Il 20 ottobre scorso si era rifiutato di testimoniare e ora Steve Bannon è stato incriminato da un grand jury federale per oltraggio al Congresso per la mancata risposta al mandato di comparizione e di consegna di documenti della commissione di indagine sull’attacco al Congresso del 6 gennaio. L’ex controverso stratega di Donald Trump dovrà consegnarsi alle autorità il 15 novembre e rischia, se condannato, fino a due anni di carcere e una multa da 1.000 dollari. Con l’incriminazione il Dipartimento di Giustizia dovrà affrontare il difficile test di perseguire uno dei maggiori consiglieri di un ex presidente american. Anche Mark Meadows, l’ex capo dello staff della Casa Bianca, è stato chiamato a deporre dalla commissione. Meadows, tramite i suoi legali, ha fatto sapere che non intende adempiere al mandato ricevuto fino a che non sarà più chiara la definizione e l’applicazione del privilegio esecutivo che Trump e i suoi avvocati rivendicano.

“Dal primo giorno in cui ho assunto l’incarico ho promesso ai funzionari del Dipartimento di Giustizia che avremmo mostrato agli americani con le parole e con i fatti che il Dipartimento rispetta la legge, si basa sui fatti e sulle norme e punta a una giustizia uguale per tutti. Le accuse di oggi riflettono questo impegno”, ha affermato il ministro della Giustizia, Merrick Garland, criticato per la lentezza nell’agire su Bannon dopo che la Camera votando l’oltraggio al Congresso aveva rimandato il caso alle autorità federali. I due capi di accusa contro Bannon – un per mancata comparizione uno per mancata consegna di documenti – prevedono ognuno fra i 30 giorni e un anno di carcere. La strada scelta da Bannon e Meadow “non prevarrà sugli sforzi della commissione per ottenere risposte sul 6 gennaio e assicurare che una cosa del genere non si ripeta”, ha detto Liz Cheney, la repubblicana acerrima nemica di Donald Trump che siede nella commissione istituita dalla Speaker della Camera, Nancy Pelosi.

Trump segue da lontano gli sviluppi e festeggia due sue importanti vittore legali tra cui l’accoglimento da parte di un giudice di New York della mozione per archiviare l’azione legale del suo ex avvocato Michael Cohen contro la Trump Organization.

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