“Il Comune non paga l’assistenza alla comunicazione a mio figlio disabile e io sono costretto a pagare di tasca mia una persona che lo segue a scuola, per un servizio che dovrebbe essere un diritto”. Gianluca, di Canicattì, in provincia di Agrigento, è soltanto una voce tra le migliaia uguali che protestano dall’inizio dell’anno scolastico in Sicilia, dove i diritti dei disabili non vengono garantiti, da un lato quelli legati all’assistenza alla mobilità dall’altri quelli dell’assistenza igienico sanitaria, entrambi essenziali per le migliaia di disabili gravissimi che frequentano le scuole sull’isola. Ed è guerra pure fra i diversi enti in un rimpallo di responsabilità che aveva portato la Regione, un mese fa, a inviare gli ispettori nelle varie province, dopo aver erogato a maggio 4 milioni di euro per l’assistenza, a fronte di un servizio che è partito in ritardo, dopo due anni di silenzio in cui il servizio è stato negato.
Oggi è partito, ma con molta lentezza: la situazione degli operatori specializzati Oss e Osa che siedono a fianco ai disabili per accompagnarli nei loro movimenti, è stato risolto in alcune province ma ad Agrigento, ad esempio, questa vicenda è ancora bloccata, nonostante le sollecitazioni della Regione Siciliana, sulla quale però ricadono invece le responsabilità di questa impasse, in un pastrocchio burocratico in cui ognuno scarica la colpa agli altri, ma alla fine lasciano i disabili da tre mesi a casa, mentre chi va a scuola non riceve la giusta assistenza e torna a casa in pessime condizioni igienico-sanitarie, perché nessuno può accompagnarlo in bagno. Sono tanti i casi che si sono registrati, con mamme e padri a protestare davanti gli istituti, senza successo. I Comuni hanno l’obbligo di erogare infatti il servizio, ma molti sono senza soldi e non possono, demandando così assistenza alle città metropolitane e ai consorzi dei comuni (ex province), che a loro volta bussano alla Regione. Altri comuni invece, forti di un parere del Cga, hanno creduto possibile non erogare un servizio essenziale di assistenza igienico personale agli alunni disabili, addossando l’onere ai collaboratori scolastici. Nella totale confusione volano diffide e segnalazioni alla magistratura.
La Cgil Sicilia, ad esempio, ha diffidato il libero consorzio dei comuni di Agrigento, provincia dove i disabili sono ancora a casa: “Mentre tutte le città metropolitane e i liberi consorzi dei comuni della Sicilia, seppur con ritardo rispetto al calendario scolastico, hanno avviato il servizio di Assistenza Igienico Personale – scrive il Consorzio di Agrigento, non solo ancora non l’ha fatto, ma il dirigente generale continua a proporre figure professioni, come quella dell’infermiere, non previsti da nessuna normativa poiché non pertinenti col servizio in oggetto. Questo Consorzio si è dimostrato sordo ad ogni contributo costruttivo e professionale, atteggiamento che ha creato e crea nocumento agli studenti disabili gravissimi e alle loro famiglie. Non c’è alcuna volontà di volere risolvere una situazione di fatto disastrosa, che esclude dalle aule scolastiche molti studenti disabili gravissimi”. Nelle altre province la situazione non è migliore: “Il personale Ata non è sufficiente a garantire il servizio” protestano le scuole di Trapani, dove, dopo la ribellione di alcune mamme e di alcune associazioni durante una riunione del consiglio comunale, in cui si è discusso del tema, il sindaco ha deciso di rivolgersi alla magistratura per capire di chi sia la responsabilità, contrastando le mamme che invece addossano la colpa allo stesso Comune. Queste dicono che cento disabili sono obbligati a rimanere a casa, mentre chi va a scuola torna in pessime condizioni igieniche perché nessuno può assisterlo, ma il sindaco risponde che il fatto non corrisponde a verità. Alla magistratura si sono rivolte anche alcune mamme di Palermo, denunciando le scuole per interruzione di pubblico servizio.
“La regione Sicilia è responsabile politicamente ed amministrativamente di avere interrotto un servizio che doveva essere erogato senza interruzione di continuità, specie in una fase cosi complessa come quella attraversata dal pianeta sotto gli effetti devastanti del Covid – chiarisce Leonardo Alagna, insegnante di sostegno sociologo e direttore di Osservatorio diritti scuola, che ha seguito le audizioni delle commissioni regionali sul tema – La legge regionale 24/2016 che ha istituito le figure assistenziali a supporto degli alunni disabili è in vigore e mai nessuno l’ha abrogata. La legge da cui si fa discendere la pertinenza dell’assistenza degli alunni disabili in capo ai collaboratori scolastici non può essere messa in discussione da un parere non vincolate del Cga, maldestramente interpretato dagli uffici della Regione, e che ha generato disordine e confusione anche in seno ai singoli enti locali che dovrebbero assicurare con somme proprie comunque i servizi assistenziali per garantire il diritto allo studio ai propri alunni, indipendentemente dalle decisioni della Regione”.
Dietro la situazione attuale ci sono diversi passi fatti dalla Regione, che non hanno disciplinato il campo assistenziale: l’ente ha infatti eliminato dal 2019 una figura come quella dell’assistente igienico personale, e nel 2021 ha ammesso la sua competenza nell’erogazione di servizi assistenziali aggiuntivi, prima con una delibera di giunta senza copertura finanziaria mai entrata in vigore e poi con un articolo dell’ultima finanziaria 2021, che introduce una nuova figura assistenziale, quella del cosiddetto “Servizio integrativo aggiuntivo e migliorativo” stanziando 4 milioni di euro. “Soldi – conclude Alagna – che non saranno comunque sufficienti a garantire il servizio che era offerto dagli igienico personali. Questo è già il terzo anno che manca un servizio essenziale, garantito dalla Costituzione e che neanche vincoli di bilancio possono giustificarne la sospensione o la stessa eliminazione. Le famiglie ed i nostri alunni continuano ad attendere”.