bosniaco di 45 anni.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l’uomo era stato assalito dal gruppo all’interno della camera d’hotel in cui alloggiava. Pugni al torace, calci alla testa e poi anche percosse con un bastone di metallo: questo il trattamento riservatogli da due membri della banda criminale, che lo hanno malmenato per oltre 20 minuti mentre i compagni facevano da palo per evitare che qualcuno si accorgesse di quanto stava accadendo. La Squadra mobile, diretta dal vice questore aggiunto Mattia Falso, stava già svolgendo una serie di indagini avviate dopo la violenza, ma con la morte della vittima si è deciso di fermare gli indagati. I provvedimenti sono stati emessi dal procuratore aggiunto di Rimini, Paolo Gengarelli, per evitare il rischio di fuga dei presunti assassini. A inchiodarli i racconti di alcuni testimoni e i filmati acquisiti dalle telecamere presenti in albergo oltre che nelle strade adiacenti. Resta ancora a piede libero, invece, il quarto indagato, un bosniaco di 46 anni che si è rifugiato all’estero immediatamente dopo il pestaggio.
Di Dato era considerato un personaggio di rilievo nel panorama criminale romagnolo ed era finito al centro di un’inchiesta in quanto componente del clan Romanelli che nel 2019 si rese protagonista di una guerra tra cellule di camorristi (l’altra era quella dei Contini) per assicurarsi diversi affari nel riminese. Al momento le ragioni alla base del blitz contro di lui sono ancora da chiarire, ma gli inquirenti sono convinti si tratti di una spedizione punitiva per un debito insoluto.